Italia
Via libera alla sostituzione: la Taggiasca diventerà Gentile
La Regione Liguria ha approvato il progetto di Dop Taggiasca che prevede anche la sostituzione del nome varietale, passando da Taggiasca a Gentile. Molte, però, le contraddizioni nel parere. Chiara la volontà del Comitato Dop Taggiasca di avere il monopolio del prodotto
17 luglio 2017 | Alberto Grimelli
Ormai è ufficiale: il progetto della Dop Taggiasca prevede la sostituzione del nome della varietà.
La Taggiasca diventerà Gentile. Abbandonato il nome Giuggiolina, quindi, ma non il progetto di sostituzione del nome della varietà.
Con atto formale pubblicato l'11 luglio scorso, la Regione Liguria ha dato il via libera all'iter, che ora andrà al Ministero delle politiche agricole, per la costituzione di una Dop Taggiasca per le olive da tavola.
Secondo la Regione Liguria non vi sarebbe nessun problema nella coincidenza tra nome varietale e Dop, come si legge nella deliberazione:
“A rafforzare la posizione della Regione Liguria in merito alla DOP Taggiasca, vi sono i numerosi esempi di coincidenza tra nome varietale /razza e DO. Da una rapida analisi condotta sul sito DOOR della UE (http://ec.europa.eu/agriculture/quality/door/list.html) e incrociando i database varietali, numerosi sono infatti gli esempi possibili. Di seguito gli esiti circoscritti alle DOP olivicole in Italia e Spagna.
Italia
DOP CANINO = Olea Europea L. Var. CANINO
DOP NOCELLARA DEL BELICE = Olea Europea L. Var. NOCELLARA DEL BELICE
DOP OLIVA ASCOLANA del Piceno = Olea Europea L. Var. ASCOLANA
Spagna
DOP Aceituna de Mallorca (Mallorquina) = Olea Europea L. Var. Mallorca (Mallorquina)
DOP Aceituna Aloreña de Málaga = Olea Europea L. Var. Aloreña”
Se, come afferma la Regione Liguria, non vi sono problemi di omonimia, perchè dare il via libera contemporaneo alla sostituzione del nome varietale, da Taggiasca in Gentile?
Forse perchè la materia Dop/varietà è ancora molto difficile e sta dando luogo anche a sentenze inaspettate, come la 5491/2016 del Tribunale di Milano, che ha assolto un imprenditore accusato di aver utilizzato l'indicazione “Kalamata Olives” quando sarebbe indicazione protetta da denominazione di origine. La materia è ancora giurisprudenzialmente magmatica, tanto che la sentenza del Tribunale di Milano sembra autorizzare la coesistenza tra due prodotti aventi nomi varietali, uno Dop e l'altro no.
La sentenza sembra andare nella medesima direzione delle indicazioni di Bruxelles a proposito del noto caso del pomodoro San Marzano. Come riassunto dall'avvocato Fabio Brusa, Logos Avvocati Associati: “...Comunque recentemente anche in Italia si è discusso di un caso sostanzialmente analogo a quello qui esaminato, concernente il pomodoro San Marzano Dop ovvero più precisamente il “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese –Nocentino Dop”; infatti in Italia si sono levate molte critiche con riferimento ad alcune dichiarazioni del Commissario UE Hogan il quale ha affermato che “il pomodoro San Marzano può essere coltivato al di fuori dell’area geografica delimitata e non è appannaggio dei produttori italiani”.
La dichiarazione però non appare particolarmente pregiudizievole per gli interessi nazionali; in effetti ove nella valle del Rodano si coltivasse la varietà pomodoro San Marzano non si vedrebbe proprio in base a quale principio si dovrebbe vietare l’utilizzo del nome della varietà all’operatore francese. E lo stesso si deve dire con riguardo all’operatore greco che coltivasse quella varietà in Messenia, ovviamente a condizione che questi operatori denominino il loro prodotti rispettivamente come “Pomodoro San Marzano della Valle del Rodano” e “Pomodoro San Marzano della Messenia”; sarà poi il mercato ad accordare le proprie preferenze nell’ambito di una leale e trasparente concorrenza e della tutela del consumatore....”
Quindi una tutela completa del nome di una Dop quando coincidente con un nome varietale è, allo stato attuale, praticamente impossibile.
Ma è fattibile riproporre a Bruxelles lo stesso schema di Dop Taggiasca già bocciato dagli organismi europei nel 2012 e nel 2014?
Secondo la Regione Liguria sì, poiché vi sarebbero dei caso precedenti che lo giustificano.
Una foglia di fico, quella dietro cui si nascondono gli uffici regionali, ben sapendo che Bruxelles boccerebbe nuovamente il progetto se non fosse prevista la sostituzione del nome della varietà.
A parte i casi della Dop Canino e Dop Nocellara del Belice, risalenti al 1998, le altre Dop citate dalla Regione Liguria prevedono nomi complessi che comprendono la categoria di prodotto “oliva” o “acetuna”, il nome della varietà e, in due casi su tre, quello della zona di provenienza “del Piceno” e “de Malaga”.
Facendo un raffronto è come se la Dop “Taggiasca” si dovesse chiamare Dop “Oliva Taggiasca” o Dop “Oliva Taggiasca del Ponente ligure”.
Come ben sa il Comitato promotore Taggiasca Dop, nei casi sopracitati, il nome Taggiasca verrebbe tutelato solo in minima parte, mentre è evidente l'intenzione del Comitato di avere il pieno ed esclusivo controllo del nome “Taggiasca”, tal quale, creando quindi un monopolio.
Glielo lasceranno fare?
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