Italia

Alchil esteri troppo elevati nel regolamento europeo? Verifichiamolo

La provocazione e la sfida lanciata dai frantoiani dell'Aifo è: al via una nuova ricerca per abbassare i limiti. Per ora "è evidente che in tutti gli organismi collettivi qualsiasi decisione è frutto di un compromesso"

12 marzo 2011 | T N

Purtroppo, secondo i frantoiani dell'Aifo, nel nostro Paese si è venuto consolidando un costume secondo il quale di fronte a qualsiasi evento della vita collettiva si accende subito una polemica che inevitabilmente finisce nel “da che parte stai”. Non si riflette sul merito della notizia, non si ragiona e ci si confronta sui contenuti dell’evento, si preferisce dar vita a polemiche e grida per poi passare subito alla conta se stai con i guelfi o con i ghibellini.
L’ultimo caso è appunto quello del nuovo metodo di analisi sulla valutazione degli esteri metilici ed etilici degli oli dalle olive contenuto nel nuovo Regolamento 61/11.
Si è subito formato il partito dei favorevoli e quello dei contrari e per ambedue gli schieramenti sono scesi in campo i pezzi da 90: da una parte lo Slow Food e la Coldiretti per gridare allo scandalo di un metodo di analisi che, fatto per scoprire la truffa dei deodorati in realtà li favorisce, dall’altra l’Assitol e il Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo per dire che questo nuovo metodo è un vero filtro antifrode.

Il primo dato certo, secondo Aifo, è che L'efficacia della ricerca italiana è stata molto alta, in quanto ha messo a punto e proposto il miglior metodo attualmente esistente al fine di identificare: oli deodorati in miscela a oli extra vergini di oliva e oli dalle olive di qualità chimico-fisica e sensoriale molto bassa.

Mentre da una parte la metodologia è stata proposta da un efficiente staff di esperti chimici nazionali ed europei, dall'altra, la valutazione e la decisione nella scelta dei limiti di "funzionalità" e/o "applicabilità" legale del metodo è avvenuta in sede comunitaria, davanti a tutti gli Stakeholder del comparto. Ciò
vuol dire che alla decisione hanno partecipato (o avrebbero dovuto partecipare) i diversi soggetti della filiera olivicolo-olearia, in quanto rappresentanti delle diverse associazioni imprenditoriali, presenti nel Comitato Consultivo (l’Aifo non ha un posto al tavolo di Bruxelles).
Ora se, dopo quattro anni di sperimentazioni e di confronto, si giudicano inadeguati, o troppo alti, i limiti fissati dal Reg.to 61/11 (ripetendo ciò che la delegazione italiana aveva sostenuto in sede COi) niente di male. E’ del tutto evidente ed ovvio che in tutti gli organismi collettivi qualsiasi decisione è
frutto di un compromesso: ciò che si ha il dovere di verificare è se il compromesso salvaguarda la validità del nuovo metodo o, e fino a che punto, ne compromette l’efficacia.

L'Aifo, quindi, conferma che il nuovo metodo di analisi è uno strumento utile e necessario ad ostacolare la truffa dell’olio deodorato. Dobbiamo prendere atto che per introdurlo nei regolamenti comunitari è stato necessario raggiungere un compromesso sui limiti degli alchil esteri che, come sostengono tutti i ricercatori italiani e come sanno tutti i frantoiani, sono troppo alti.

L'Aifo si farà quindi protgonista di una ricerca, al fine di tenere vivo il confronto al fine di migliorare il compromesso raggiunto, mettendo sul tavolo 1000 analisi di olio di frantoio per dimostrare che è possibile portare il limite da 75 mg/Kg a 30 mg/Kg per spingere davvero in un angolo la possibilità di perpetrare frodi.

"Chiediamo a tutte le associazioni imprenditoriali della filiera dell’olio - ha dichiarato il presidente Gonnelli - di espellere dalla propria organizzazione quelle imprese, piccole o grandi che siano, che producono o importano e distribuiscono sul mercato nazionale miscele che contengono “oli di bassa qualità”."

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