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Stop alla volatilità del prezzo dell'olio di oliva e ai blocchi commerciali

Stop alla volatilità del prezzo dell'olio di oliva e ai blocchi commerciali

Le sproporzionate fluttuazioni di prezzo dell'olio di oliva, in particolare l'extra vergine, danneggiano il mercato secondo il neo direttore del Coi, Jamie Lillo. Così come i blocchi dell'export che provoca "un certo allarme che a volte ha un impatto sproporzionato sui mercati"

15 gennaio 2024 | C. S.

L'olio d'oliva dovrebbe avere un prezzo più stabile, secondo il nuovo direttore esecutivo del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI), lo spagnolo Jaime Lillo, in un'intervista a EFE: "dovremmo aspirare ad avere un valore più stabile" dopo le "sproporzionate fluttuazioni di prezzo" a cui è stato sottoposto l'olio d'oliva, in particolare l'olio extravergine d'oliva.

Servono prezzi dell'olio di oliva stabili per far crescere i consumi

I consumi si stanno spostando dai tradizionali Paesi europei e mediterranei, come Spagna e Italia, ad altri con un grande potenziale, come Stati Uniti, Giappone, Brasile, Cina e Canada.

Secondo Jamie Lillo in altri Paesi la domanda non è diminuita di fronte all'aumento dei prezzi perché le abitudini di consumo sono diverse da quelle spagnole, dove si tratta di un prodotto di uso quotidiano che tende a essere venduto in grandi volumi e con bassi margini.

Secondo le stime del COI, la produzione mondiale di olio d'oliva raggiungerà i 2,4 milioni di tonnellate nella campagna 2023/2024, il 6,3% in meno rispetto alla stagione precedente, anche se il raccolto aumenterà leggermente nell'Unione Europea.

I ribassi alla produzione mondiale hanno fatto salire il prezzo dell'olio d'oliva a livelli record e questa situazione coincide con un momento di "massima domanda" dopo anni di consumi record e, "se non si consuma più olio d'oliva, è perché non ce n'è".

Stop ai blocchi all'export dell'olio di oliva che allarmano i mercati

Le alte potenzialità sono limitate a causa dell'incertezza sull'offerta, mentre si osservano restrizioni all'esportazione nei Paesi produttori del Mediterraneo come Marocco, Turchia e Tunisia, che stanno cercando di stabilizzare i prezzi interni.

"Al COI non ci occupiamo di questioni tariffarie, ma dal nostro punto di vista questo tipo di decisione non è affatto favorevole, in quanto provoca un certo allarme che a volte ha un impatto sproporzionato sui mercati" ha concluso Jamie Lillo.

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