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"OLIO CAPITALE", IL CORAGGIO DI OSARE. LA STRADA E' LUNGA, MA L'APERTURA VERSO L'EST EUROPEO COMPIE I PRIMI MA DECISIVI PASSI

Si è conclusa a Trieste la prima edizione di una fiera espressamente dedicata all'olio extra vergine tipico e di qualità. Il ricco calendario di eventi ha fatto da sfondo a una rassegna caratterizzata da una specifica vocazione verso i nuovi mercati dei Paesi tradizionalmente non consumatori. La sfida è stata lanciata, ora non resta che raccogliere i frutti di un impegno che prevede tempo, energie e risorse

16 giugno 2007 | Maria Carla Squeo

Partire con una nuova manifestazione fieristica non è facile, tanto più difficile e arduo è il compito di chi decide di inoltrarsi in un territorio altamente insidioso qual è quello del comparto oleario, troppo frastagliato, impervio e con poche certezze sul futuro. Eppure l’Italia olearia può ancora scommettere sulla propria capacità di fare sistema, nonostante sia difficilissimo mettere insieme tutte le voci per farne un unico suono.

Al talk show di apertura di manifestazione il tema portante era proprio quello dell’armonizzazione della filiera, sulla scia di quanto è stato fatto finora, in relazione alla iniziativa di “Teatro Naturale” riguardo al progetto “Il Risorgimento dell’olio italiano”.
La strada – ve ben precisato – non è facile, ma i tentativi di conciliazione vanno portati comunque avanti. Infatti, il riscontro avuto nel corso dell’incontro di apertura ha dato esiti in ogni caso positivi, laddove si è espressa la chiara volontà di rilanciare il settore dell’olio di oliva nel nostro Paese.

Per ora c’è da riflettere sulla formula sperimentata in questa prima edizione di “Olio Capitale”, così da trarre le dovute considerazioni, anche in vista della seconda edizione che si svolgerà non più in giugno, ma in prossimità della primavera.



Il successo di pubblico e di spessore qualitativo degli eventi organizzati da “Teatro Naturale” ci fanno intanto capire che si è iniziato un percorso lodevole e pieno di buoni auspici. Non è da trascurare il fatto che il luogo e gli obiettivi della manifestazione siano da ritenere come tali complessi e piuttosto ardui, nonostante le ricche potenzialità dell’area coinvolta: l’Est europeo. Manca ancora una cultura di prodotto e si tratta di lavorare intensamente e con costanza, anche al di fuori del solo periodo espositivo. Le premesse per giungere a risultati soddisfacenti ci sono tutte, ma si rende necessario un lavoro di squadra e il dovuto tempo perché venga recepito il messaggio che si vuol comunicare.

Dopo il “Sol” di Verona, l’appuntamento di “Olio Capitale” sembra dunque profilarsi in modo autorevole sulla scia del concetto di grande fiera organizzata di settore. A Trieste, però, si sta puntando molto sulle aree di nuovo interesse, territori non facili, in cui la cultura dell’olio è appena agli esordi. Però occorre seminare ed è giusto investire risorse, energie e tempo utile al fine di “convertire” all’olio di oliva quelle popolazioni che non lo conoscono affatto e che solo da poco si sono affacciate all’orizzonte dei consumi. Il passaggio non è veloce, ma nemmeno lento. Prima di avviare “Olio Capitale” – spiegano a Fiera Trieste – era stato svolto un lavoro di perorazione, con iniziative mirate a coinvolgere buyers, giornalisti specializzati e opinion leader.

Facciamo però un breve resoconto della prima edizione. E’ stata una tre giorni intensa che non ha avuto momenti di sosta. Tra gli espositori vi erano aziende provenienti, in ordine alfabetico, dalle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Molise, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto. Mentre dall’estero hanno esposto i produttori olivicoli di Croazia e Slovenia.

Soddisfatti i produttori? E’ presto per trarre delle conclusioni immediate, certo è che a meritare le maggiori attenzioni sono state al solito le aree più celebrate da sempre, le più note al grande pubblico e ai media. La difficoltà ch’è emersa è sicuramente consistita nella soglia del prezzo cui sono ancora poco abituati i nuovi Paesi consumatori e in special modo quelli dell’Est europeo. Segno, tutto ciò, che c’è appunto molto da costruire e che si fatica a educare i consumatori e di conseguenza i possibili compratori.

L’aspetto largamente positivo è l’apertura verso i nuovi mercati, prima che altri Paesi più agguerriti di noi, come la Spagna, si insinuino con più determinazione e con prezzi più accessibili. La sfida, intanto, è stata lanciata, e ora non resta che raccogliere i frutti di un impegno che prevede tempo, energie e risorse. L’impegno che si è assunto Fiera Trieste non è scontato, sarebbe stato molto più facile spingere sui canali tradizionali del consumo, più recettivi come lo sono per esempio gli Stati Uniti. Perdere tuttavia quote di mercato proprio in questa prima fase introduttiva sarebbe un vero peccato. Si pensi al caso della Polonia, dove la Spagna è entrata con irruenza, coinvolgendo i neo consumatori a prezzi assai vantaggiosi.

Molto dunque resta da fare, anche perché la prima edizione non poteva certo offrire risultati immediati. La strada da percorrere è lunga, ma è necessario insistere e lavorare sodo affinché si giunga a degli obiettivi certi nel medio e lungo periodo. Ciò che ha deluso – ma era ben prevedibile – è stata la minore affluenza di ristoratori, dimostrando con ciò che l’anello debole del sistema sono proprio loro, insensibili (tranne le eccezioni) ad accogliere stimoli culturali e quasi privi di curiosità nell’individuare extra vergini che non siano banalmente dei prodotti senza identità.

Intanto, lo si ribadisce ancora una volta, dal confronto che si è avuto in apertura di “Olio Capitale”, nel talk show, è emersa la chiara volontà di firmare un protocollo d’intesa che attesti l’unità e l’armonia della filiera in Italia. Una decisione che nasce dalla necessità di porre fine ad un comparto, quello dell’olio, disgregato ed isolato nelle scelte strategiche. I diversi attori della filiera, infatti, hanno lamentato soprattutto l’assenza di programmi, oltre che di interesse e di una efficace azione di coordinamento da parte del Ministero delle Politiche agricole verso un settore particolarmente importante per l’economia del Paese.

E’ stata ribadita la necessità di portare avanti il tavolo di confronto tra tutti i soggetti interessati denominato “Il risorgimento dell’olio italiano” di cui si è già riferito a suo tempo su Teatro Naturale. “Olio Capitale” diventa in questo caso un chiaro esempio di un’iniziativa lodevole e pregevole proprio perché si è contraddistinta, al suo nascere, dalla non appartenenza al potere politico e al mondo associazionistico in senso stretto. Non è poco, in un’Italia ingessata e incapace di muoversi in maniera autonoma e libera.

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