Italia

Entro il 2010 etichette alimentari in italiano e dialetto

30 settembre 2009 | C. S.

“Entro il 2010 le etichette dei nostri prodotti tipici avranno la doppia dicitura: in italiano e in dialetto. Abbiamo un paniere ricchissimo di prodotti tipici e certificati, che rappresentano il lavoro delle nostre comunità locali, dei nostri comuni, delle nostre regioni. Associare ad ognuno di essi il nome locale è quindi un’occasione per rivendicare la storia che c’è dietro ad ogni prodotto tipico. Perché la vera lingua dei nostri prodotti è quella del territorio.”
Lo ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, intervistato da Klaus Davi durante il suo programma KlausCondicio, in onda su You Tube.

Oltre alle certificazioni comunitarie delle DOP e IGP, vi sono in Italia i Prodotti Agroalimentari Tradizionali, che hanno metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei in tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore a 25 anni. Il sistema dei prodotti tradizionali è regolamentato dal decreto del 18 luglio 2000. L’elenco aggiornato al 2004 dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni italiane è riportato nel decreto 22 luglio 2004 del Mipaf, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 agosto 2004.
“In Italia – ha detto il Ministro si contano 4.471 prodotti agroalimentari tradizionali. Il primato va alla Toscana, con 465 prodotti, seguita dalla mia regione, il Veneto, con 371 prodotti, dal Piemonte (366), dal Lazio (354) e dalla Campania (335). Sul fronte delle certificazioni europee, poi, l’Italia è al primo posto nell’Ue, con 117 DOP e 65 IGP. Ognuno di questi prodotti ci raccontano la storia di un territorio”.

“Lancio quindi un appello – ha detto il Ministro – a tutti i produttori, grandi e piccoli, perché inseriscano in etichetta il nome nella lingua madre accanto a quello in italiano. In questo modo i consumatori, che già conoscono la filosofia del chilometro zero e che vogliono comprare la tipicità, potranno trovare ovunque – nei supermercati, nei mercati e sulle bancarelle – un pezzo di storia del loro territorio.”



Fonte: Pirrotta et al.

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