Italia

COSSIGA SI DIMETTE DA SENATORE A VITA. ECCO LE RAGIONI, PUNTO PER PUNTO

L'ex Presidente della Repubblica rassegna le proprie dimissioni con una lettera rivolta al Presidente del Senato Franco Marini e all'Assemblea

27 novembre 2006 | T N

La decisione lascia stupefatti, ma Cossiga non è certo nuovo ai colpi di teatro. Il testo della lettera è stato inviato in copia a tutti i senatori.


Signor Presidente,
con il presente atto rassegno le dimissioni da senatore. Ho maturato la piena convinzione che l'avanzata età e le non buone condizioni di salute che rendono difficile anche la stessa mobilità fisica mi rendono ormai inidoneo a espletare i complessi compiti e ad esercitare le delicate funzioni che la Costituzione assegna come dovere ai membri del parlamento nazionale. Non essendo rilevante, a mio avviso, il fatto che appartiene solo alla cronaca che per eventi quasi del tutto occasionali abbia ricoperto degli uffici pubblici del nostro sistema istituzionale, non sono d'altronde assistito da quella alta autorità e autorevolezza politica, morale, culturale e professionale che rende preziosa la sola appartenenza al Senato dei miei colleghi nel laticlavio vitalizio.

La mancanza di questa autorità ed autorevolezza è stata di recente testimoniata dalla nessuna considerazione riservata dal Governo ed in particolare dal ministro dell'Interno all'esercizio da parte mia delle funzioni di controllo attribuite nella Costituzione ai membri del parlamento nei confronti dell'esecutivo anche attraverso gli istituti della interpellanza e della interrogazione. Ad una mia interpellanza, infatti, il ministro dell'Interno (persona normalmente garbata e mio personale amico ma politico realista che ha saputo sempre valutare chi e che cosa conti e quando sia opportuno parlare o invece tacere, conoscere o ignorare) ha addirittura fatto rispondere con una dichiarazione del responsabile della pubblica informazione del dipartimento della pubblica sicurezza del suo ministero.
D'altronde il fatto che io giudichi l'istituto del senatore a vita, di diritto o di nomina presidenziale, del tutto anacronistico in una democrazia rappresentativa giunta alla maturità di un regime di alternativa fra due poli politici investiti dal voto popolare di svolgere le funzioni di governo e di opposizione, fanno di queste mie dimissioni un atto di coerenza politica istituzionale e morale.

Nel momento in cui, dopo ben 48 anni di spero onorevole rappresentanza del popolo sovrano (ritenendo giusto e fondato che anche il mando di presidente della Repubblica debba essere considerato mandato di rappresentanza) intendo dire a lei e ai colleghi senatori e della Camera dei Deputati che è stato per me un grandissimo onore aver servito per tanti anni la Repubblica in parlamento: in quel parlamento che io ritengo l'unico e supremo sovrano legalè nel nostro stato democratico, perché rappresentativo per libero mandato elettorale secondo i principi repubblicani dell'unico 'sovrano realè e cioè il popolo.

Con questo mio atto intendo dare un responsabile contributo all'ordinata vita delle istituzioni del Paese con piena consapevolezza che si è ormai chiuso per me il periodo della mia attività istituzionale in Parlamento anche se non certo il mio impegno civile e politico.
Esonerando i colleghi, per mia insistente e cortese richiesta, dal consueto atto rituale e di cortesia del loro iniziale non accettazione.

Francesco Cossiga

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