Italia

Quattro nomi per la guida delle politiche agricole

Il dicastero di via XX settembre fuori, come sempre, dal totoministri ma ci sarà e si allargherà all'agroalimentare. Le indiscrezioni danno favorito il ministro uscente che dovrebbe così succedere a se stesso ma non è affatto escluso un incarico a un esponente PD

27 aprile 2013 | T N

E' in pieno svolgimento il vortice delle consultazioni, formali e informali, per trovare la quadra del cerchio non solo sui programmi ma soprattutto sui nomi.

Naturalmente, in un contesto di governo di grande coalizione, i veti incrociati si moltiplicano ma si concentrano soprattutto sui big dei rispettivi partiti.

Enrico Letta vorrebbe, ma non è affatto detto che vi riuscirà, che gli ex ministri dei governi Berlusconi, Prodi e Monti non partecipino al nuovo esecutivo. Se svolta, anche generazionale, deve essere, allora che i giovani prendano gli spazi che meritano.

Altre indicazioni di Enrico Letta sono arrivate chiare e forti durante le consultazioni. Chi assumerà l'incarico di governare un dicastero non avrà tempo da perdere e dovrà essere in grado di scaldare i motori degli uffici in tempi rapidissimi.

Quindi nessun neofito nella compagine del governo di larghe intese.

Sarà anche per questa ragione che, nel corso delle consultazioni, spuntato il nome di Paola De Micheli, fedelissima di Letta, all'agricoltura, lo stesso è stato considerato più una provocazione che una proposta concreta, ma la notte dei lunghi coltelli nel partito potrebbe favorirla.

In casa PD, che vorrebbe tenersi il dicastero delle politiche agricole, non si contano infatti i veti incrociati. Il Partito Democratico appare ancora in predi a una crisi di nervi e proprio lo scontro tra i due papabili più forti potrebbe spianare la strada ad altre soluzioni. Angelo Zucchi ed Ernesto Carbone, nell'ordine, sono i due candidati forti del PD al ministero dell'agricoltura. Outsider nella corsa anche Ermete Realacci, che avrebbe il merito di accontentare la sinistra del partito, e Colomba Mongiello, anche in virtù della necessità di assicurare le quote rosa. Cosa accadrà è difficile da sapere.  E' possibile che, per uscire da questa lotta correntizia, Enrico Letta proponga il Ministero di via XX settembre a un altro partito.

Ovviamente il superfavorito della vigilia è Mario Catania. Non più tecnico, infatti è deputato dell'UDC, avrebbe il duplice vantaggio di accontentare i centristi con una poltrona scomoda e considerata di scarso peso. Scomoda perchè, entro qualche mese, la nuova Pac diverrà operativa e potrebbe essere un salasso per il comparto primario italiano e il nuovo ministro si troverà ad affrontare un autunno caldo. Di scarso peso perchè i fondi destinati al Mipaaf sono in diminuzione e questo ministero raramente offre buone opportunità di visibilità politica e mediatica. Pare che la sua candidatura sia stata ufficializzata dalla delegazione di Scelta Civica durante i colloqui con Enrico Letta.

Mario Catania, seppure parta in pole position, dovrebbe potersela vedere con Giancarlo Giorgetti, componente della commissione dei saggi del Presidente Napolitano. Diventerebbe lui il grande favorito nel caso la LEGA NORD decida di entrare nel governo. Al momento Maroni ha escluso questa possibilità ma la Lega, e i suoi leader, hanno abituato a cambi di rotta piuttosto repentini.

Scarse le possibilità che sia un esponente del PDL a guidare il dicastero di via XX settembre. Sono più legate alla possibilità che i veti incrociati tra i partiti rendano troppo complicata l'assegnazione a Catania o a un esponente PD, piuttosto che a una reale probabilità che una candidatura di Paolo Russo possa trovare larghi e unanimi consensi.

Sicuramente fuori dai giochi due esponenti di SEL che invece contavano molto sulla possibilità di accomodarsi al Mipaaf. Dario Stefano e Loredana De Petris saranno all'opposizione.

Nel totoministro alle politiche agricole, dunque, il favorito resta Mario Catania, con, a un'incollatura, alcuni esponenti del PD, tra cui spicca Angelo Zucchi che gode di buone entrature a Bruxelles. Giorgetti e Russo, a parimerito, solo nel caso salti il banco.

Potrebbe accadere? Si tratta di una possibilità remota ma teoricamente possibile. Nel caso, come non pare al momento, Monti decida di impegnarsi in prima persona, è improbabile che a Scelta Civica possano andare tre ministeri di peso. Considerando che uno sarebbe già assegnato all'altro Mario, Mauro, e che in corsa per un dicastero c'è anche Vietti, è chiaro che dovrebbe sacrificarsi Catania. Questo spianerebbe la strada a una candidatura PD che però potrebbe impantanarsi nel fango a causa dei veti incrociati, dando così il via libera al PDL o alla Lega qualora questa decida di entrare al governo in extremis.

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Laura Maria Berti

01 maggio 2013 ore 09:43

Come e' sempre stato,( perche dovrebbe essere diverso ora visto il tipico governo democristiano rappresentato da Letta?) la nomina della neoministra Nunzia De Girolamo e' stata effettuata non nella logica del riconoscimento delle competenze,ma degli equilibri politici e delle spartizioni tra i partiti. Cosa ci possiamo aspettare? Poco o niente. Io sono stanca di dare deleghe in bianco a persone che nn abbiano dimostrato (prima!) di essere competenti. Tutti noi abbiamo nelle nostre storie familiari dei nonni legati ai campi,perche' come paese, abbiamo una storia ed una identita' legata all'agricoltura.

NICOLA BOVOLI

27 aprile 2013 ore 18:21

Abbiamo appena ricevuto l'elenco dei ministri del nuovo Governo Letta. Al Ministero delle Politiche Agricole è stata nominata Nunzia De Girolamo del PDL: Speriamo che le origini contadine di sua nonna da lei enunciate in molte occasioni la aiutino nel difficile compito di difesa e promozione della nostra Agricoltura. Sinceri Auguri al neo-ministro!