Italia
L’industria alimentare italiana già bussa alla porta del nuovo governo
Sette richieste ben precise. Occorre coordinamento e regole certe. Non manca la stoccata polemica: occasione persa la delega, ormai scaduta, data al Governo per il riassetto del Codice alimentare
17 maggio 2008 | T N
Il settore agroalimentare è il secondo settore a livello nazionale dopo il metalmeccanico, con 113 miliardi di euro di fatturato (di cui 18 di export), 6.500 aziende e ben 400 mila lavoratori.
Federalimentare non ha aspettato che fosse votata la fiducia al nuovo esecutivo, definendo subito le proprie richieste e priorità .
Ecco le sette richieste al nuovo Governo formulate dal Presidente della Federazione dellâIndustria alimentare italiana Giandomenico Auricchio:
1. Le nostre imprese hanno bisogno di politiche di sviluppo ad esse specificamente riferite. Chiediamo con forza un rinnovato impegno volto a riaffermare la storica e primaria competenza del Ministero dello Sviluppo Economico non solo su temi tecnico-commerciali quali etichettatura, presentazione e pubblicità degli alimenti, nonché del Ministero degli Esteri, unitamente al Commercio Estero e lâIce, per seguire i temi della promozione dei prodotti e delle imprese sui mercati più promettenti.
2. La spinta al federalismo non deve compromettere lâesigenza di avere unâunica sicurezza alimentare ed unâunica politica alimentare e nutrizionale per tutti i cittadini, nonché una regia centrale delle attività di promozione allâestero e delle politiche comunitarie. Eâ necessario rendere espliciti i limiti entro i quali le Regioni sono chiamate a legiferare, e ricondurre alla competenza esclusiva europea e statale le materie di particolare interesse dei cittadini consumatori. Proprio in questa direzione lâIndustria alimentare tiene fede al suo destino europeo ed è contraria alle tentazioni politiche protezionistiche e localistiche che talvolta affiorano nel dibattito istituzionale o legislativo.
3. La responsabilità individuale e la libertà dâimpresa devono rimanere principi costanti dellâazione di Governo, soprattutto in un periodo in cui paure ed insicurezze spingono alcune realtà , sullâesempio nordeuropeo, a legiferare in materia di consumi, di comunicazione commerciale e di comportamenti alimentari: il nostro Paese deve mantenere alta la bandiera dellâautoregolazione e dellâantiproibizionismo che hanno nel tempo, in particolare nellâalimentare, dimostrato la loro maggiore efficacia; lâesperienza di âGuadagnare Saluteâ va pertanto proseguita e praticata con costanza, purché mantenga i suoi intenti volontari, condivisi e responsabili.
4. Prendiamo atto con rammarico che il termine della delega conferita al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di prodotti alimentari (c.d. Codice Alimentare) è inutilmente scaduto. Ciò rappresenta unâoccasione persa soprattutto per il consumatore italiano, e per la Pubblica Amministrazione, che avrebbero tratto solo benefici dallâapplicazione di una normativa semplificata, dalla riduzione degli oneri burocratici â oltre tremila norme da abrogare - e dalla razionalizzazione delle attività di vigilanza e controllo. Auspichiamo pertanto che il nuovo Governo porti a compimento le iniziative volte alla semplificazione e alla razionalizzazione normativa in materia alimentare, approvando da subito il necessario percorso di legislazione delegata.
5. Ma razionalizzare significa anche ridurre le inefficienze e ottimizzare le sinergie, agevolando e valorizzando quei soggetti pubblici già titolari di competenze sulla sicurezza alimentare, con particolare riguardo allâIstituto Superiore di Sanità per la valutazione del rischio, costituendone lâinterfaccia nazionale allâEfsa.
6. Siamo convinti che nellâeconomia della conoscenza la competitività si basi su tre grandi fattori abilitanti: il capitale umano, la ricerca e lâinnovazione. Eâ stata intrapresa negli ultimi anni una strada positiva che ha cominciato a dare i primi risultati, è necessario proseguire lungo questo percorso, ad esempio âIndustria 2015â, con politiche lungimiranti e misure concrete nellâobiettivo di ridare vitalità al Paese nel lungo termine.
7. La nostra esperienza e la nostra collaborazione con il sistema delle Fiere di Parma ci suggerisce di potenziare il coordinamento degli enti fieristici e degli enti preposti alla promozione allâestero dellâagroalimentare italiano, ed in particolare le attività dellâIce, di Buonitalia e delle Regioni, unitamente alle sedi diplomatiche e al commercio con lâestero. Buonitalia deve continuare ad accompagnare lâIce e le Regioni evitando di confluire in altri enti altrettanto efficaci ma con finalità ben diverse, soprattutto in vista dello sforzo corale per lâExpo 2015.
Fonte: Federalimentare
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