Italia
Settimana di passione per l'extra vergine
Le brutte notizie dall'estero. Le polemiche dall'Italia. Il problema di quotazioni troppo basse inquieta le maggiori organizzazioni di categoria ma manca una prospettiva
02 giugno 2012 | Alberto Grimelli
E' rimbalzata anche in Italia la notizia, apparsa sul Financial Times, relativa al crollo dei prezzi dell'extra vergine, tornati ai livelli di dieci anni fa. Il giornale economico ha ripreso recenti comunicazioni del Coi e del Copa-Cogeca, dando un rilievo internazionale a una crisi che stava invece passando inosservata ai più.
Considerando che un articolo sul FT non può passare senza un commento, in Italia non sono mancate reazioni e polemiche.
“Ancora una volta l’olio di oliva italiano si scontra con la super produzione spagnola, che ha superato la soglia di 1,4 milioni di tonnellate per la campagna 2010/2011 e che influenza l’andamento dei prezzi in quest’ultimo periodo”. Lo sottolinea con preoccupazione Confagricoltura a proposito della flessione delle quotazioni dell’olio spagnolo, talmente incisiva da costringere l’Unione europea ad attivare l’apertura dello stoccaggio privato anche per le categorie vergine ed extravergine.
Il crollo dei prezzi alla produzione del 19% nel primo trimestre del 2012 è dovuto al fatto che viene spacciato come Made in Italy olio di oliva importato e non certo al crollo dei consumi che, al contrario, in Italia sono aumentati del 4,2% , mentre la produzione si è ridotta addirittura del 6% nell’ultima raccolta. La crisi di mercato dell’olio di oliva, secondo Coldiretti, è una realtà le cui motivazioni per l’Italia vanno ricercate nella mancanza di trasparenza sulla provenienza dell’olio di oliva in vendita.
Colpa della superproduzione spagnola o delle norme? Abbiamo chiesto il parere anche di Claudio Ranzani, direttore Assitol.
- La situazione del mercato dell'olio sta generando continui allarmi e allarmismi. E' crisi di prezzi o crisi di mercato?
Penso che si tratti di una crisi dei prezzi aggravata da una situazione di crisi del mercato.
- I produttori lanciano grida d'aiuto per quotazioni ai limiti della sussistenza. Gli industriali sono alle prese con crisi dei consumi interna e rallentamento dell'export. Di chi è la colpa? Del competitor spagnolo? Delle frodi e sofisticazioni? Di regole confuse?
Secondo le ultime rilevazioni dell’Agenzia nazionale dell’olio d’oliva, la Spagna può contare su una produzione complessiva pari a oltre 1.600.000 tonnellate di olio. Un quantitativo enorme. Tuttavia, la Spagna non è l’unico paese a registrare numeri ragguardevoli: sia in Paesi di tradizione olearia come il nostro o come il Portogallo, che ha puntato su nuove piantagioni, sia nei Paesi terzi, che hanno messo a frutto investimenti importanti, la produzione ha raggiunto ottimi livelli. La crisi economica, che non agevola i consumi e aggrava i problemi dovuti alla grande offerta d’olio sul mercato, spiega il livello basso dei prezzi e danneggia soprattutto i prodotti dal costo più elevato
- A proposito di regole. Le esigenze legislative dell'industria e del mondo produttivo sono assai diverse. L'industria vuole un sistema burocraticamente snello e poco costoso. Il mondo produttivo chiede norme che proteggano l'alta qualità e ne tutelino l'immagine. Esigenze diverse in ragione di mercati diversi: massa e nicchia. Non sarebbe opportuno quindi rimodulare l'assetto legislativo affinché, sotto l'unico cappello della definizione merceologica “olio extra vergine d'oliva”, si soddisfino queste differenti esigenze?
Per essere precisi, un industriale vuole sì il minimo di burocrazia e di costi, nell’interesse del consumatore, ma richiede anche una normativa chiara e semplice, che definisca i requisiti fondamentali del prodotto e controlli efficaci, a tutela di tutti gli operatori corretti. Una legislazione ideale, inoltre, dovrebbe dare spazi adeguati per individuare e, quindi, comunicare i vantaggi qualitativi che si offrono al consumatore. L’attuale normativa, invece, mi pare avere aspetti farraginosi, tali da rendere più complicata l’attività imprenditoriale. E a proposito di qualità, è impensabile qualsiasi investimento in questo senso se non può essere comunicato al consumatore.
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