Gastronomia
L'olio di oliva re delle tavole alla corte di Federico II

Il primo manoscritto che contiene le origini della cucina italiana è quasi tutto fatto di ricette a base di olio d’oliva. Siamo nella prima metà del Duecento, alla corte di Federico II, e anche se era germanico Federico non usava il lardo perché la sua grande passione era l’olio
03 febbraio 2025 | 09:00 | C. S.
Alle origini della cucina italiana c’è l’olio d’oliva. Persino Federico II – nonostante le sue origini germaniche - preferiva di gran lunga l’olio d’oliva al lardo. A raccontare questo aneddoto è il prof. Marino Niola antropologo dell’Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa” ospite del talk “Olio, ambiente, paesaggio, identità e turismo” organizzato dall’Associazione nazionale Città dell’Olio in collaborazione con Pugliapromozione in occasione di EVOLIO Expo, la fiera internazionale B2B organizzata da Senaf e sostenuta dal Dipartimento di Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale della Regione Puglia, Pugliapromozione (Agenzia Regionale del Turismo) e Associazione Nazionale Città dell’OIio in corso alla Nuova Fiera del Levante.
“Il primo manoscritto che contiene le origini della cucina italiana - spiega Niola - è quasi tutto fatto di ricette a base di olio d’oliva. Siamo nella prima metà del Duecento, alla corte di Federico II, e anche se era germanico Federico non usava il lardo perché la sua grande passione era l’olio. Questa è solo una delle tante testimonianze del fatto che all’origine della cucina italiana c’è l’olio d’oliva”
“Quello che dobbiamo trasmettere alle persone è che l’olio non è solo un condimento, è la vita. L’olio non condisce, condice, perché racconta un territorio. È la vera anima del territorio. Quando gli antichi popoli come i romani, volevano costruire una città usavano l’olio, quando la volevano distruggere usavano il sale. L’olio è dunque l’essenza della civiltà mediterranea, della civiltà antica e di quella moderna, non a caso il nome del Dio dei cristiani, Christos, in greco significa “unto” e Cristo viene catturato nell’orto dei Getsemani, che è una parola ebraica che vuol dire frantoio. Quindi tutto il nostro immaginario, la nostra religione e la nostra identità sono fatti di olio” conclude Niola.