Italia

La Sicilia olivicola vuole l'Indicazione geografica protetta

Ancora una volta, così come avvenuto con la costituzione della Doc Sicilia per i vini, l’isola punta sul proprio brand e sul proprio nome per promuovere un prodotto di alta qualità

14 aprile 2014 | C. S.

Il brand Sicilia è sicuramente riconosciuto a livello internazionale per la carica identitaria che si porta dietro e per la sua capacità di evocare un mix di cultura, bellezza, bontà e tradizioni che è unico nel suo genere. Nasce da questa consapevolezza il percorso per la costituzione di un marchio unico regionale in grado da un lato di far penetrare l’olio extravergine di oliva siciliano nei mercati mondiali, dall’altro di essere anche sinonimo di qualità e sicurezza per il consumatore.

"Abbiamo ricevuto un mese fa il parere favorevole dell’assessorato regionale all’Agricoltura – spiega Maurizio Lunetta, presidente del comitato promotore dell’Igp “Olio extravergine di oliva di Sicilia” – così adesso toccherà al Ministero delle Politiche agricole e forestali dare il via libera. L’iter si concluderà poi con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. La mia speranza è di ottenere il riconoscimento entro la fine dell’anno".

Il disciplinare Igp Sicilia si fonda su due capisaldi: possono essere certificate solo varietà autoctone e tutte le fasi di produzione, trasformazione e imbottigliamento devono avvenire in Sicilia.

"Il nostro obiettivo – prosegue Lunetta – è poter dare più valore al nostro olio, attraverso un’origine certa e certificata, dando maggiore valore, anche economico, a tutta la catena produttiva, ma uscendo dalle logiche industriali. Intorno all’olio anche in Italia ci sono state troppe truffe: con l’Igp vogliamo garantire il consumatore sulla bontà dell’olio siciliano e sulla sua genuinità". Senza dimenticare l’enorme patrimonio varietale siciliano: "Ci sono più di 50 varietà – spiega Lunetta – accanto alle più diffuse come Nocellara del Belìce, Biancolilla, Tonda Iblea, Nocellara Etnea, Ogliarola e Cerasuola, ne esistono moltissime altre che pongono la Sicilia ai vertici mondiali per diversità varietale".

La Sicilia con le sue 50 tonnellate di olio extravergine di oliva, pari a circa il 10% della produzione nazionale, è la terza produttrice tra le regioni italiane, ma l’olio viene venduto per lo più sfuso. Sono comunque attive sei Dop e nel territorio operano aziende che producono e imbottigliano l’olio: di queste 33 saranno presenti al Sol. Il totale delle superfici coltivate è di circa 160 mila ettari su un milione e mezzo di ettari destinati alla coltivazione agricola. Il fatturato del comparto, secondo dati Istat, si aggira intorno ai 180 milioni di euro.

"L’Igp è la strada per qualificare l’olio extravergine di oliva siciliano – afferma Lucio Monte, direttore dell’Irvos, Istituto regionale vino e olio – Un prodotto dalle proprietà organolettiche di rilievo e che grazie all’Igp potrà avere un giusto riconoscimento sia in termini di immagine che di valore economico, anche in ottica di una difesa del mondo produttivo. La produzione in Sicilia finora è stata frammentata e priva di una rete organizzativa, l’Igp potrà dare il giusto input alle aziende per organizzarsi. Inoltre, il disciplinare prevede una tracciabilità che è garanzia per il consumatore e sarà l’Irvos l’ente di certificazione che effettuerà i controlli".

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