Italia

Emergenza vino, si pensa a un Piano viticolo nazionale

E' quanto emerso da un forum della Cia a Torino. A poco meno di un mese dall’entrata in vigore della riforma Ue, è necessario definire una valida linea strategica

14 giugno 2008 | T N

Occorre definire al più presto un Piano vitivinicolo nazionale nel rispetto del ruolo, anche virtuoso, delle amministrazioni regionali per evitare penalizzazioni in termini di capacità di azione, spesa e rendicontazione, in modo da inviarlo alla Commissione Ue in tempi utili proprio per renderlo esecutivo già prima dell’inizio della prossima vendemmia. Un Piano i cui elementi strategici devono essere il frutto di un valido Patto di filiera. E’ quanto evidenziato al Forum promosso dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori oggi a Torino sul tema “Vino, tra certezze e nuove sfide”. Forum durante il quale, attraverso il contributo delle istituzioni nazionali e regionali, dei produttori e degli esperti di settore, è stato fatto il punto sull’attuale situazione a poco meno di un mese dalla parziale entrata in vigore della nuova Ocm.

Con questa iniziativa la Cia ha inteso focalizzare le novità e le contraddizioni della riforma Ue che vede nella programmazione nazionale uno strumento fondamentale per la competitività del settore. Un Piano che deve svilupparsi soprattutto attraverso un adeguato e costruttivo rapporto di filiera. Un vero Patto tra i vari soggetti in modo da valorizzare le nostre produzioni, apprezzate in tutto il modo, e tutelare i redditi dei produttori che negli ultimi tempi sono stati sempre più corrosi.

Il Piano nazionale -è stato ribadito durante il Forum di Torino- deve articolarsi attraverso precise priorità: accompagnare la transizione dal vecchio al nuovo regime attenuando gli effetti sui redditi dei produttori di uva e di vino; realizzare un maggior sviluppo ed integrazione della filiera; consolidare il livello qualitativo della produzione e migliorare la competitività del settore al fine di avvicinarsi ad un equilibrio di mercato; sostenere la vitivinicoltura in aree sensibili dal punto di vista paesaggistico e tutelare il valore e le tradizioni culturali connesse alla produzione vitivinicola.

Al momento, comunque, resta difficile capire -è stato rimarcato nel corso dei lavori dell’iniziativa della Cia- se la nuova Ocm è coerente con gli obiettivi previsti dalla Commissione Ue relativi ad un maggior livello di qualità e competitività. Per questo motivo sarà necessario sviluppare una visione strategica per l’intera filiera vitivinicola, conformando il Piano nazionale di sostegno alla struttura di produzione e mettendo in atto meccanismi per spendere le risorse per la promozione e il rafforzamento di tutti soggetti che compongano i vari passaggi dal campo alla tavola.

Una volta avviato il Piano nazionale, con tutte le implicazioni ad esso collegate, sarà opportuno -è stato sostenuto nel corso dell’iniziativa della Cia- avviare un aggiornamento della normativa sulle denominazioni di origine per far crescere l’apprezzamento dei vini italiani nel mondo, assicurandone la tracciabilità delle produzioni e la territorialità. Elementi questi che sono strategici per la fidelizzazione del cliente-consumatore.

Durante il Forum della Cia è stato evidenziato che nel 2006/2007 abbiamo esportato 18 milioni di ettolitri per un valore record di 3,4 miliardi di euro, anche se il prezzo di vendita medio risulta essere di 1,73 euro il litro, ben al di sotto dei 2,17 euro a livello mondiale.

Ma per far crescere l’apprezzamento dei nostri prodotti serve, secondo la Cia, una azione di comunicazione e di promozione al passo con i tempi. Un’azione che esalti la territorialità delle nostre produzioni, coinvolgendo gli operatori anche in termini di redistribuzione dei vantaggi conseguiti. D’altra parte, non si possono fare seri e duraturi progetti per l’export disattendendo i costi di produzione della materia prima, l’uva.

I lavori del Forum di Torino -coordinati dal presidente della Cia del Piemonte Roberto Ercole- sono stati aperti dalla relazione introduttiva (“Le proposte della Cia sull’applicazione della riforma”) di Dino Scanavino, della Direzione nazionale Cia, mentre le conclusioni sono state tenute da Enzo Pierangioli, vicepresidente nazionale della Cia.

Il programma dei lavori -ai quali ha partecipato anche Alberto Giombetti, coordinatore della Giunta nazionale Cia- si è sviluppato attraverso gli interventi di Giuseppe Bursi, responsabile vitivinicolo dell’assessorato Agricoltura Regione Sicilia, di Italo Danielli, Azienda agricola La Valletta (Alessandria), di Stefano Di Marzo, Cantina Torricino (Avellino), di Eugenio Guerrini, presidente di Aprovito, di Stefano Raimondi, responsabile linea vino e bevande Ice, di Claudio Sangiorgi, responsabile delle relazioni esterne GruppoCevico, di Nicola Maria Volonnino, amministratore delegato Cantine Faraone (Barile-Potenza), di Mino Taricco, assessore Agricoltura Regione Piemonte. Ha portato i saluti al Forum Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte.

Tutti sono convenuti sull’esigenza e sull’urgenza di un Piano nazionale per il settore al quale deve dare il suo indispensabile apporto l’intera filiera vitivinicola che, oggi, è chiamata a stringere un solido Patto per definire i contenuti di una strategia incisiva per rendere più competitivo il “sistema-vino” e per valorizzare ulteriormente e adeguatamente la qualità delle produzioni italiane.

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