Italia
Tecnici spendaccioni? Facciamo i conti in tasca al ministro Catania
Ecco una questione piuttosto delicata in un tempo difficile e arduo come quello attuale. Paradossalmente, proprio in una situazione di crisi economica senza precedenti per il nostro Paese, si sta assistendo a spese fuori controllo, o comunque inopportune. Vediamo perché
21 luglio 2012 | Luigi Caricato
Sia ben chiaro: non è un attacco personale al ministro Mario Catania, persona sicuramente per bene, e tecnico capace, così almeno pare. C’è tuttavia da fare una seria riflessione, riguardo ad alcune spese che di questi tempi grami appaiono piuttosto incomprensibili.
Due settimane fa avevamo messo in evidenza la presenza di ben sei autisti a disposizione del signor Ministro. Sei, a noi comuni mortali paiono tanti, direi anche troppi. Anche perché si tratta di un ministro periferico, seppure non per il peso del portafogli. Periferico giacché l’agricoltura in questo Paese interessa pochi e si può di conseguenza fare di tutto, nel silenzio generale. Il fatto è, però, che quando il danaro è pubblico, e pertanto espressione diretta della collettività, un po’ di cautela non guasterebbe. Sì, perché quando si è in tempi di crisi, anche se nell’insieme può incidere ben poco un sovraccarico di spese, vale comunque l’esempio di un gesto onesto e franco, attraverso il quale far percepire un segnale di vicinanza alla popolazione, la quale subisce come atti di imperio ogni decisione da parte delle istituzioni.
Chi mi conosce sa bene che non sono un giornalista aggressivo, duro, franco e sincero sì, ma non certo aggressivo. Non sto dunque a fare i conti in tasca al ministro Catania, giusto per soddisfare l’onda degli arrabbiati, di chi vorrebbe ad ogni costo indicare nei rappresentanti delle istituzioni i colpevoli della grande crisi. Lo sappiamo bene che le responsabilità sono più diffuse, giacché in tanti hanno in qualche modo inopportunamente goduto di qualche beneficio.
Ebbene, due settimane fa, in maniera alquanto blanda, accennavamo ai sei autisti, e lo facevamo con discrezione, senza esacerbare i toni. Però giustamente andava segnalata l’anomalia. Ciò che amareggia in tutto ciò, è soprattutto il silenzio del ministro Catania. Un silenzio che lo avvicina più ai politici navigati, assai avvezzi ai benefit, che non ai tecnici.
La domanda a questo punto è: perché non ha smentito la presenza – a nostro carico: soldi dei cittadini, accidenti! – di ben sei autisti a sua disposizione?
Quanto meno, per un senso di una pur minima educazione, poteva anche ammettere la presenza di uno stuolo di autisti alle dipendenze di una sola persona. Poteva provare almeno a giustificarne la necessità, anche solo con scuse banali, di circostanza. No, invece: l’arroganza pare che appartenga a tutti, anche ai tecnici. Non c’è motivo di giustificare alcunché. Il potere, insomma, da’ alla testa, e poco importa se da una persona individuata dal professor Monti ci si aspettasse un atteggiamento di discontinuità rispetto al passato.
Ma forse sono io a sbagliarmi. Mi sono instupidito soffermandomi su questioni inutili. Che senso ha, del resto, sapere che a disposizione del Ministro vi siano ben due Bmw, e quattro, diconsi quattro, uomini della Forestale (e tra l’altro pare con doppio incarico), oltre a due civili. Io forse sbaglio, appartengo a un altro mondo. Sbaglio a soffermarmi su simili sciocchezze, perdendo di vista lo sguardo d’insieme. Forse sono incapace di scorgere la nobiltà di un impegno, quello di un ministro della Repubblica italiana che ci mette perfino l’anima nel prepararsi ogni santo giorno e nel farsi scarrozzare da ben sei persone, trascurando magari famiglia, affetti, tempo libero, pur di rimettere in pista l’agricoltura italiana e con essa il Paese.
Ma è proprio così? Sono uno stupido io a pensar male o è la situazione descritta a richiedere delucidazioni?
Il fatto è che in tempi in cui tutti parlano di contenimento della spesa pubblica, sapere che un ministro non politico, ma tecnico – ripeto: tecnico – riesca addirittura a spendere più dei precedenti ministri agricoli, è inaudito. Tutto ciò – credetemi – mi suona un po’ strano. Mi chiedo dunque dove sia mai il contenimento della spesa pubblica. Trovatemi un perché e mi adeguo subito cambiando opinione.
Facciamo alcuni esempi. Procediamo con nomi e cognomi. Così, si scopre che a parte la presenza di ben nove consiglieri a titolo gratuito (Cataudella Stefano, Arnoldi Gianantonio, Ozzi Angela, Paradiso Filippo, Petrillo Pierluigi, Versienti Claudio, Mannelli Sofia, Sanzarello Sebastiano e Flaviano Lozzi), ci sono ben dieci – diconsi dieci – soggetti sicuramente autorevoli nel proprio campo, che hanno invece un incarico retribuito (e sono: Barone Agnese, con € 41.000,00; Giaimo Antonino, con € 22.500,00; Capizzi Marianna, con € 36.000,00; Macchioni Monica, con € 22.500,00; Pulvirenti Angelo Giovanni, con € 36.000,00; Randazzo Luigi, con € 36.000,00; Sticchi Damiani Saverio, con € 63.000,00; Tomassetti Alessandro, con € 40.000,00; Carbone Ernesto, con € 70.000,00; e Gizzi Lucia, con € 45.000,00) mi chiedo allora come sia possibile che si debba ricorrere a un squadra così numerosa e ben remunerata, nonostante i tempi di crisi. Tutto questo danaro potrebbe salvare tante situazioni ormai ingovernabili.
