Italia
IL CONSUMATORE E’ DISPOSTO A PAGARE FINO AL 30% IN PIU’ SE IL PRODOTTO E’ TIPICO
Una ricerca di mercato effettuata in Toscana dall’Arsia avvalora la tesi che l’effetto etichetta è notevole. Dimostrando il legame con un territorio e le sue caratteristiche si innalza la percezione di qualità e così la propensione a conferire un alto valore aggiunto al prodotto. Comunicazione e creazione di un sistema del tipico sono le priorità
14 ottobre 2006 | T N
La tipicità âpagaâ ed il consumatore medio è disposto a riconoscere un prezzo maggiore per un prodotto che la garantisca. Lâeffetto dellâetichetta che presenta prodotti di qualità e dimostra il legame con un territorio e le sue caratteristiche può innalzare la disponibilità a pagare fino al 30% in più. Lo ha rilevato una ricerca â compiuta su un focus group di acquirenti della grande distribuzione toscana - dal titolo âProdotti tipici, percezioni di qualità lungo la filiera e possibilità di sviluppo nel mercatoâ che la Regione Toscana, tramite lâArsia, ha affidato alle Università di Firenze e di Pisa. I risultati sono stati presentati in occasione del seminario âStrategie per la qualità dellâagricoltura toscanaâ che si è svolto oggi a Firenze allâAuditorium del Consiglio Regionale in vista della conferenza dellâagricoltura di dicembre, e cui hanno partecipato lâassessore regionale allâagricoltura e foreste della Regione Susanna Cenni e lâamministratore dellâArsia, Maria Grazia Mammuccini oltre agli attori della filiera della qualità agroalimentare toscana.
Il tema della qualità e tipicità è centrale in una regione come la Toscana, anche a giudicare dai numeri: sono 19 i prodotti certificati dallâUe con i marchi Dop e Igp (e altri 23 sono in fase di riconoscimento), 40 i marchi di origine del vino, 451 i prodotti censiti come tradizionali, 1523 le aziende biologiche (con altre 737 aziende in fase di conversione), 620 le razze e varietà locali inserite nei repertori regionali.
âLe ricerche presentate oggi - ha sottolineato Susanna Cenni - confermano come siano sempre più decisivi i concetti di qualità e tipicità nellâindirizzare le scelte dei consumatori e i mutamenti del loro comportamento. Questo è indubbiamente un grosso vantaggio per una regione come la nostra da anni si muove in questa direzione: basti pensare alle denominazioni di origine e al marchio Agriqualità , al biologico in costante crescita, al numero elevatissimo di presidi slow food e di prodotti tipici censitiâ. âMa perché la qualità dei nostri prodotti si renda sempre più visibile e valorizzabile sui mercati â ha aggiunto - è necessario che tutta la filiera, dalla produzione alla commercializzazione, si organizzi e faccia âreteâ. Un offerta più coordinata può trovare nuovi spazi su mercati estremamente appetibili come quello della grande distribuzione. Eâ in questa direzione che si muovono le politiche regionali: nel nuovo Piano di sviluppo rurale, per esempio, ci saranno i cosiddetti bandi di filiera, cioè interventi che saranno finanziati solo se a presentarli saranno tutti i soggetti della catena produttivaâ.
âIl Governo regionale e lâArsia â ha evidenziato Maria Grazia Mammuccini, Amministratore Arsia - hanno sempre lavorato per rafforzare il legame prodotto-territorio, non solo per gli aspetti produttivi ma anche per quelli sociali legati al fattore umano. Questa ricerca, che parte dal punto di vista del consumatore, evidenzia proprio che il consumatore è disposto a pagare di più non solo in funzione del gusto ma anche per ragioni etiche di rispetto effettivo dei valori che rappresentano il territorio di origineâ.
Secondo la ricerca presentata oggi i consumatori italiani hanno consapevolezza delle caratteristiche di territorialità , tradizione e certificazione dei prodotti tipici e la possibilità di degustare e acquistare i prodotti sul posto non è una motivazione secondaria delle loro scelte turistiche; i turisti stranieri hanno invece la tendenza a riferire la tipicità alla Toscana, allâItalia o al Mediterraneo in generale e si lasciano guidare principalmente dal prezzo e dal gusto. Allâallungarsi della filiera si complica il problema della percezione e della valutazione della qualità dei prodotti tipici e infatti dalla ricerca emerge che deve essere conservato un legame forte tra il consumatore e il territorio di origine, le sue valenze culturali, storiche, sociali. La ricerca ha poi approfondito anche le potenzialità e i limiti delle forme di certificazione di origine, come difesa dalle imitazioni e come segnale importante inviato ai consumatori sulla qualità . Insomma, la crescita registrata negli ultimi anni sia nella domanda di prodotti tipici sia nellâofferta sembrano costituire lâopportunità per la creazione di un vero e proprio âsistemaâ del tipico, favorendo però unâopportuna differenziazione e coordinamento delle forme di certificazione utilizzate e attivare processi di comunicazione collettiva capaci di promuovere unâimmagine della Toscana come terra di produzioni tipiche che sia coerente con le caratteristiche delle produzioni offerte.
Fonte: Impress
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