Italia
Caro-petrolio, imprese agricole in crisi. E’ boom per concimi, mangimi e carburanti
27 maggio 2008 | T N
Il caro-petrolio non ha effetti devastanti solo per gli automobilisti, con gli aumenti record di diesel e benzina verde. A farne le spese sono anche le imprese agricole che, in questi ultimi mesi, fanno i conti con un aumento boom dei costi produttivi.
Solo in aprile lâincremento è stato del 9 per cento rispetto allâanalogo periodo del 2007. Hanno ormai raggiunto livelli vertiginosi i concimi, i mangimi, gli antiparassitari e i prodotti energetici. Pure per le sementi hanno toccato elevati picchi. E così ancora una volta gli allevamenti zootecnici e i cereali risultano essere i settori più colpiti. A sottolinearlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori allarmata per una crescita che rischia di ridurre ulteriormente le capacità competitive degli agricoltori italiani che corrono inoltre il pericolo di vedere di nuovo âtagliatiâ i loro redditi.
I dati di aprile scorso dimostrano chiaramente che i rincari hanno praticamente coinvolto tutti i fattori di produzione agricola. Sulla base delle ultime rilevazioni dellâIsmea, emergono -evidenzia la Cia- aumenti stellari per i concimi del 33,8 per cento, per i mangimi del 21,3 per cento, per i prodotti energetici del 6,9 per cento (più 7,1 per cento per i carburanti, più 10,2 per cento per i lubrificanti, più 4,9 per cento per lâenergia elettrica), delle sementi del 4,3 per cento, degli antiparassitari del 2,8 per cento.
Soprattutto a causa dei forti rincari dei mangimi, è la zootecnia -avverte la Cia- uno dei settori a registrare le conseguenze più negative. Per i mangimi bovini si è avuto un aumento dei costi del 17,5 cento, per quelli suini del 16,3 per cento, per quelli ovicaprini dellâ11,6 per cento, per quelli del pollame dellâ10,9 per cento e per quelli dei conigli del 13,1 per cento.
Sempre nel contesto dei mangimi, un vero e proprio record -conclude la Cia- è stato raggiunto da orzo e cruscami con un più 35,5 per cento. Consistente anche lâincremento per panelli e farine (24 per cento).
Fonte: Cia
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