Turismo

Solo sugli agriturismi l’Imu peserà per quasi 2 mila euro ad azienda

La misura rischia di dare un colpo mortale al settore già alle prese con un aumento dei costi di gestione e un calo annuo delle presenze dell’8%

21 gennaio 2012 | R. T.

L’Istat ha documentato ieri lo stato di “buona salute” degli agriturismi italiani nel 2010, evidenziando l’aumento del 5 per cento tendenziale dell’ospitalità “verde”, con un numero di aziende che ha sfiorato le 20 mila unità sul territorio nazionale. Ma la situazione oggi non è più così rosea: nel corso del 2011, infatti, le difficoltà economiche delle famiglie e la necessità di risparmiare hanno ridotto spostamenti, viaggi e villeggiature. E anche gli agriturismi hanno pagato questa “crisi della vacanza”, con una flessione delle presenze superiore all’8 per cento. Nonostante i prezzi sostanzialmente fermi da oltre un anno. Ora il futuro si fa ancora più cupo: la manovra del governo, attraverso la tassazione degli edifici rurali, taglierà fino al 20 per cento il reddito degli agriturismi, con un aggravio di costi vicino ai 2 mila euro per ogni azienda. Lo afferma Turismo Verde-Cia, l’associazione agrituristica della Confederazione italiana agricoltori.

Questo vuol dire che nel corso del 2012 moltissime aziende, già oberate dai costi di gestione e costrette a fare i conti con il calo costante di pernottamenti e prenotazioni -spiega Turismo Verde- saranno costrette a chiudere i battenti, non potendo assolutamente sostenere una tassazione così elevata.

Non è possibile chiedere al settore un sacrificio del genere -continua l’associazione agrituristica della Cia-. C’è bisogno di correggere al più presto il tiro, anche se la fiducia comincia a mancare, visto che si è persa anche l’occasione del Milleproroghe. Ma gli agricoltori non possono pagare l’Imu per i terreni, poi per i fabbricati rurali e poi anche per i beni strumentali all'attività agricola. E’ una follia che va a colpire non solo “la dispensa” del Paese, ma anche tutte le attività connesse come l’agriturismo. Una tipologia di ospitalità “ecocompatibile” che ha cambiato il modo di intendere la vacanza e che, soprattutto tra i giovani, riscuote molto successo.

Va ricordato infatti, conclude Turismo Verde-Cia, che l’agriturista “tipo” ha un’età media compresa tra i 30 e i 45 anni, ama la natura e ha a cuore le tematiche ambientali e sociali, ma è anche un buongustaio sempre alla ricerca di piatti tipici locali e con una propensione forte verso il biologico. Più in generale, secondo una recente indagine della Cia, la scelta di fare le vacanze in agriturismo è dettata principalmente dal desiderio di stare a contatto con la natura (48 per cento), di riposarsi in assoluto relax e tranquillità (23 per cento), di gustare la cucina tradizionale e le specialità enogastronomiche locali (19 per cento), di avere vicino luoghi che hanno attrattive culturali o religiose (10 per cento). In più, dall’indagine viene fuori che la scelta agrituristica ha un altro dei suoi punti di forza nell’accoglienza “familiare” dell’azienda, che è preferita al rapporto impersonale tipico degli alberghi.

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