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L’olivicoltura lombarda è morta, w l’olivicoltura lombarda

L’olivicoltura lombarda è morta, w l’olivicoltura lombarda

Dopo anni di scarsi o nulli raccolti si prospetta una buona campagna olearia in Lombardia e si comincia a progettare una strategia di rilancio per l’olivicoltura di queste terre

13 settembre 2024 | T N

L’olivicoltura lombarda produce lo 0,07% dell’olio di oliva nazionale, secondo i dati ufficiali forniti dalla Regione nel corso del convegno “olivicoltura di qualità: prospettive ed opportunità” organizzato dal GAL Presolana il 11 settembre.

L’occasione è stata utile per prendere contatto con una realtà, quella del lago d’Iseo e del bergamasco, contraddistinta dalla presenza di poche centinaia di olivicoltori e poche aziende olivicole. La distinzione è d’obbligo, visto che l’85% degli olivicoltori coltiva gli olivi part time.

In un simile contesto, la Regione Lombardia, che aveva seriamente investito in olivicoltura, ha ragionato sull’opportunità di continuare a utilizzare fondi per questo comparto.

L’olivicoltura lombarda rischiava seriamente di scomparire, anche a causa della recrudescenza di vecchi parassiti, come la tignola rodiscorza, e l’arrivo di nuovi insetti, come la cimice asiatica.

Solo la caparbietà di alcuni olivicoltori e di una classe dirigente che non si è rassegnata all’inevitabile, ha permesso di invertire la rotta.

Il segreto è stato fare squadra: associazioni di olivicoltori, associazioni di categoria, GAL (Gruppi di Azione Locale) e Camere di Commercio che hanno messo insieme le risorse per progetti ben precisi, individuabili, definibili e finanziabili.

Il risultato è che, probabilmente, si arriverà al rafforzamento dell’associazione AIPOL come coordinatore e strumento tecnico a disposizione degli olivicoltori per monitoraggi e assistenza tecnica, a un ruolo di diffusione delle peculiarità dell’olio delle varie aree lombarde da parte dei GAL, ma anche delle criticità locali dell’olivicoltura. Più in generale  si sta giungendo a una messa a sistema di un raccordo dei finanziamenti e delle risorse verso sì una pluralità di soggetti, ma con un’unica finalità.

Esempio di questa volontà è il volumetto Olivicoltura 2030 2.0 con il quale il GAL Presolana, in 60 pagine, e col supporto tecnico di AIPOL, ha fornito istruzioni tecniche sulle principali problematicità, e relative soluzioni, dell’olivicoltura bergamasca e del lago d’Iseo.

Se il coordinamento, ancora allo stato embrionale, avrà successo, allora l’olivicoltura lombarda potrà rifiorire e, forse, anche grazie ai cambiamenti climatici, ambire a rappresentare più dello zero virgola del comparto nazionale.

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