Italia
Blocco autotrasporti. Parte la stima dei danni
Bilanci diversi a seconda delle prospettive e delle organizzazioni sindacali che sono però piuttosto concordi nell'affermare che la perdita per l'agroalimentare italiano è di 200milioni di euro
28 gennaio 2012 | C S
Oltre centomila tonnellate di frutta, verdura, fiori e latte buttati o rovinati, duecentomila ore di lavoro perse nella raccolta, magazzinaggio e lavorazione dei prodotti e 200 milioni di euro di danni nella filiera agroalimentare mentre i consumatori in una settimana hanno tagliato del 30 per cento gli acquisti di frutta e verdura che sono venuti a mancare dagli scaffali dove i prezzi sono anche raddoppiati per alcune categorie di ortaggi. E questo il bilancio dei danni provocato dallo sciopero dei Tir tracciato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini che sottolinea l’importanza del ritorno alla normalità nella circolazione autostradale.
Al danno economico immediato va aggiunto - sottolinea Marini - quello futuro dovuto al fatto che le produzioni di paesi concorrenti come la Spagna nell’ortofrutta o dall’Olanda per i fiori hanno sostituito il Made in Italy sugli scaffali della grande distribuzione europea. Ovunque - continua Marini - si segnalano un preoccupante calo degli ordinativi dall’estero e difficoltà per gli agricoltori che oltre alla perdita per il prodotto deprezzato o svenduto sono costretti ad accollarsi anche il costo dello smaltimento dei prodotti non piu’ commercializzabili.
I blocchi degli autotrasportatori iniziano a ridursi, ma ci vorrà più di una settimana per ritornare alla normalità. Intanto però sale la conta dei danni provocati dal fermo della circolazione, dato che in Italia l’88,3 per cento delle merci viaggia su strada e 9 prodotti alimentari su 10 percorrono più di una “Mille Miglia” per arrivare dal campo allo scaffale del supermercato. Le prime stime sono da brivido: considerando tutte le attività paralizzate dallo sciopero dei tir, dalla coltivazione alla raccolta, dalla trasformazione alla vendita nella Gdo, la perdita secca per l’intera filiera agroalimentare italiana arriva a 200 milioni di euro, di cui praticamente la metà ricade solo sull’agricoltura. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, sulla base di dati raccolti sul territorio nazionale.
Ancora oggi due aziende ortofrutticole su tre non riescono a conferire il prodotto. Una situazione che riguarda in primo luogo la Sicilia -sottolinea la Cia- e poi tutto il Centro e Sud Italia. Va ricordato, infatti, che la produzione ortofrutticola nazionale è distribuita soprattutto in questa macroarea del Paese, dove si colloca il 70 per cento del valore commerciale e dove peraltro la rappresentatività di queste colture è dominante sulle altre produzioni agricole con il 57 per cento (contro il 23 per cento al Nord).
Tutto questo spiega l’effetto devastante che ha avuto il fermo dei tir sul settore primario, che ad oggi ha perso una cifra vicina ai 100 milioni di euro -continua la Cia-. Non riuscendo più a stoccare i prodotti né a consegnare le merci rispettando tempi e contratti di filiera, gli agricoltori, in primis siciliani, si sono trovati a dover pagare un dazio “d’oro”. E non c’è solo il danno commerciale immediato, c’è anche quello a lungo termine legato alla perdita di commesse estere, a tutto vantaggio dei nostri competitor stranieri. Da quando è cominciata la protesta dei tir, infatti, le importazioni di ortaggi da paesi come Spagna e Maghreb sono già aumentate del 30 per cento.
La conferma delle gravissime perdite che l’agricoltura sta subendo dallo sciopero degli autotrasportatori arriva dai dati raccolti da Confagricoltura nel settore della distribuzione: si stima che, a livello nazionale, venga consegnato ai punti vendita della GDO circa il 60% del quantitativo medio abituale di prodotti deperibili, come carne, ortofrutta, formaggi.
In altre parole un calo del 40% dovuto ai blocchi stradali di questi giorni, che impedivano agli agricoltori di trasferire le loro produzioni dalle aziende ai mercati e, in molti casi, anche alle aree di stoccaggio dotate di celle frigorifere.
Mancate vendite e mancati guadagni che si ripercuotono direttamente sulle imprese agricole, la cui produzione sta deperendo fino a dover essere distrutta, oltretutto con gravi problemi e costi di smaltimento.
Inoltre, a causa di questa situazione, sono sospese molte attività che impegnano manodopera stagionale, come la maggior parte delle operazioni di raccolta. Un fatto che ha gravi ripercussioni sui lavoratori: Confagricoltura infatti stima che, dall’inizio dei blocco dei Tir, la perdita complessiva superi le 500 mila giornate di lavoro, pari a 30 milioni di euro di retribuzione, più di 3 milioni al giorno.
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