Italia

La questione Taggiasca continua a dividere la Liguria

Botta e risposta tra Carlo Siffredi, presidente dell'olio Dop Riviera ligure, e Simone Rossi, presidente dell'Associazione Taggiasca del Ponente ligure. Una guerra delle certificazioni che, al netto di falsità, lacera e divide il territorio e l'immagine dell'olivicoltura regionale

28 febbraio 2019 | T N

Dopo un periodo di relativa calma, con le posizioni tra il mondo associazionistico ligure ben distanti ma improntate al reciproco rispetto, ora è ricominciato il balletto dei veleni in Liguria.

Nodo del contendere sempre la questione Taggiasca.

Ad aver aperto le danze è stato Carlo Siffredi, presidente dell'olio Dop Riviera ligure.

”Mi immagino che l’opinione pubblica, il consumatore, i responsabili acquisti di soggetti commerciali nel corso di questi mesi siano sempre più confusi dalle informazioni che mettono sullo stesso livello il prezzo delle olive destinate alla salamoia e quelle destinate all’olio che ovviamente hanno prezzi inferiori – sottolinea il presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Dop Riviera Ligure, Carlo Siffredi -. Questa mia considerazione emerge ancora più forte dopo aver letto sulla stampa e sul web le dichiarazioni rese dall’Associazione per la Taggiasca del Ponente Ligure.
Cerchiamo di fare allora un po’ di chiarezza soprattutto a livello di prodotti perché è tirato in ballo l’olio DOP Riviera Ligure e il Patto di filiera
Innanzitutto ricordiamo che quando parliamo di 18 e i 19 euro la quarta ci riferiamo alle cifre garantite dal Patto di filiera nel corso di tutta la campagna e ben diverse da chi sostiene che abbiamo praticato prezzi tra gli 11 e i 15 euro la quarta per le olive destinate all’Olio Dop Riviera Ligure.
Per quanto concerne invece le olive in salamoia oggi assistiamo a dichiarazioni sul territorio di soggetti che sostengono di aver garantito quotazioni del proprio prodotto tra i 22 e i 25 euro la quarta. Peccato che gli stessi soggetti dimentichino di ricordare che i prezzi da loro indicati sono stati applicati solo nei primi giorni della campagna e solo per le olive da tavola, prezzi peraltro disattesi in seguito creando solo illusioni presso gli olivicoltori. Ed ora ricompaiano con dichiarazioni quando la campagna sta procedendo al termine.
Da parte nostra voglio invece ringraziare le 550 imprese che hanno sottoscritto i contratti di fornitura per l’olio DOP Riviera Ligure e i frantoiani e gli imbottigliatori che responsabilmente hanno sostenuto, grazie al patto di filiera, il prezzo delle olive oltre a quanto previsto dal patto di filiera dell’olio”.
L’annata in corso, complessa e di grandi quantitativi, insegna che circa un terzo delle olive raccolte vanno in salamoia e 2/3 sono destinate a produrre l’olio.
E a proposito del prezzo dell’olio.
” Alcuni dei soggetti che aderiscono all’associazione per la Taggiasca del Ponente Ligure preferiscono commercializzare olio cultivar taggiasca senza certificazione DOP e proprio loro – che si presentano come ” salvatori della taggiasca ” – propongono di acquistare olio varietà taggiasca dalle aziende agricole e dai frantoiani a € 7,00 – 7,50 al kg, valori non sufficienti all’olivicoltore ed al frantoiano per coprire i loro costi di produzione.
E valori alquanto più bassi rispetto a quelli previsti dal Patto di filiera, pari a € 10,00 al kg di olio Dop Riviera Ligure, prezzo deliberato dal consorzio di tutela – conclude il presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Dop Riviera Ligure, Carlo Siffredi -. Sono cifre che rendono evidente le differenze di atteggiamento e il nostro ruolo nel sostenere realmente l’economia del territorio”.

Fin qui le dichiarazioni, e le accuse neanche tanto velate, del presidente Siffredi che ha puntato l'indice contro l'Associazione Taggiasca del Ponente ligure, che ha voluto replicare.

