Italia
Usa, Germania e Regno Unito i mercati del vino veneto
La pandemia per Covid ha provocato nel 2020 una frenata dell’export di vino veneto del 3%. Ciò nonostante le esportazioni di vino veneto rappresentano il 36% del valore nazionale
30 agosto 2021 | C. S.
In attesa della vendemmia 2021, che nel Veneto registra un ritardo di una decina di giorni rispetto alla media degli ultimi anni, è stato pubblicato a cura dell’Agenzia regionale il report “L’Export di vino veneto nel mondo. Anno 2020”
Esportazioni per 2,24 miliardi di euro
In estrema sintesi, dall’elaborato risulta che nel 2020 nonostante le esportazioni di vino veneto siano calate del -3,3% rispetto all’anno precedente, il valore complessivo raggiunto è stato di ben 2,24 miliardi euro. Si tratta di un risultato importante, visto che stiamo parlando di una quota pari al 36% del valore dell’intero settore nazionale, ma soprattutto che pone la nostra regione al quarto posto di un ranking virtuale mondiale, alle spalle di Francia, Italia e Spagna e davanti ad Australia e Cile. Da parte sua, l’export di vino nazionale, sempre nel 2020, è calato del -2,4% registrando un fatturato di 6,3 miliardi di euro. Al pari degli incassi, anche i quantitativi esportati di vino veneto sono calati, arrivando “solo” a 737 milioni di kg con un calo del -1,5% rispetto al 2019, mentre il prezzo medio di vendita ha registrato una diminuzione fino a 3,03 euro/kg (-1,8%).
Cala l’export dei vini spumanti
Anche l’export di vini spumanti veneti ha patito lo scorso una leggera flessione. Infatti, dopo l’inesorabile forte ascesa delle vendite all’estero di questa tipologia di vino (per lo più Prosecco) registrata negli ultimi anni, nel 2020 è arrivata una leggera frenata, dovuta alla pandemia per Covid. I volumi di vini spumante esportati, pari a circa 2,33 milioni di ettolitri, sono calati del -2,4% rispetto all’anno precedente, mentre il fatturato complessivo del settore, pari a 841 milioni di euro, segna una perdita dell’8,6%. Anche il prezzo medio di vendita, pari a 3,61 euro/kg, cala del 6,3% rispetto al 2019.
In calo ma più stabile il mercato dei vini fermi
Si presenta invece più stabile il mercato estero dei vini fermi in bottiglia veneti, anche se si registra una diminuzione del -2,1% a fronte dei 1,27 miliardi di euro incassati, con i relativi volumi venduti che calano del -3% netto (3,9 milioni di ettolitri totali), mentre il prezzo medio è in lieve rialzo dello +0,9% (3,27 euro/l).
USA, Germania Regno e Unito su tutti
Il nuovo report di Veneto Agricoltura conferma che, anche nel 2020, le vendite all’estero di vino veneto si sono accentrate per lo più in soli tre Paesi (pari al 53% del totale in valore), con gli Stati Uniti a farla da padrone con oltre 434 milioni di euro, seguiti a ruota da Germania (388 milioni di euro) e Regno Unito (358 milioni di euro). Questo scenario potrebbe però rivelarsi un’arma a doppio taglio in quanto una minima perturbazione dei mercati (per esempio, gli effetti della Brexit, i dazi doganali negli USA o problematiche legate alla pandemia di Covid) potrebbe avere effetti devastanti per il vino veneto esportato in questi Paesi. Dal report di Veneto Agricoltura emergono anche molte altre interessanti considerazioni. Una su tutte: rispetto al 2011, il mercato USA è cresciuto del +95,6% e britannico del +137,5%, mentre quello tedesco del +24,9%.
Uno sguardo al 2021
L’onda lunga della pandemia da Covid-19, come prevedibile, ha avuto conseguenze anche in questo inizio 2021. Il fatturato del comparto delle esportazioni di vino italiano, infatti, nei primi tre mesi dell’anno (ultimi dati disponibili) è sceso del -4,3% (1,44 miliardi di euro incassati), con il Veneto che perde addirittura il -6,8% (circa 500 miliardi di euro) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Va detto però che queste variazioni negative sono basate sul raffronto tra un trimestre caratterizzato dalla crisi per la pandemia rispetto al primo trimestre 2020 in cui la crisi era appena all’inizio. Inoltre, si deve tener conto anche della caduta delle transazioni verso gli Stati Uniti, visto che gli importatori nel corso del primo trimestre 2020 effettuarono grandi scorte di vino, soprattutto italiano, per mettersi al riparo da eventuali imposizioni tariffarie: in pratica un eccesso di acquisti che di fatto ha falsato i consueti trend.
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