Italia 04/12/2020

Gli spaghetti non sono tutti uguali: il primato della qualità molisana

Gli spaghetti non sono tutti uguali: il primato della qualità molisana

Se la qualità diventa l’obiettivo comune di una grande azienda, di piccoli produttori e degli stessi consumatori, vuol dire una rivoluzione all’interno delle filiere produttive, l’annullamento delle attuali gerarchie


Una gran bella notizia, il 10 dato dal mensile “Il Salvagente” allo spaghetto de La Molisana.

Bella per l’azienda, e, con essa, tutto il personale; i coltivatori-cerealicoltori, occulti protagonisti; il Molise e il suo territorio e, ancora più bella, per me che di questo spaghetto faccio buon uso, al pari di milioni di consumatori, in Italia e nel mondo. Per me e tutti i consumatori, visto che la notizia del mensile “Il Salvagente” riguarda il cibo nel suo significato vero di fonte energetica che produce salute. E’ il caso proprio dello spaghetto de La Molisana , nel momento in cui, esente da glifosato, nutre e dà tutte le assicurazioni di qualità di cui ha bisogno il consumatore. Una garanzia per la salute.

A pari merito, con il voto più alto, c’è il Pastificio De Cecco - si avvale delle acque della Maielletta, un pezzo della dolce Maiella, che, in provincia di Chieti, in Abruzzo, ombreggia Fara San Martino - e, a seguire, altre 11 aziende con punteggi minori, mentre le altre 7 sulle 20 considerate per il loro spaghetto, sono risultate negative per una presenza, fuori dalla norma, di glifosato, un prodotto chimico considerato, da organismi e istituzioni accreditate, un veleno per l’organismo umano. Un veleno presente nel grano delle estese pianure del Canada, che, per ragioni di clima, ha bisogno di esso per completare la maturazione. Basta andare in uno dei porti di scarico di questo grano per rendersene conto, ed è facile visto che nei primi sette mesi appena passati, in pieno Covid, ha quasi raddoppiato (+ 96%, dati Coldiretti) i quantitativi importati lo scorso anno dal Paese del Nord America, il Canada, dove l’Italia è fortemente presente avendo ospitato una fetta importante della nostra emigrazione e, dopo pochi anni, diventati protagonisti nei più svariati campi.

Fa onore a La Molisana ed alle altre aziende, il non uso di questo veleno subdolo - i mali da esso prodotti si manifestano nel tempo - che vuol dire attenzione per la salute del consumatore.

La più significativa delle azioni di marketing, parlando dell’azienda di Campobasso, che premia l’immagine di un territorio, ma non ancora – ascoltando le loro lamentele - gli altri protagonisti di questo successo, i coltivatori-cerealicoltori, nel momento in cui il prezzo, con la globalizzazione, viene fissato in un luogo lontano, Chicago, se ricordo bene e se la situazione non è cambiata. Assicurare a questi protagonisti la giusta remunerazione vuol dire dare ad essi la voglia di continuare a coltivare e fare ancora meglio; porta ad assicurare al Molise la continuità della vocazione del suo territorio, l’agricoltura, che vuol dire ruralità, biodiversità, cibo, immagine, sviluppo,futuro di una Regione, grazie a questa sua “arretratezza”. Per la Molisana, che ha dato ancor più forza alla scelta della qualità, vuol dire avere la sicurezza della disponibilità della materia prima, il grano, e, come tale, la possibilità di mettere in atto strategie di marketing e renderle vincenti con la conquista di nuovi consumatori , e, con essi, di nuove fette di mercato e nuovi mercati.

La Molisana, con il suo spaghetto, ha fatto capire che sa bene che la qualità di un prodotto - espressione alta dei processi naturali e delle tante combinazioni, quali clima, suolo, intelligenza e cura del coltivatore/cerealicoltore - è nel territorio, e ciò fa credere che ha a cuore la salvaguardia e la tutela di questo bene comune, l’unico tesoro che abbiamo.

Ed ecco che se la qualità diventa l’obiettivo comune di una grande azienda, di piccoli produttori e degli stessi consumatori, vuol dire una rivoluzione all’interno delle filiere produttive, l’annullamento delle attuali gerarchie, che impone comportamenti diversi alla grande distribuzione che la fa da padrona sul mercato.

Nel caso dello spaghetto, solo per fare un esempio, il mio supermercato di riferimento, che, alcune settimane fa, promuoveva quello di uno dei sette pastifici che abbondano con il grano canadese, dovrebbe, oggi, promuovere la qualità e cioè lo spaghetto de La Molisana e degli altri 12 pastifici che hanno pensato, chi più chi meno, al consumatore finale. Volendo essere all’altezza del compito dovrebbe, anche, nel momento in cui decide di vendere comunque un prodotto nocivo alla salute dei suoi clienti, informarli delle conseguenze.

So bene che sto parlando di comportamenti e regole non contemplate da una società organizzata, retta, guidata da un sistema tutto basato sul consumismo, e che sottolineando la scelta de La Molisana, da me pienamente condivisa, sto, in pratica, mettendo in luce solo l’eccezione di una regola diffusa. Ma da sognatore incallito quale sono, che continua a vedere anche un mondo del tutto diverso da quello attuale, so che l’eccezione è anche una visione, un esempio che può essere emulato, diffuso, ciò che fa dire che è una speranza in un mondo nuovo, sostenuto dalla solidarietà, dal dialogo, dalla reciprocità, dalla collaborazione, dalla condivisione di un risultato e non dalla appropriazione da parte del più forte.

Mi fermo qui e torno alla notizia, alla bella notizia data dal mensile “Il Salvagente”, al quale bisogna dare atto di aver svolto in pieno, anche questa volta, il proprio ruolo di organo di informazione riportando i risultati di esami fatti su un prodotto grande protagonista della tavola quotidiana e della convivialità, in Italia e, sempre più, nel mondo.

Se mi sono soffermato sul primato dello spaghetto de La Molisana e ho reso l’azienda esempio del mio ragionamento, è perché la conosco e il successo che essa vive, come ogni successo che rende bello e affascinante il mio Molise, accarezza e ingigandisce il mio orgoglio di figlio di questa terra magica, per me un straordinaria, stupenda città – campagna, ideale.