Italia
I prodotti a denominazione d'origine argine contro lo sfruttamento dell'immagine nazionale
Un percorso della qualità a cui attribuire un valore. Dop e Igp quali efficaci armi per difendere e tutelare i nostri territori, rilanciare l’agricoltura e vincere la concorrenza sui mercati
03 novembre 2012 | Pasquale Di Lena
Il valore della qualità nei prodotti a indicazione geografica. Era questo il tema del convegno organizzato dal Dipartimento ICQRF (Ispettorato della Tutela della Qualità e Repressioni Frodi dei Prodotti Agroalimentari) e sviluppato sabato scorso al Salone del Gusto di Torino davanti ad un pubblico attento, interessato di produttori, trasformatori e rappresentanti di consorzi di tutela, tra i quali quello del Parmigiano Reggiano e della Mozzarella di Bufala Campana.
Il convegno, coordinato da Nando Cirella, Direttore della rivista “Agricoltura e Innovazione”, è stato introdotto dal Direttore del Dipartimento ICQRF, Dr.ssa Laura La Torre, che, dopo aver portato il saluto dell’Istituto e del Mipaaf, ha riferito degli importanti risultati raggiunti negli ultimi due anni nel campo della Repressione frodi, pari ai venti anni precedenti. Risultati importanti anche nella tutela dei nostri prodotti sui mercati esteri, oggetti, come si sa, di “clonazione”, cioè di sfruttamento dell’immagine. Il valore di questa vera e propria usurpazione è calcolato in sessanta miliardi di euro che l’Italia con i suoi produttori e trasformatori perde. Risultati importanti, grazie a una squadra affiatata – come ha tenuto a sottolineare il direttore della tutela della qualità - operativa sul territorio nell’interesse dei produttori e trasformatori seri, che sono quelli che vengono penalizzati da operazioni di adulterazione e falsificazione, ma, soprattutto, per i consumatori che hanno bisogno di sentirsi garantiti nella scelta della qualità.
Un consumatore che ha modificato sempre più il proprio comportamento nei confronti della qualità, fino a considerarla valore importante di uno stile di vita improntato sulla sobrietà e la moderazione, oltre che su una sana e corretta alimentazione, che solo la qualità può dare.
E questo grazie ai territori quali contenitori di storia, cultura, tradizioni ed espressione di ambienti e paesaggi unici, e, ai nostri bravi produttori e ai loro consorzi di tutela, impegnati a mettere sulla tavola del consumatore del mondo un prodotto contrassegnato con il bollino Dop, Igp o Stg, che riguarda non solo le 246 eccellenze italiane (154 Dop, 90 Igp, 2 Stg) ma anche le 1118 (548 dop, 532 Igp e 38 Stg) riconosciute nei 27 paesi dell’Unione europea.
Un elemento importante per creare a una strategia di marketing capace di informare e formare il consumatore del mondo che, com’è stato detto, sente il bisogno della qualità e di essere garantito nella scelta anche per difendersi dai processi in atto di omologazione che le multinazionali del cibo, dalla produzione, trasformazione e distribuzione stimolano con ogni mezzo.
Il valore della qualità dei prodotti a indicazione geografica è oggi l’arma più efficace per difendere e tutelare i nostri territori, rilanciare l’agricoltura e vincere la concorrenza sui mercati con un’immagine Dop o Igp vincente che stimola la voglia di visitare i luoghi di origine della qualità e, in questo modo, a programmare, organizzare e promuovere un turismo sostenibile in cerca di emozioni e di esperienze da vivere.
L’incontro, partendo da questi temi, ha visto, con noi che abbiamo parlato del percorso della qualità, protagonisti altri relatori: il comandante del nucleo antifrode dei Carabinieri di Parma, Capitano Marco Uguzzoni, che ha illustrato compiti e risultati nonché l’organizzazione della squadra da lui diretta sul territorio italiano; l’illustre enologo Riccardo Cotarella, professore dell’Università della Tuscia di Viterbo che ha parlato della qualità del vino con particolare riferimento alla vendemmia ultima condizionata fortemente dal clima; il professore Vincenzo Peretti, docente dell’Università Federico II di Napoli, che si è soffermato sulle eccellenze di origine zootecnica, in particolare dei formaggi, che, oltre a essere quelli che hanno salvato dall’abbandono totale territori marginali e le nostre montagne, rappresentano, con 1,9 miliardi di euro la quota più alta del nostro export agroalimentare, con il 70% di questi formaggi eccellenze Dop e Igp.
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