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Una PAC da riscrivere: l’Italia vuole meno ideologia e più pragmatismo in agricoltura

Una PAC da riscrivere: l’Italia vuole meno ideologia e più pragmatismo in agricoltura

In corso il tavolo tecnico per chiedere una revisione della PAC che, per il ministro Lollobrigida, deve garantire “un reddito agli agricoltori" e avere "un senso strategico”

27 febbraio 2024 | Giosetta Ciuffa

A Bruxelles, in quello che il ministro delle Politiche agricole e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida ha definito un “clima surreale” per via dei trattori in strada, dei tafferugli e delle proteste in corso, si è ieri (ndr 26 febbraio 2024) tenuta l’assemblea Agrifish, il Consiglio “agricoltura e pesca” che riunisce i relativi ministri di tutti gli Stati membri Ue. Tema clou la richiesta di modifica della Pac che, scritta in un momento diverso, non è più attuale, va anzi in certi punti contro gli interessi italiani.

Il ministro ne ha parlato in conferenza stampa al Masaf, sottolineando come “non solo ieri, ma da 16 mesi si evidenzia che alcune scelte sono sbagliate, e che il documento presentato da Roma è stato ben accolto e condiviso dagli altri ministri all’Agricoltura”.

La riforma della PAC è urgente: meno ideologia e più pragmatismo in agricoltura

Nel documento in questione si invita la Commissione Ue a fare un passo indietro rispetto alle politiche dettate “dall’ideologia che, in nome di un presunto ambientalismo, mette in ginocchio il nostro settore primario”. La situazione è nuova quindi necessita di risposte nuove: l’Europa non è un contesto burocratico ma politico e pertanto ci vogliono analisi e verifiche per sondare strade al fine di portare a compimento i principi del Trattato di Roma da mai tralasciare: più pace e più prosperità. Non solo Stato fondatore e una delle economie più rilevanti dell’Unione europea ma anche una delle due nazioni più importanti nel contesto agroalimentare: “Stupirà forse che in Europa aspettano di sapere cosa dice l’Italia e ieri non è mancato il riconoscimento nei confronti anche del documento condiviso dall’Italia”.

Due i fattori importanti che ridisegnano lo scenario: la fine del multilateralismo che a causa di pandemia, eventi bellici, ricadute sul canale di Suez impone dinamiche diverse e un contesto mutato nel quale non sono più possibili regole per tutti, e la sostenibilità ambientale come metrica preponderante delle scelte Ue.

La conseguenza, puntualizza il ministro Lollobrigida, è che il consumo resta invariato ma viene impedita la produzione, incentivando le importazioni da nazioni che non rispettano le stesse regole valide per noi. L’Europa è arrivata a “pagare per non coltivare e non pescare ma i consumi restano invariati: qualcuno quindi comunque produrrà per il mercato interno e le conseguenze si vedono anche sull’export”.

Oltre al nodo della produzione e dei sussidi per non produrre, il documento italiano tiene conto di alcuni punti importanti, prima tra tutte la semplificazione soprattutto della Pac, nata nel 1957 e applicata nel 1962 a garanzia di una sicurezza alimentare per tutti e un reddito per gli agricoltori. Ulteriore giusto obiettivo è la maggiore tutela dell’ambiente, ma “quest’ultimo elemento è ora prevalso creando criticità e oneri. L’ultima Pac è stata scritta male e grava su tutti gli imprenditori agricoli europei, chiediamo regole semplici”.

Da non tralasciare la garanzia del giusto prezzo: dal riconoscimento del giusto valore del lavoro degli agricoltori deriva il prezzo e per il Governo l’agricoltore resta imprenditore: “non crediamo debba essere assistito” ma messo nella condizione di lavorare bene.

Un’altra tematica da modificare è la gestione del rischio. Il sistema applicato è “sbagliato”, soprattutto per i sempre più impattanti cambiamenti climatici, “pochi sono gli agricoltori assicurati, solo il 7%, e in base alla 102 a quelli che non lo sono neanche potremmo fornire aiuti – continua il ministro -. Il modello va quindi modificato, al momento vede pochi assicurati che subiscono un maggiore esborso di denaro”.

E così via, elencando tutti i temi su cui non ci si trova d’accordo e puntualizzando il modus operandi, anche quelli su cui l’opinione pubblica è più sensibile, per esempio a proposito di fauna selvatica “è la scienza a dare i parametri sulla base dei quali l’ecosistema resta in equilibrio, non le associazioni. Se alcune specie hanno superato i limiti, anche se per errore umano, va riequilibrato il sistema: mi riferisco soprattutto a granchio blu, lupi e ungulati, questi ultimi peraltro vettori della peste suina africana”.

Argomento di discussione oltre i confini nazionali è la reciprocità degli accordi commerciali: devono valere clausole specchio poiché ciò che entra in Europa deve essere prodotto con le stesse regole, stessi prezzi e stesso rispetto dei lavoratori e, a tal proposito, il titolare del Masaf condanna alcune situazioni di diritti umani calpestati e annuncia che l’Italia seguirà l’esempio degli USA per quanto riguarda la situazione di sfruttamento in cui versa la minoranza degli Uiguri in Cina, con il cui lavoro a basso costo si producono pomodoro e salse, a basso costo anch’essi, che poi arrivano anche qui.

Il prossimo passaggio è comunque decisivo e si terrà il 21 e 22 marzo, con la nuova riunione; per ora è in corso il tavolo tecnico per chiedere una revisione che “garantisca un reddito agli agricoltori e abbia un senso strategico cioè incentivare ciò che davvero è necessario e non secondo le posizioni ideologiche” denunciate.

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