Ora, non si discute certo sulla bravura di tali soggetti, mi chiedo tuttavia se nel gran numero di teste pensanti a carico del Ministero alle Politiche agricole – quindi mi riferisco a un personale già retribuito e con solida esperienza sulle spalle – non vi siano soggetti con le caratteristiche di tali consulenti esterni. Consapevole del fatto che nel Ministero vi siano persone molto qualificate, per quale motivo – mi chiedo, e vi chiedo – si sia dovuto attingere all’esterno. Ma chiedo soprattutto – con dolore, con grande sofferenza d’animo, con rabbia mista a indignazione, con un pianto che si stringe in gola e si rifiuta di far sgorgare lacrime, perché in fondo occorre essere pur forti, e continuare a credere in questo Paese ormai alla deriva – se abbia senso tutto questo fluire inarrestabile di danaro pubblico. Ha davvero senso tutto ciò, mi chiedo e vi chiedo
Quel che più soprende, è che tali spese siano ben più elevate rispetto a gestioni precedenti.
I consiglieri a titolo gratuito sono a titolo gratuito, d’accordo; e io, da persona per bene quale sono, non ho alcun dubbio in merito. Nemmeno lontanamente mi sorge il dubbio che tali consulenti non lo facciano per la gloria, gratis et amore dei. Sono certo, certissimo, che tali consulenti gratuiti non vengano in alcun modo ricompensati con altri incarichi, magari in qualche commissione o ente. No, questo no. Credo, o almeno spero, che sia così. Tuttavia mi chiedo, e vi chiedo: ma com’è possibile che un ministro allke Politiche agricole abbia a disposizione ben quattro – diconsi quattro – vice capi di gabinetto Io non sono un esperto capace di addentrarmi nei meandri del Ministero, ma a occhio e croce, pur nella mia disattenzione e scarsa conoscenza dei meccanismi, so che un numero così esorbitante di vice capi ganinetto non c’era mai stato nel Mipaaf.
Chiedo di essere smentito qualora sbagliassi. Solo mi chiedo: perché quattro vice gabinetto? Perché così tanti?
D’accordo, i quattro vice capi gabinetto (Gizzi Lucia, Sticchi Damiani Saverio, Carbone Ernesto e Ferrera Donatella – quest’ultima anche viceprefetto) sono impegnati nell’affiancare il capo di gabinetto Corradino Michele, e in quanto tali non percepiscono alcun compenso aggiuntivo, ma una spesa per l’esercizio delle loro funzioni ci sarà pure. Non lo so, chiedo: dispongono di autisti? Usufruiscono, immagino, di rimborsi spese. Insomma, qualche capitolo di spesa aggiuntivo ci sarà pure, o lavorano per risollevare anche loro le sorti del Paese gratis et amore dei?
Ebbene, io sarò forse eccessivo, mi chiedo tuttavia se tutto ciò abbia un senso. Soprattutto di questi tempi. C’è bisogno di contenere i costi? Conteniamoli. Non ci siano figli e figliastri.
Di fronte a certa spavalderia, si comprende benissimo come mai questo Stato si stia rovinosamente sfaldando. Un mio lettore di Como, produttore d’olio in vacanza nell’Imperiese, mi chiede come mai l’oliveto sperimentale di Imperia stia in avanzato e progressivo abbandono; lo stesso vale per l’oliveto abruzzese dell’Istituto sperimentale di elaiotecnica; come pure, stesso discorso vale per altri storici punti di riflerimento di altrettanti ambiti del settore agricolo, e noi, noi cosa facciamo? Assistiamo impotenti a un degrado che è anche morale? E’ accettabile tutto ciò?
Ditemi voi, confortatemi, datemi un segno di speranza. Signor Ministro, per favore: risponda, spieghi le sue nobili ragioni. La capiremo, non staremo certo con il dito puntato in eterno, ma si faccia almeno sentire, motivi pure i suoi elevati costi d’esercizio, se tali lo sono per davvero.

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Accedi o Registratipaolo golfrè andreasi
21 luglio 2012 ore 15:08Se si vuole parlare degli sprechi ministeriali ci sarebbero enciclopedie da scrivere. Dal contratto del dominus gulinelli a 330.000 eur anno con 144 mesi di preavviso licenziamento, a tutti i dirigenti assunti non per merito o per concorso ma per raccomandazione. Il punto cruciale caro dott. Caricato , e' conoscere genesi e curriculum di Catania. E se si vuol conoscere la genesi non si può non riferire del gran burattinaio de Castro, colui che all'oscuro dei cronisti di settore domina con propri uomini tutta l'agricoltura. Da Catania ministro a carbone pres. Sin, deserti ex capo segreteria tecnica, tampieri direttore unico agea
massimo occhinegro
24 luglio 2012 ore 19:03Tutta la classe politica italiana nonché i dirigenti pubblici guadagnano molto di più rispetto alla media europea e non solo. La ragione sottostante e' nel diverso sentire tra essere e avere. Ossia in quasi tutti i Paesi Europei e non , prevale l'essere ossia il prestigio di occupare certe posizioni. Da Noi e' sempre prevalso l'avere , il possedere come filosofia di potere. Ormai pero' il piatto e' colmo ed e' necessaria una seria riflessione ma soprattutto sono indispensabili fatti prima che sia troppo tardi. Un esempio il governatore della Banca d'Italia guadagna, mi pare più del doppio rispetto al pari governatore della Banca nazionale tedesca. Mi pare che questo esempio emblematico per esprimere il concetto che non possiamo più permetterci tutto questo. Rischiamo seriamente di arretrate di molti decenni nello stato dell'economia.