"Se vuole fare politica, Carlo Siffredi si dovrebbe dimettere dal Consorzio Dop – afferma Simone Rossi, presidente Associazione per la Taggiasca del ponente ligure – non può pensare di rappresentare unitariamente un'eccellenza ligure, come l'olio Dop, diffamando un'associazione e i suoi associati con accuse false e ingiustificate". Il Presidente del Consorzio di tutela della Dop Riviera ligure e vicepresidente Coldiretti, con delega all’olivicoltura, fa il gioco delle tre carte per nascondere una gestione fallimentare della denominazione di origine che a fronte di quasi più di 50.000 quintali di olio prodotto in Liguria quest'anno vede quello certificabile arrivare a soli 6.500 quintali, ovvero neppure il 15% del totale, percentuale assai simile a quella degli anni passati. Che la Dop non scaldi i cuori degli olivicoltori liguri è poi certificato anche dai numeri dati dallo stesso Siffredi: 550 olivicoltori hanno aderito al Patto di Filiera, contro i più di 7000 che fanno parte del comprensorio della Dop. "Anziché fare una sana autocritica sulle mancanze di una Dop che non è mai decollata, nonostante milioni e milioni di euro di finanziamenti pubblici – afferma Simone Rossi – il presidente Siffredi cerca di spostare l'attenzione, e di questo lo ringraziamo, su una giovane associazione che ha tenuto alta la bandiera della Liguria e della sua varietà più rappresentativa, la Taggiasca, in questa campagna olearia. Non possiamo però tollerare che vengano raccontate menzogne". I numeri forniti dall’Associazione sono reali. L'Associazione per la Taggiasca del Ponente ligure ha e sta comprando olive destinate alla salamoia al prezzo di 22-25 euro “alla quarta” mentre quelle destinate all'olio extra vergine di oliva sono state acquistate, nel corso della stagione, dai 15 ai 19 euro “alla quarta”, in relazione anche alla resa delle olive. Tutte queste olive sono state controllate tramite fascicolo aziendale, dichiarazione da parte dei produttori e pagamenti tracciati; guarda caso con la stessa procedura che viene utilizzata per le olive atte a diventare Dop. "Come non costringiamo i nostri associati ad avvalersi del servizio di Dna certificato, così non li obblighiamo a certificare olio Dop – afferma Simone Rossi – la scelta imprenditoriale deve essere libera e dettata da motivazioni economiche. Ovviamente festeggiamo il successo di una certificazione, quella Dna controllato, che sta riscuotendo sempre più consensi da parte degli imprenditori liguri, della Grande Distribuzione e dei consumatori". La divisione politica sul futuro della Dop Taggiasca, che vede Carlo Siffredi, in qualità di vicepresidente Coldiretti, e l'Associazione Taggiasca per il Ponente ligure su posizioni opposte non deve influenzare la verità dei fatti. "Riteniamo oggi, ancor più di ieri, visto il successo della certificazione Dna controllato – afferma Rossi – che la Taggiasca, varietà simbolo della Liguria, rappresenti un valore per tutto il territorio. Un valore costruito nel tempo che non deve essere privatizzato. Non vorremmo proprio che l'insuccesso ormai conclamato dell'olio Dop Riviera ligure si trasferisca a quello di una futuribile Dop Taggiasca". L'Associazione Taggiasca del Ponente ligure fa proprio il motto di Henry Ford: c'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti. E conclude così Rossi: "Per tutti, non solo per qualche produttore o industriale e per quei pochi che siedono su poltrone importanti".

Al di là dei contenuti, su cui ognuno può farsi la propria opinione, resta il tema della polemica e dello scontro perpetuo, quasi che la delegittimazione dell'avversario sia la via maestra per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Lo scontro sta degenerando in una vera e propria guerra delle certificazioni, assolutamente inutile, visto che Dop e DNA non sono alternativi ma potrebbero benissimo diventare complementari, sia per le olive da tavola sia per l'olio extra vergine d'oliva.

E' noto che additare un nemico e alzare una bandiera aiuta a serrare i ranghi, ma in questo caso si tratta di una lotta fratricida, tutta ligure, una guerra civile che rischia soltanto di danneggare l'immagine dell'olivicoltura regionale.

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