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Carta filigranata e codice identificativo univoco per l’olio extravergine di oliva IGP Calabria

Carta filigranata e codice identificativo univoco per l’olio extravergine di oliva IGP Calabria

Il nuovo contrassegno, oltre a fornire strumenti di marketing grazie al QR code, garantirà un Olio di Calabria Igp identificato, etichettato e tracciato all’interno della filiera

11 ottobre 2024 | Giosetta Ciuffa

Un’altra indicazione geografica si unisce a quelle – numerose nell’agrifood ma ancora poche nel comparto oleario – che adottano il contrassegno di sicurezza dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, a scopi di protezione del consumatore, di tutela del marchio, valorizzazione di prodotto e difesa del Made in Italy: è la Igp Olio di Calabria, seconda tra quelle in Sud Italia a ricorrere ai servizi offerti dall’IPZS per quanto riguarda il settore agroalimentare e le dop/igp. Carta filigranata, serializzazione, microscrittura con specifiche incisioni a definizione altissima, inchiostri fluorescenti leggibili a diverse lunghezze d’onda e dai diversi colori, codice identificativo univoco generato da algoritmo proprietario, pattern di sicurezza… tutto ciò è nel contrassegno, ma non lo vediamo. Una tecnologia che oggi sembra normale sfruttare per combattere le contraffazioni e difendere l’eccellenza italiana.

È il capo dipartimento Icqrf del Masaf Felice Assenza che osserva come un tempo l'etichetta fosse semplice raccolta di informazioni sul prodotto sul quale era apposta: “È con la Bse bovina che si pensò all’etichettatura come marcatore di sicurezza, fino al regolamento del 2000 con cui si risaliva all’allevamento degli animali. Nel 2002 l’istituzione dell’Efsa, e l’imposizione verso tutti i produttori a intraprendere un percorso di rintracciabilità”. Il settore oleario è stato invece apripista nell’indicazione dell’origine, “avversa dai paesi in Nord Europa per via del mercato unico – sottolinea Assenza - e ancora abituati a servirsi dei vantaggi dell’origine doganale: l’olio di un altro Paese, lavorato in Italia, diviene italiano. Nel 2007, origine ancora facoltativa ma l’insistenza dell’Italia la rende nel 2009 obbligatoria: sono molti oggi i prodotti agroalimentari che ne beneficiano”.

Rileva anche che, pur non comprendendo tutti i consumatori la natura di un prodotto alimentare, alla base richiedono garanzie e trasparenza di mercato. Quindi maggiormente conta la semplicità del sistema e che “semplifichi l’operato dell’Icqrf”. L’olio è il secondo settore per controlli Icqrf dopo il vino: oltre ottomila quelli nel 2023, e tra questi le violazioni sono state 220 per tracciabilità e 133 per errata classificazione merceologica e, “a esclusione di queste, le altre violazioni con il contrassegno possono avere vita molto più difficile”.

Questo lato Ispettorato; per quanto riguarda valorizzazione e promozione invece, la Calabria ha certamente l’esigenza di valorizzare prodotto e filiera (come tutti… e non solo certificati). È un processo in itinere e relativamente alla igp, si aggiunge un tassello importante a quanto si sta facendo per rinnovare l’immagine, ora superata, di regione produttrice di olio lampante (scelta legittima anch’essa); infatti sono sempre più i produttori che optano per la qualità regalandoci oli organoletticamente ottimi. Ma lo sforzo del singolo, che già sceglie di seguire un disciplinare, va coadiuvato da azioni a un livello superiore: ed è qui che interviene il consorzio, appoggiandosi all’IPZS, garante della fede pubblica. Dopo l’etichetta unica presentata un anno fa per una maggior riconoscibilità dell’indicazione geografica, è ora di ricorrere “all’artiglieria pesante”, e all’olivo dai cinque rami (le 5 province calabresi) del logo si accompagna il contrassegno che, oltre a fornire strumenti di marketing grazie al QR code come veicolo di informazioni, garantirà un Olio di Calabria igp identificato, etichettato e tracciato all’interno della filiera.

“È come se il consumatore comprasse in azienda e non più allo scaffale”, dichiara il presidente del consorzio Olio di Calabria igp Massimino Magliocchi, per il quale l’adozione del contrassegno obbliga ancora di più il produttore ad agire con accortezza, ben oltre il disciplinare di produzione. Nonostante la forte concorrenza sleale, la qualità non sarà mai simile a quella del prodotto italiano: “Anche la Grecia, per esempio, ha la Carolea ma per noi produrre olio è storia, cultura, prima ancora della presenza magno-greca. Ci avranno aiutato a migliorare, questo sì. Per proseguire nella crescita, abbiamo bisogno di chi garantisca e ci consenta di garantire il nostro prodotto”. Ed ecco la scelta di adottare il contrassegno di sicurezza.

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