Italia

Durante il Congresso Assoenologi fari puntati sulla burocrazia

Preoccupazione tra i vitivinicoltori che hanno sì esportato di più nel 2009, +6%, ma con una diminuzione del valore del 5,5%. Per tagliare i costi occorre prima di tutto guardare alle inutili scartoffie

19 giugno 2010 | Ernesto Vania

Nel 2009 l’export del vino italiano ha registrato un aumento del 6,2% in volume, pari a 1,9 milioni di tonnellate e la contrazione di valore del 5,5% è stata parzialmente corretta nei primi due mesi 2010 da una crescita del 5,8%. Gli imprenditori del settore associati a Confagricoltura sono comunque preoccupati in prospettiva, sia per le basse remunerazioni del prodotto, sia per il timore che le politiche d’offerta assumano forme sempre più onerose, tanto da dimostrarsi controproducenti sul lungo periodo. Eppure la capacità gestionale e commerciale dei nostri produttori ed un know how che si traduce in tecnologia all’avanguardia applicata ad una tradizione enologica secolare sono fuori discussione. Questa l’analisi sul settore vitivinicolo su cui si è aperto l’intervento del presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, nella giornata inaugurale del congresso di Assoenologi in corso a Merano.

Allora cosa serve al sistema vitivinicolo italiano per migliorare il suo risultato economico generale? La risposta di Vecchioni è: “Una semplificazione amministrativa, l'accesso a strumenti normativi validi, maggiore informazione e un'adeguata progettualità”.

“La normativa vigente nel settore vitivinicolo - ha sottolineato il presidente di Confagricoltura - è complessa e variegata. Assoenologi segnala che un tecnico di cantina deve, in media, dedicare il 25% del suo tempo di lavoro annuo a moduli, dichiarazioni e carte varie, tanto che il carico burocratico che grava sulle imprese vitivinicole è, a volte, tale da causare un incremento indiretto del costo di produzione a scapito della competitività. Inoltre, la molteplicità di soggetti, istituzionali e non, cui riferirsi per gli adempimenti delle formalità richieste dalla normativa, ne allunga i tempi aggiungendo difficoltà a difficoltà”.

“Una semplificazione burocratica, su cui Confagricoltura insiste con una serie di indicazioni normative contenute nel suo progetto ‘Futuro fertile’ è quindi inderogabile”, ha detto ancora Federico Vecchioni, per poi scendere nel dettaglio: “Nel caso particolare si potrebbe, innanzitutto, omologare le procedure di gestione fra le Regioni e fra i diversi enti, migliorando contestualmente anche la comunicazione fra i sistemi operativi. Un riferimento doveroso deve essere riportato per i controlli a carico dei vini a DO ed IG. Infatti la nuova Ocm vino ha imposto, dal 1° agosto 2009 un cambiamento nella gestione dei controlli delle denominazioni di origine dei vini e delle indicazioni geografiche ed in questi giorni il ministero sta discutendo con le categorie gli schemi dei decreti applicativi del DLgs n.61 riferiti tra l’altro proprio ai controlli, allo schedario e ai consorzi.

“Ritengo prioritario - ha quindi ribadito il numero Uno di Confagricoltura - rivedere il piano dei controlli ed alleggerire le incombenze a carico dei produttori, eliminando quelle non espressamente richieste dall’Ocm vino, inserendo, laddove possibile, le autocertificazioni sull’esempio di quanto si fa in Francia e riducendo i controlli ispettivi più costosi ed invasivi. Perché è questo il punto: meno burocrazia significa meno costi e maggiore efficienza dei controlli”.

“Oggi molti adempimenti sono ridondanti ed è evidente l’immediata necessità di una banca dati completa, funzionante ed aggiornata, per evitare che vengano richieste al produttore informazioni già in possesso della pubblica amministrazione. I produttori devono avere certezze sui costi e le tempistiche dei controlli. La definizione di controlli adeguati e proporzionati alla classificazione qualitativa dei vini previsti nel DLGS n.61/2010 è un passo avanti che però deve trovare applicazione concreta nei decreti attuativi. Così come è fondamentale riflettere sull’opportunità di tornare a verifiche non sistematiche anche per le Doc, soprattutto per i controlli organolettici”.

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