Italia 15/12/2023

Gli olivi della Marche come icone della biodiversità

Gli olivi della Marche come icone della biodiversità

Due varietà marchigiane, Ascolana tenera e Piantone di Mogliano, la umbra Borgiona e la emiliana Nostrana di Brisighella sono sorelle


Ben 22 schede relative a varietà autoctone iscritte al Repertorio Regionale della Biodiversità che hanno consentito un vero e proprio tuffo nella storia del territorio. Rappresentanti delle Istituzioni, tecnici e in particolare i “custodi” di questo patrimonio della biodiversità olivicola regionale si sono dati appuntamento in Ancona giovedì 7 dicembre per ascoltare i risultati del progetto di ricerca sugli olivi monumentali delle Marche, realizzato da AMAP in collaborazione con il CNR – IBBR di Perugia.

Dopo l’introduzione ai lavori, si è entrati nel vivo con le relazioni tecniche di Barbara Alfei – Tecnico AMAP settore olivicoltura e Capo panel su “Varietà e territorio: dagli olivi monumentali al Terroir”; Roberto Mariotti, collaboratore tecnico del CNR - IBBR di Perugia su “Le ultime novità sulla diversità olivicola marchigiana” e Giorgio Pannelli -  direttore Scuola Potatura Olivo su “Come proteggere gli olivi e gli oliveti storici dalle cattive pratiche agronomiche e valorizzarli in un contesto di cambiamento climatico”.

Alfei ha ricordato la strategia messa in campo da AMAP  nel settore olivicolo da oltre un ventennio, con il supporto tecnico-scientifico di Giorgio Pannelli, che vede le seguenti parole chiave: biodiversità, varietà locali, vaso policonico, oli monovarietali, qualità, identità e terroir; a sostenere il percorso due iniziative di carattere Nazionale – Forbici d’oro, campionato di potatura dell’olivo a vaso policonico, per la formazione e la verifica delle professionalità nel settore,  e Rassegna degli oli monovarietali per la caratterizzazione e valorizzazione degli oli ottenuti a partire da un’unica varietà di olivo (banca dati su www.olimonovarietali.it).

23 le varietà marchigiane iscritte al repertorio della biodiversità, localizzate in areali circoscritti, e nuovi genotipi in fase di  studio (Serrechetta e Sargona)…la biodiversità olivicola marchigiana continua a scoprire le sue carte.

Gli olivi della Marche come icone della biodiversità

Il “Progetto su olivi secolari/monumentali della principali varietà autoctone delle Marche” ha l’obbiettivo di conservare e valorizzare la biodiversità olivicola delle Marche “in situ”, oltre ai campi catalogo dell’azienda AMAP di Carassai (AP). Le piante storiche rappresentano vere e proprie  icone della biodiversità, fortemente legate al territorio, garanzia di compatibilità ambientale. Sculture naturali, opere d’arte tramandate nei secoli, contribuiscono a valorizzare il prodotto, attraverso il concetto di Terroir, storie, emozioni, tradizioni, paesaggio…un bene fruibile, quasi terapeutico. Queste assumono un valore ancora maggiore se inserite in un progetto, che unisca ed esalti le eccellenze sparse sul territorio, attraverso gli itinerari della biodiversità e l’Oleoturismo (L.R. n. 10 del 2023 - Esercizio dell’attività oleoturistica nelle Marche).

Le fasi del progetto hanno riguardato l’individuazione di piante storiche/monumentali, sulla base delle segnalazione pervenute, sopralluoghi sugli esemplari ritenuti di maggior interesse,  identificazione genetica, datazione al radiocarbonio, divulgazione attraverso la produzione di un catalogo degli olivi storici/monumentali delle Marche. Sarebbe auspicabile effettuare interventi a tutela, cura, manutenzione delle icone della biodiversità, che rappresentano un vero e proprio patrimonio regionale,  da iscrivere all’Albo degli olivi secolari, che a breve verrà istituito nelle Marche (art. 7 Legge Oleoturismo).  Alfei ha concluso con degli esempi di terroir, amplificati nel caso in cui la varietà porta il nome del territorio che rappresenta ed a cui  è fortemente legata (es. Ascolana tenera, Piantone di Mogliano, Piantone di Falerone, Sargano di Fermo, Rosciola Colli Esini, etc..)

Mariotti ha ricordato che, grazie anche alla collaborazione di Soraya Mousavi e Saverio Pandolfi, durante i quattro anni di progetto sono stati analizzati 54 genotipi rappresentati da piante imponenti di varietà iscritte al repertorio regionale della biodiversità. “Sono stati utilizzati i 10 marcatori microsatellitari SSR (Simple Sequence Repeat) più discriminanti delle varietà di olivo, attingendo dalla bibliografia scientifica, per verificare la varietà, sia nella chioma che nel pollone radicale, per escludere la possibilità di un recente innesto. I risultati delle analisi sono stati confrontati con il database internazionale del CNR IBBR di Perugia che ad oggi possiede oltre 7.000 genotipi di olivo analizzati con lo stesso set di marcatori e almeno 2.000 profili genetici unici (escludendo i casi di sinonimia, stesso profilo genetico per nomi diversi). Confermata l'identità genetica, si è proceduto al prelievo del campione di legno da sottoporre alle analisi del radiocarbonio (C14) e alla successive misurazioni per stimare l'età di ogni pianta selezionata”.

