Italia

Olio extra vergine di oliva Dop Umbria: l'organismo di controllo diventa il Parco 3A

La Regione ha deciso di non aspettare l'esito del ricorso al Consiglio di Stato: estromesso il CSQA da organismo di controllo dell'olio extra vergine Dop Umbria, l'incarico passa al Parco 3A. Anche in assenza di un Consorzio, garantite così certificazioni e operatività

14 settembre 2017 | T N

Dopo la sentenza del Tar Lazio, che aveva annullato il riconoscimento del Consorzio di tutela della Dop Umbria, ci eravamo augurati un pronto intervento della Regione, per assicurare olivicoltori e frantoiani.

Senza aspettare l'esito del ricorso al Consiglio di Stato, che verrà promosso dal Consorzio, la Regione ha deciso di estromettere il CSQA da organismo di controllo della Dop Umbria, passando l'incarico al Parco 3A.

Proprio l'incarico al CSQA, qualche mese fa, fu motivo di polemiche e di tensioni e il casus belli per uno scontro al calor bianco tra le organizzazioni di categoria.
Tra l'altro l'operato del CSQA aveva suscitato più di una polemica, in particolare quando aveva affidato al panel di Bari il riscontro delle caratteristiche organolettiche previste dal disciplinare. Con questo, il CSQA non solo aveva estromesso l'unico panel riconosciuto in Umbria, quello di Perugia, ma aveva affidato l'incarico a un panel oggettivamente molto lontano e poco abituato a confrontarsi con gli oli umbri e le loro specificità.

La Regione ha quindi assunto la piena responsabilità delle decisioni, scaricando così il Consorzio da eventuali pendenze future, non senza bacchettare la stessa dirigenza della Dop Umbria.

“Una sentenza del Tar del Lazio – ha spiegato l’assessore all’agricoltura, Fernanda Cecchini – ha annullato di recente il decreto del Ministero delle Politiche agricole che riconosceva al Consorzio di tutela Olio extra vergine Dop Umbria la legittimità ad individuare e segnalare al ministero l’organismo di certificazione. Alla luce di ciò, la Giunta regionale ha individuato nel Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria, il soggetto a cui affidare le attività di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico, nonché di certificazione di qualità e sicurezza alimentare, regolamentate dalle vigenti normative comunitarie”.
La legge n. 526/99 stabilisce che la scelta dell’organismo privato da parte dei soggetti richiedenti il marchio di origine è effettuata tra quelli iscritti nell’elenco istituito presso il Mipaaf o che, in assenza di tale scelta, le Regioni e le Province autonome, nelle cui aree ricadono le produzioni, indichino le autorità pubbliche o gli organismi privati che devono essere iscritti all'elenco all’attività di controllo.
L’assessore ha precisato che “tali organismi devono offrire garanzie sufficienti di obiettività ed imparzialità nei confronti di ogni produttore, trasformatore e confezionatore soggetto al controllo e disporre permanentemente di esperti, dei mezzi necessari e delle procedure adeguate ad assicurare i controlli”.

Come indicato il 22 agosto, non è la prima volta che il Parco 3A si trova ad assumere le veci del Consorzio, facendosi carico di tutte le procedure. Già anni fa il Consorzio perse il riconoscimento giuridico e il Parco 3A garantì la piena operatività della Dop Umbria.

Si tratta di capire, al di là dell'esito del ricorso del Consorzio, quali possano essere gli strascichi giudiziari, in sede civile, della vicenda.

La Regione Umbria si è sicuramente già garantita la neutralità del Parco 3A visto che “La Giunta regionale dell’Umbria ha individuato nella società in house providing 3°- Parco Tecnologico Agroalimenare dell’Umbria, il soggetto da indicare al Ministero delle Politiche Agricole quale autorità di controllo sulle produzioni Dop e Igp regionali già riconosciute e per quelle di futuro riconoscimento”.

D'altro canto la decisione, esclusivamente politica, di affidare tutti i processi di certificazione a un unico ente, per risparmio di risorse e costi, riduce i margini per eventuali ricorsi del CSQA.

Quella della Regione Umbria è una buona decisione che salvaguarda soprattutto gli interessi degli operatori sul territorio, disinnescando potenziali ricorsi a catena che avrebbero portato alla paralisi di una Dop importante.

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