Gastronomia

Il grasso che non ingrassa. Il falso mito della "leggerezza"

Ecco come sono stati ingannati gli italiani. La pubblicità, a partire dagli anni Cinquanta, ha illuso le masse, spingendole all'acquisto di oli di semi e margarine, senza che nessuno facesse o dicesse nulla in proposito

27 giugno 2009 | Luigi Caricato



Giova ribadirlo: affinché il passato lasci alla fine qualcosa in noi, è bene sempre rammentare ciò ch'è accaduto.

Quando si esibisce, a sproposito, il falso mito della leggerezza, c'è sempre un motivo.
Quando alcuni definiscono impropriamente "pesante" l'olio di oliva, e più di tutti l'olio extra vergine di oliva, c'è pure un motivo.
Per questo una piccola lezioncina di storia non guasterebbe.

C'è infatti seriamente da riflettere sul grande battage pubblicitario che ha avuto luogo a partire dagli anni Cinquanta, e che ha riguardato sia gli oli da seme, sia - e peggio ancora - le margarine.

Qui di seguito riportiamo il testo della pubblicità di una nota margarina, la Foglia d'Oro Star.

Sul settimanale "Epoca" del 1959, diretto allora da Enzo Biagi, si legge un invito all'acquisto dai toni altisonanti che sconcerta - visto che tutti oggi sappiamo quanto valgano sul piano nutrizionale le margarine. Però in quegli anni vissuti allo sbaraglio, senza reali tutele per il consumatore, accadeva di tutto.

Ed ecco il testo della pubblicità:

Margarina Foglia d'Oro STAR, rende i cibi (compresi i fritti) "più leggeri"...
per questo... ha incontrato subito un'accoglienza trionfale presso le massaie di tutta Italia. In milioni di cucine, Foglia d'Oro domina, perché è il condimento moderno che permette di evitare grassi pesanti e mantiene giovani...


Da qui, inevitabilmente, l'ingiusta nomea attribuita all'olio ricavato dall'oliva. Il fatto che sia ritenuto più pesante è il frutto delle forti influenze esercitate dalla pubblicità sulle masse. Influssi - inutile dirlo - che si notano ancora oggi nelle generazioni allevate in quegli anni. Come per dire che niente, alla fine, è frutto del caso.

Nessuna intenzione di criminalizzare la margarina in questione, sia chiaro; e neppure gli oli di semi. Ma, d'altra parte, erano altri tempi, vi erano altre modalità, piuttosto aggressive, nel fare propaganda. Tutto va contestualizzato, certo, ma è comunque necessario meditare su ciò ch'è accaduto.

Giovanni Goria e Bruno Massa, in Grasso magro (Rizzoli, 1990), riferiscono non a caso delle ben orchestrate campagne scientifico-pubblicitarie concepite per lanciare i consumi degli oli di semi. Sul fronte della promozione, dunque, i condizionamenti sono stati davvero pesanti: altro che mito della "leggerezza"!

Siamo altrettanto sicuri che oggi non vi sia più la stessa forma di condizionamento di quegli anni folli, soprattutto con alcuni prodotti, poco indagati, della dietetica, o, peggio ancora, di quegli alimenti un po' troppo frettolosamente spacciati per salutistici?
Riflettete un poco, e regolatevi di conseguenza.

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