Mariotti svela inoltre alcuni segreti, relativamente alla paternità di due varietà marchigiane (Ascolana tenera e Piantone di Mogliano), della umbra Borgiona (dell'Alta Valle del Tevere, geograficamente prossima al confine con le Marche) e della Nostrana di Brisighella della confinante Emilia Romagna. “Grazie all'applicazione di oltre 1.000 marcatori SNP (Single Nucleotide Polymorphism), è stato possibile constatare che le quattro varietà sono tra loro sorelle e quindi derivano da un incrocio tra due stessi 'genitori', che sono  la varietà marchigiana Lea (denominata anche Nebbia del Menocchia), presente anche in altre regioni con diversi sinonimi e la Gordal Sevillana, varietà spagnola da mensa, in realtà originaria delle coste turche-siriane e sinonimo della siciliana Giarraffa”.

Mariotti chiude con un argomento che suscita grande interesse tra i presenti; è stata infatti applicata per la prima volta la ricerca decennale del CNR IBBR di Perugia per identificare il gruppo di incompatibilità delle principali varietà marchigiane. “Nel 2017 è stato pubblicato, dal gruppo di ricerca dell'IBBR insieme a colleghi del CNRS presso l'Università di Lille in Francia, un lavoro che fa riferimento a due soli gruppi di incompatibilità in olivo; in pratica le varietà che appartengono allo stesso gruppo di incompatibilità sono tra loro intersterili e cioè non possono fecondarsi, viceversa è stato dimostrato sia in vitro, sia in vivo tramite impollinazione controllata e in pieno campo sotto impollinazione libera, che la fecondazione avviene soltanto tra polline e stigma di varietà appartenenti ai due gruppi di incompatibilità differenti”. Mariotti però sottolinea che “appartenere a due gruppi di incompatibilità differenti è una condizione necessaria per fecondare e quindi produrre frutti, ma non è una condizione sufficiente in quanto diverse fasi fenologiche legate allo sviluppo del fiore di due varietà potrebbero non essere sincrone e quindi, anche se compatibile, il polline prodotto da una potrebbe arrivare sull'altra o troppo presto o troppo tardi e quindi risultare inutile”.

Ultimo relatore, Pannelli ribadisce il valore del vaso policonico con unica forma di allevamento che rispetta le esigenze dell’olivo, dell’olivicoltore e dell’ambiente. “Vaso policonico senza se e senza ma” è il motto di Scuola Potatura Olivo. Ricorda le peculiarità della specie olivo, le problematiche legate alla carie e alla cattiva conduzione dell’oliveto, suggerisce il miglior metodo per la potatura degli olivi monumentali, dove non va ricercato necessariamente il valore produttivo, e consiglia una gestione del terreno rispettosa del valore agronomico ed ambientale degli olivi ed oliveti storici.  Grida contro la capitozzatura e ricorda Aristotele “Se qualcuno avrà abbattuto o sradicato un olivo, sia di proprietà dello stato sia di proprietà privata, sarà giudicato dal tribunale e se riconosciuto colpevole verrà punito con la pena di morte” (Costituzione degli Ateniesi).

“Essere noi interpreti del passato e prepararlo al futuro è la migliore attività di un uomo che è di passaggio su questa terra, nei confronti di un essere che è permanente. Non c’è alternativa al vaso policonico! Sono 60 anni che si prova a cercare alternative ma non se ne trovano di efficaci e durature…e se non prendiamo posizione rischiamo di perdere sia il vaso policonico che le alternative; risultato: l’abbandono, che è sotto gli occhi di tutti”, afferma con determinazione Giorgio Pannelli che quindi chiude, ricordando che “In Italia ci sono molti professionisti formati e valutati sulla potatura dell’olivo a vaso policonico ed anche sulla cura e manutenzione degli olivi storici, a cura sia di AMAP che di Scuola Potatura Olivo, che dispongono delle necessarie competenze per operare al meglio sia sull’olivo che sull’oliveto” (è possibile consultare gli elenchi su www.amap.marche.it e www.scuolapotaturaolivo.it ).

E infine la presentazione delle schede sulle Icone della Biodiversità – gli olivi monumentali delle Marche (consultabili al link Le icone della biodiversità – Gli olivi monumentali delle Marche (amap.marche.it)….un momento di suspence prima di svelare l’età degli olivi oggetto della datazione; si va da piante che hanno almeno un secolo a quelle che arrivano quasi al millennio, come i 900 anni stimati per la più antica Ascolana tenera.

Una bella occasione per presentare i veri protagonisti della nostra olivicoltura, coloro che custodiscono dei tesori che vanno scoperti, valorizzati, protetti, perché contribuiscono a dare valore a quello che noi proponiamo. I tanti custodi di queste “icone della biodiversità” ci hanno emozionato, raccontando le loro storie, aneddoti e problematiche. Al di là dei contenuti tecnici, questo consente di dare un’anima alla nostra olivicoltura.

di Barbara Alfei