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Il rilancio dell'olio di oliva a denominazione di origine nelle mani di olivicoltori e frantoiani

Il rilancio dell'olio di oliva a denominazione di origine nelle mani di olivicoltori e frantoiani

Perchè le denominazioni di origine non funzionano nel mondo dell'olio di oliva? Purtroppo, troppo spesso, sono state utilizzate dalla GDO e dell’industria olearia come grimaldello per conquistare spazi a scaffale, più che nuovi consumatori. E allora bisogna ricominciare dalla produzione

09 maggio 2024 | T N

I formaggi della Dop economy rappresentano la prima categoria del cibo per fatturato, con 5,227 miliardi di euro di valore alla produzione e una crescita dell’11,6% rispetto all’anno precedente. Al consumo i formaggi tutelati dal bollino Ue hanno raggiunto quota 8,6 miliardi di euro, il 7,6% in più rispetto all’anno precedente. Il comparto conta 24.484 operatori, 56 sono le Ig.

Oggi l’olio da olive Dop e Igp italiano vale 85 milioni, con una riduzione del 4,0%, la produzione certificata è pari a 13 mila tonnellate, con un aumento del 3,6%. Il valore al consumo è diminuito del 5,7%, ed è pari a 142 milioni di euro, mentre il valore all’export è di 62 milioni, inferiore del 0,3% rispetto al precedente rapporto Ismea-Qualivita. Gli operatori della filiera sono in totale 23.418 e 50 sono i prodotti tutelati dalle Indicazioni Geografiche.

Basterebbero questi impietosi numeri a certificare come, nella lucrosa Dop Economy, che porta nelle casse dell'Emilia Romagna quasi 4 miliardi di euro, il sistema olivicolo-oleario ha fallito.

Ma la Dop Economy, in diversi territori, ha portato a evitare lo spopolamento dei territori agricoli, il depauperamento delle risorse naturali e anche il dissesto idrogeologico, non gravando sulle casse dello Stato ma creando ricchezza e cultura, oltre a turismo e indotto.

Un circolo virtuoso che non ha contagiato il settore olivicolo-oleicolo, come emerso a Cibus da Cia-Agricoltori Italiani e Italia Olivicola che hanno inaugurato la fiera di Parma con una retrospettiva sul settore e le opportunità da capitalizzare.

“Le denominazioni di origine nel mondo dell’olio extravergine di oliva sono il futuro -ha dichiarato il presidente di Italia Olivicola, Gennaro Sicolo-. Oggi rappresentano solo il 4% del mercato, ma è significativo che la quantità certificata cresca di anno in anno, sfiorando i 14 mila quintali. Scontiamo anche poca organizzazione, soprattutto sul fronte commerciale, 4 denominazioni fanno il 74% del mercato. Purtroppo, troppo spesso, sono state utilizzate dalla GDO e dell’industria olearia come grimaldello per conquistare spazi a scaffale, più che nuovi consumatori. I 22 mila olivicoltori che certificano meritano rispetto e uno sbocco commerciale di successo, un’adeguata valorizzazione per la qualità e la tipicità degli oli Dop/Igp e non speculazioni al ribasso. Va invertito il trend, anche grazie al marchio Terre del Sole.”

Cosa è Terre del Sole? Il marchio di Olivicoltori Italiani per i mercati nazionali e internazionali

Terre del Sole, un unico marchio per cinque oli extravergini di oliva di eccellenza degli olivicoltori italiani: un 100% italiano biologico, un 100% italiano sostenibile e tre Dop/Igp (Terre di Bari, Sicilia e Calabria). Dal campo alla tavola per offrire ai consumatori italiani gusto e benessere a un prezzo onesto, lasciando al mondo della produzione quel margine che serve per coltivare gli olivi e preservare un patrimonio unico al mondo.

“Terre del Sole è una speranza, soprattutto per i giovani – afferma Roberta Canino, imprenditrice agricola e Brand Ambassador del marchio – per i giovani consumatori italiani che si allontanano dall’extravergine spaventati dai costi o disillusi dalle promesse mancate dei rinomati marchi. E’ una speranza per i giovani agricoltori, specie nel sud Italia, per poter rimanere nei nostri territori a fare impresa. Sogno allora un patto tra giovani generazioni, tra produttori e consumatori, anche per svecchiare un po’ un prodotto che viene dal passato. Gli oli extravergini di oliva di Terre del Sole non servono solo per condire. Vi stupiremo!”

Con gli oli extravergini di oliva degli olivicoltori italiani, quindi, non solo un bel soffritto, nutriente e salutare, ma anche cocktail o topping per i dolci, con tutta la garanzia dell’origine e della tracciabilità data proprio da chi gli olivi li coltiva davvero. Non serve l’olio al peperoncino o aromatizzato sulla pizza se si hanno a disposizione il piccante naturale della varietà Coratina pugliese e il pomodoro della Nocellara siciliana.

“La parola d’ordine è fiducia – ribadisce Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola – siamo fiduciosi che i consumatori italiani e internazionali accoglieranno bene Terre del Sole. Siamo fiduciosi che l’olivicoltura italiana avrà il suo riscatto. E’ questa la ragione per cui abbiamo dato vita, noi che rappresentiamo oltre 250 mila olivicoltori, a una società che commercializzerà l’olio che produciamo. Dagli olivicoltori ai consumatori, direttamente.”