Italia

I punti critici del mercato degli oli a marchio Dop? Ci sono, ma non fanno desistere il comparto

C’è una forte aria di depressione, ma a Olio Capitale i protagonisti del settore guardano al futuro con determinazione. La buona volontà non basta, non mancano infatti le brutte sorprese

15 marzo 2008 | Maria Carla Squeo

L’appuntamento è riuscito. I quattro giorni di Olio Capitale lasciano ben sperare. A Trieste il Presidente di Fiera Trieste Spa è soddisfatto. Fulvio Bronzi infatti ammette il successo dell’iniziativa. “Mi fa piacere vedere che questa seconda edizione sia stata tutto un fiorire di sorrisi. Gli espositori, i visitatori i buyers sono soddisfatti e ci hanno già riconfermato la fiducia per il prossimo anno. Non abbiamo l’ambizione di diventare la Capitale dell’Olio, ma per quattro giorni possiamo far diventare Trieste capitale dell’olio, punto di riferimento per il mercato nazionale ed estero legato al settore”. La soddisfazione appare evidente e non era certo facile e scontata. Lo scorso anno per esempio è stato un primo passaggio difficile e faticoso, ma ora gli sforzi profusi giungono a buon fine: link esterno Il prossimo appuntamento è per marzo prossimo. Intanto, però, c’è da raccogliere il filo del discorso, di quanto si è detto e ragionato sulle tematiche di stretta attualità.
"Teatro naturale", tra l'altro, raccoglie a partire da questo numero e nei successivi le vive testimonianze di alcuni tra gli espositori presenti a Trieste, testimonianze che si possono ascoltare in TN Media, nella sezione audio.

Molti gli appuntamenti con la convegnistica e le varie performance. In questo numero se ne da’ampia notizia, ma sabato prossimo ci soffermeremo sul convegno “L’olio della bellezza” e soprattutto sui cosiddetti “orientamenti del gusto”, nati quest’ultimi, da un’idea di Luigi Caricato, e realizzati grazie alla collaborazione fattiva di Marcello Scoccia, vicepresidente Onaoo, e all’operatività di Olea Friuli Venezia Giulia che ha presieduto il gazebo posto in città per raccogliere i dati e le impressioni dei passanti, i quali hanno compilato un apposito questionario.

In che cosa consistono gli “orientamenti del gusto”? Nel far degustare alla cieca quattro campioni d’olio dalla qualità chimico-fisica e sensoriale omeogenea. Gli extra vergini però non erano solo italiani. Tra i quattro oli in degustazione vi erano campioni provenienti da due continenti. Ed esattamente: dall’Europa e dall’Africa. Nel primo caso vi era la Spagna, l’Italia e la Grecia, nel secondo caso la Tunisia. Non si anticipa nulla ora, perché è nostra intenzione rimandare alla prossima settimana. Intanto, ecco ciò ch’è emerso dal talk show sul tema “Extra vergini a marchio DOP. Una ghiotta opportunità, una risorsa ancora da sviluppare o un fallimento annunciato?”

Il tema del dibattito si è soffermato sull’importanza e la centralità della denominazione di origine protetta assegnate all’olio extra vergine di oliva. Cosa sono tali denominazioni? E soprattutto, cosa significa la sigla Dop? Molto semplice: si tratta di quegli oli la cui produzione è circoscritta in una determinata area geografica, e tale area viene ufficialmente riconosciuta dall’Unione europea e pertanto viene in qualche modo protetta, a stretto beneficio del consumatore oltre che del produttore. Gli oli tipici sarebbero così non soltanto valorizzati, ma anche protetti da chi, imbrogliando, va spacciando per oli del territorio oli di provenienza incerta.



L’Italia su questo fronte ha un ruolo da protagonista, eppure nonostante tutto tali Dop, pur pensate a vantaggio del consumatore, non incontrano i favori del mercato. Perché avviene questo? E’ proprio da tale interrogativo che si è partiti.
Tra i relatori i massimi esponenti del comparto e i più noti studiosi. C’erano Zefferino Monini, protagonista di primo piano di una tra le più prestigiose aziende di marca nostrane, che ha ribadito come tale strumento di valorizzazione vada favorito a tutti i costi, perché diversamente l’Italia perderebbe le proprie chance di Paese dell’olio per eccellenza. C’era anche Antonio Cimato, massimo studioso dei genotipi dell’olivo a livello internazionale, che ha sottolineato come si debba ripensare, dal punto di vista tecnico, i disciplinari di produzione, migliorandone la struttura sui quali essi poggiano.



Il disciplinare, come dice la stessa parola, permette appunto di disciplinare criteri e modalità della produzione, così da suggerire le linee di condotta da adottare. Lo studioso del Cnr Cimato ha messo da subito il dito nella piaga: si “respira una certa aria di depressione, e invece occorrerebbe mutare atteggiamento”. Già, ma come si fa? Il consumatore sembra più interessato al prezzo: sceglie infatti optando per il prezzo più basso. Si tratta allora di riprendere in mano il prodotto olio, perché non può restare nella mani delle strategie della grande distribuzione organizzata che punta ad abbassare la soglia del prezzo. In questo modo non si favorisce il consumatore, perché lo si allontana dal prodotto di qualità e tipico.

“Sul piano della qualità, in bottiglia si trovano oggi oli meritevoli di considerazione”, ha ammesso Laura Turri, presidente del Consorzio Dop Garda. “Occorre fare in modo che lo strumento delle Dop diventi efficace e che il consumatore lo comprenda in pieno”, aggiunge la Turri. Dello stesso parere Elena Parovel, del Consorzio Dop Tergeste. E Massimo Occhinegro, esperto di marketing, incalza suggerendo che occorre ripensare nel medesimo tempo anche i criteri per comunicare correttamente con il consumatore finale, il quale non ha certo colpe se poi non viene puntualmente informato”.

L’errore commesso è nelle numerose Dop che sono state istituite, talvolta senza una reale necessità. Il vicepresidente dell’Onaoo Marcello Scoccia, presente in rappresentanza della massima organizzazione di assaggiatori che proprio quest’anno celebra il proprio venticinquennale dalla fondazione, riconosce che in ogni caso si tratta di una ghiotta opportunità, è necessario solo programmare degli interventi unitari.

Gli scenari futuri, al di là dei punti critici, sono in linea generale largamente ottimistici, è il pensiero del giornalista Roberto De Petro, conduttore della trasmissione Agrisette per TeleNorba, ma anche di Enrico Lupi, presidente delle Città dell’olio, il quale ultimo a maggior ragione insiste su questo fronte, proprio perché rappresenta tutte le mucipalità d’Italia, quelle a più alta vocazione olivicola. Allearsi nel territorio e per il territorio, è questo in fondo lo slogan con il quale si dovrebbe ripartire, ammette il conduttore del talk show, l’oleologo Luigi Caricato. E questo non a caso, visto che i consumi registrano nell’ultimo periodo un trend positivo, nonostante la situazione generale sia piuttosto complessa. Già, perché gli oli a marchio Dop, quelli pensati per difendere, tutelare e valorizzare le produzioni locali ancora non decollano.

Lo strumento della Dop, tuttavia, al di là di tali evidenti punti di debolezza, si apre a scenari positivi proprio perché attraverso le denominazioni di origine è realmente possibile competere sul mercato, rendendo oltretutto chiaramente riconoscibile le peculiarità degli extra vergini.

Ora, in attesa di sabato prossimo, non resta che pazientare; e chissà cosa avranno mai preferito, all’assaggio, i frequentatori del gazebo posto a Trieste, nel cuore della città. C’è grande curiosità, vedremo.

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