Italia

Agricoltura: crisi, scioperi e malavita

La situazione è oramai talmente grave che gli agricoltori si mobilitano autonomamente e vi è il rischio che possano essere manovrati, creando stati di tensione ad arte. Da Foggia a Trapani le denunce di un settore sull’orlo del baratro

19 dicembre 2009 | T N

La situazione è talmente grave che non servono a molto le cifre per testimoniarlo.

La recente denuncia della Confederazione italiana agricoltori è solo l’ultimo segnale dell’incombente pericolo: “nelle campagne italiane c’è grandissima tensione. Il malessere tra gli agricoltori cresce sempre di più. Si registrano continue manifestazioni e blocchi stradali. Ci sono rischi per lo stesso ordine pubblico.”

Potrebbe sembrare facile allarmismo, per strappare qualche titolone sui giornali, così abbiamo voluto verificare e forse la situazione è ben peggio di quanto descritto.

Da Foggia fino ad Andria si stanno moltiplicando gli episodi di protesta e disobbedienza civile, al limite del legale.
Sono gli olivicoltori a scendere in piazza, bloccando anche arterie stradali e autostradali, causando disagi, fermando la produzione olivicola per settimane.
Scioperi e manifestazioni, come ci racconta il frantoiano Vito Mercurio Ruotolo, che sono partiti fin dalla metà di ottobre con anche qualche segnale di intemperanza che fa temere il peggio. Saranno forse stati gli animi troppo accesi o l’esasperazione ma non sono mancate minacce e intimidazioni a chi non voleva aderire alla protesta.
Il sospetto che la longa mano della malavita possa guidare o manovrare la rivolta è reale e tangibile. Il settore agroalimentare non è forse un business appetibile?
Perché di tutte queste proteste nel Sud, ai mass media nazionali, è giunta solo qualche timida voce?
Certo, una parte delle responsabilità ricade anche sugli agricoltori, incapaci, spesso, di comunicare, salvo lamentarsi della mancanza di spazi su giornali e televisioni.
Non riusciamo però a fugare il dubbio che al sistema delle organizzazioni di produttori e di categoria, che stanno perdendo prestigio e influenza, si voglia sostituire un altro impero.

Proteste spontanee e comitati di agricoltori non sono nuovi al Sud, come affermato dal Presidente dell’Ordine dei Dottori agronomi e forestali di Trapani, Giuseppe Pellegrino, che, in un recente comunicato, denunciando la crisi dei prezzi agricoli, ha ricordato che gli agricoltori trapanasi stanno lottando contro contravvenzioni erogate nell’ottobre 2005 a seguito di una manifestazione non organizzata ma motivata se già nel settembre 2005 il Consiglio dei ministri ha documentato e riconosciuto lo stato di crisi dei prezzi delle uve da vino e la presenza di una cartello dei prezzi.
Che dietro a questo cartello vi possa anche essere lo zampino della malavita è, ancora una volta un sospetto, ma grave e nient’affatto nuovo.

Secondo i dati del Rapporto Zoomafia 2009, difatti, l’interesse della criminalità organizzata per l’agricoltura è in crescita e coinvolge varie tipologie di organizzazioni criminali, tra le quali la n’drangheta, cosa nostra e la camorra, e interessa vari settori e filiere.
Nelle regioni del Sud Italia si registrano furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, danneggiamento alle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, truffe nei confronti dell’Unione Europea, commercio di carne e prodotti caseari adulterati.

Un vecchio trucco: il bastone e la carota.
Si fomentano proteste e contestazioni per dar sfogo alla rabbia degli agricoltori, quasi fossero una valvola da cui scaricare le frustrazioni e le delusioni di un mondo agricolo sull’orlo del baratro, ma, al tempo stesso facendo il propri loschi affari, coperti dal clamore di qualche corteo e manifestazione.

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