Italia

Quel legame tra sicurezza alimentare e giusto reddito per gli agricoltori

All'inaugurazione del 263 anno accademico dei Georgofili la crisi globale la cui origine sta nei problemi ambientali e nelle diseguaglianze sociali. L'agricoltura è un via di uscita ma occorre rivedere le politiche agricole nazionali e internazionali. Come hanno fatto gli Stati Uniti

15 aprile 2016 | T N

Meno aiuti all'agricoltura? Gli Stati Uniti vanno nella direzione contraria.

E' quanto ha dichiarato il Presidente Giampietro Maracchi nel corso dell'inaugurazione del 263 anno accademico dei Georgofili.

Il piano Obama per l'agricoltura statunitense individua chiaramente una via: "every family a farmer". Una interessante misura statunitense è l’accesso al sostegno al reddito in funzione della variabilità dei prezzi, cioè viene calcolata una base al di sotto della quale il reddito agricolo non deve scendere.

Ma perchè questa rivoluzione agricola negli Stati Uniti?

Il punto di partenza è la constatazione del fatto che il mondo è in crisi: una crisi strutturale, che riguarda il clima e tutto l’ambiente, perché ormai da 20 anni usiamo più risorse di quelle disponibili; abbiamo grossi problemi a smaltire rifiuti e il suolo ha perso fertilità.

Tutto questo ha acuito anche le diseguaglianze sociale, creando nuove tensioni. La produzione industriale e agricola sta diminuendo nei Paesi sviluppati mentre aumenta la “finanziarizzazione”, con una moltiplicazione della ricchezza di pochi: nel 1980 il rapporto tra il salario di un impiegato medio e il suo capo era di 46 a 1, ora è di 350 a 1.

Tutto questo richiede una risposta che non può essere solo internazionale o europea ma anche nazionale. L’Inghilterra si è posta il problema della food security domestica, l'Italia ancora no.

"La debolezza dell’agricoltura italiana dipende dal fatto che è deficitaria per moltissimi prodotti, con picchi che arrivano al 50 per cento. Questo significa che se chiudessero le frontiere non ci sarebbe da mangiare!" ha cricordato Maracchi.

Occorre quindi ripartire dai punti di debolezza per farne punti di forza per il futuro.

La diminuzione delle superfici coltivabili deve indurre a riflettere sul futuro dell'agricoltura nel nostro Paese.

Altri elementi di debolezza sono le basse percentuali d’esportazione nonostante l’alto numero di DOP e IGP. Poi c’e’ il costo dei trasporti e dell’energia elettrica. In Italia, tutti gli elementi di debolezza si combinano con la frammentazione delle aziende. Su 100 euro che il consumatore paga, all’agricoltore – che è il soggetto che corre i rischi maggiori - vanno soltanto 3 euro. O si risolve questo problema del reddito, simile peraltro a quello che colpisce gli artigiani, o le aziende chiudono.

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