Italia
Produzione italiana di olio di oliva a 224 mila tonnellate, vicina al minimo storico

Brusco calo della produzione di olio di oliva in Italia, che è in controtendenza rispetto ai competitor internazionali. Campagna olearia mondiale sui livelli medi degli ultimi sei anni. Alla firma dell'ICQRF un decreto per la tracciabilità dei flussi di olive
27 settembre 2024 | T N
La produzione di olio d’oliva dovrebbe attestarsi quest’anno intorno ai 224 milioni di chili, una quantità che fa scendere l’Italia al quinto posto nella classifica dei principali Paesi produttori, secondo Coldiretti, Unaprol e Ismea. A pesare sulla campagna è soprattutto il dato pugliese dove si stima un raccolto praticamente dimezzato rispetto allo scorso anno.
Nella regione, che da sola rappresenta circa un terzo degli uliveti nazionali, la fioritura e l'allegagione si sono mostrate abbastanza ridotte quest'anno, con le piante andate in stress idrico a causa delle poche piogge estive e delle alte temperature. Situazione analoga in Calabria e Sicilia dove si stimano perdite che al momento, comunque, sembrano più contenute rispetto a quelle della Puglia.
In Calabria, altra forte regione produttrice, la prolungata assenza di precipitazioni ha accentuato lo stress idrico delle piante, al quale si è aggiunta una caduta precoce delle olive, soprattutto nei frutteti più giovani o meno vigorosi. In Sicilia la fioritura e l'allegagione sono state buone ma una parte della produzione si è persa per il fenomeno della cascola dei frutticini nel mese di giugno e parte di luglio. La siccità di agosto ha ridotto ulteriormente le aspettative, anche se i primi dati sulle rese in olio sembrano piuttosto buoni secondo Coldiretti, Unaprol e Ismea.
Al crollo della produzione al Sud si contrappone l’aumento record fatto registrare nelle regioni del Nord, con un +75%, e del Centro (+70%) rispetto a un 2023 molto deficitario.
“L’alternanza della produzione nei vari Paesi produttori – ha affermato Mineo di Ismea – crea una instabilità fondamentale sui mercati e sui prezzi. L’Italia olivicola è in controtendenza rispetto ai competitor internazionali a livello produttivo quest’anno. La campagna olearia mondiale dovrebbe essere nella media degli ultimi sei anni.”
“Non è un caso che lo scorso anno l’olio extravergine d’oliva 100% Made in Italy italiano sia stato l’unico a crescere nei consumi dimostrando come i consumatori italiani abbiano premiato la qualità di un prodotto dalle caratteristiche organolettiche immediatamente percepibili - sottolinea David Granieri, vicepresidente nazionale di Coldiretti e presidente di Unaprol, l’associazione dei produttori olivicoli -. Un risultato che evidenzia come il nostro Evo non debba essere considerato più una commodity legata alla logica del prezzo. Da qui la necessità di tenere alta la guardia contro ogni tentativo di speculazione che possono trovare terreno fertile nella scarsità di prodotto a livello mondiale, nell’inevitabile incremento delle quotazioni e nella riduzione del differenziale di prezzo tra l’olio extravergine italiano e quello dei principali paesi produttori. Il prezzo dell’olio italiano, negli ultimi mesi, ha aumentato il differenziale di prezzo rispetto all’olio comunitario, significando che l’extravergine nazionale tiene il mercato.”
Intanto, per un mercato equo, l'ICQRF sta emandando un decreto, che probabilmente verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale martedì 1 ottobre, per la tracciabilità obbligatoria delle olive. Oggi in Puglia nascono magazzini mobili di olive, senza alcuna garanzia di origine e qualità, con pagamento in contanti e fuori da ogni regola. La norma dell'ICQRF tapperà quindi una falla.
Tra l’altro Unaprol e Coldiretti portano avanti una politica di contrasto alle frodi, sempre più crescenti per la scarsità di prodotto, proponendo in tutti i tavoli istituzionali, nazionali ed internazionali, la proposta del restringimento dei parametri relativi al livello di acidità dell’olio Evo, da 0,8% a 0,5%. Importante in tale ottica l’arrivo del nuovo decreto, fortemente voluto da Coldiretti e Unaprol e in fase di pubblicazione, sulle modalità di registrazione delle olive acquistate dai commercianti di olive, con specifiche funzionalità previste sul Sian, che assicurerà maggiore trasparenza e tracciabilità. Necessario anche rafforzare la disciplina sui condimenti, che dovrebbero avere l’indicazione dettagliata in etichetta della percentuale di olio extravergine d’oliva presente in miscele che utilizzano prevalentemente oli raffinati e devono essere nettamente separati sugli scaffali dall’olio Evo, per non ingenerare confusione nei consumatori e consentire manovre ingannevoli.
Ma l’impegno della filiera olivicola italiana con Unaprol e Coldiretti guarda anche ai cambiamenti climatici chiedendo di accelerare sulla realizzazione del piano di invasi con pompaggi e cambiare passo per una gestione della risorsa idrica programmata, senza la quale anche l’olivicoltura italiana non può più garantire una produzione costante e di qualità per gli effetti sempre più violenti dei cambiamenti climatici.
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