Gastronomia
CHEF E SOMMELIER ITALIANI? MOLTO MEGLIO DI STAR DEL CINEMA E DELLA TV
Secondo uno studio dell’Osservatorio S.Pellegrino cambiano le tendenze rispetto ai big più citati e osannati dalle testate internazionali. Vince l'italian style del buon cibo. Molti gli articoli dedicati alla nostra gastronomia nel corso del 2004. Presentiamo i nomi dei più citati, da considerare a tutti gli effetti dei veri ambasciatori del nostro Paese all'estero
05 febbraio 2005 | C. S.
Un tempo erano i Fellini, Mastroianni, Loren e De Sica gli italiani più citati e osannati dalle testate internazionali. Oggi il ruolo di star spetta invece a chef e sommelier, figure a tutti gli effetti considerate come i nuovi volti d’Italia, quali riconosciuti testimonial dell’Italian style.
Sono oltre 230 gli articoli che negli ultimi tre mesi del 2004 i media internazionali hanno dedicato all’enogastronomia italiana. Non si contano invece le citazioni apparse sui siti web, laddove si fa riferimento all’alta cucina.
Ma chi sono i nuovi ambasciatori dell’Italia all’estero? Da Moreno Cedroni, esaltato dal “New York Times” come l’inventore del sushi all’italiana, a Enrico Bernardo, eletto miglior sommelier del mondo e lodato da “Le Figaro” come l’italiano che insegna a bere ai francesi, per arrivare infine allo chef Antonello Colonna, definito dal “L.A. Times” come l’ottavo re di Roma.
Una vera moda? Già, è quanto emerge da uno studio promosso dall’Osservatorio S.Pellegrino, in occasione del congresso “Identità Golose”, il primo appuntamento di rilievo dedicato alla cucina d’autore.
Lo studio, realizzato tra settembre e dicembre 2004, si è avvalso di un accurato monitoraggio su oltre 150 testate internazionali tra le più lette in Usa, Inghilterra, Francia e Spagna, oltre poi a mille siti internet.
Lo studio ha analizzato la presenza di chef, sommelier, produttori italiani sulle testate in esame e i “toni” con cui venivano descritti.
Geniali, super creativi e cultori dell’Italian life style
I nomi dell’alta ristorazione nell’arco dei mesi in cui è stato condotto lo studio, sono stati citati in oltre 230 articoli, tra recensioni, citazioni o pezzi interamente dedicati. A dimostrare il maggior interesse nei confronti dei maghi dei fornelli italiani sono state soprattutto le testate Usa in cui è stato rilevato il 65 per cento degli articoli totali sugli chef.
Subito al secondo posto emergono le nuove stelle della sommellerie, oltre naturalmente ai più importanti produttori di vini, con il 47 per cento degli articoli.
Grande attenzione è stata riservata anche ai prodotti tipici italiani. Il numero di articoli è minore rispetto alle altre due categorie, perché in questo caso non sempre viene citato il produttore, ma si parla semplicemente della zona di provenienza. In ogni caso, a loro è dedicato il 32 per cento degli articoli totali.
Quali sono “le virtù” riconosciute all’alta ristorazione italiana? I complimenti si sprecano, a partire dall’esaltazione dell’alimentazione mediterranea e dei suoi ingredienti più tipici scelti dai grandi chef (cosa su cui punta ben il 67 per cento degli articoli loro dedicati), o, come li definisce il “Chicago Tribune” i nuovi maestri del gusto internazionale. E proprio sull’attenzione nella scelta degli ingredienti sono un ottimo esempio il tedesco “Stern”, che dice la cura della cucina italiana nasce dalla indiscutibile qualità dei suoi ingredienti, o l’inglese “Sun” che parla di selezione quasi scientifica dei prodotti che si utilizzano nelle cucine dei ristoranti italiani.
Il 53 per cento degli articoli dedicati agli chef esalta la capacità di unire la tradizione con novità sempre capaci di sorprendere, come ad esempio fa il “The restaurant Issue”, che parla di tradizione millenaria che viene rivisitata dalla creatività degli chef italiani. Gli chef italiani vengono insomma descritti come dei veri artisti e i loro piatti paragonati ad opere d’arte (47 per cento degli articoli) come fa il “The Guardian”: piatti come quadri del gusto.
Allo stesso modo quando si parla di vini, sia per quanto riguarda i sommelier che per i produttori gli aggettivi spaziano da qualità e preparazione indiscussa (51 per cento degli articoli dove si parla di vini e sommelier), a al top, in grado di competere con i migliori prodotti internazionali (43 per cento), e spesso in questo caso il riferimento più o meno esplicito è alla Francia.
Per quanto riguarda i prodotti tipici le espressioni più ricorrenti sono soprattutto quelle di stupore” (59 per cento) e sincero entusiasmo (37 per cento) per sapori mai provati prima.
Ma chi sono i “signori della dining exprerience”?
Cedroni tra i più citati per creatività e look. Tra i sommelier l’astro nascente il giovane campione del mondo, Enrico Bernardo. Fare una classifica è molto difficile: sono numerosissimi gli chef e i personaggi dell’enogastronomia italiana citati negli articoli internazionali monitorati dall’Osservatorio S.Pellegrino.
Spiccano però alcuni nomi, come Moreno Cedroni, citato nel 45 per cento degli articoli dedicati ai grandi chef italiani. Di lui vengono esaltate le doti creative e di grande innovazione (nel 43 per cento degli articoli e nelle citazioni che lo riguardano), ma si parla anche del suo look (18 per cento delle citazioni), come fa lo spagnolo “El Pais”: …lo si può riconoscere tra mille grazie alle coloratissime bandane che sono diventate in tutto il mondo quasi un marchio di fabbrica.
Molto amato, soprattutto in Usa, è anche Antonello Colonna (citato nel 36 per cento degli articoli), chef romano di cui il “New York Times” dice capace di esaltare la tradizione dei sapori della cucina romana con un estro unico. Citatissimo anche Gualtiero Marchesi: l’antesignano degli chef-star si è conquistato citazioni nel 21 per cento degli articoli sugli chef, amato soprattutto in Francia, come dimostrano le numerose citazioni su “Le Figaro”. Ma tra i portabandiera del gusto italiano non mancano nomi come Corrado Assenza, del Caffè Sicilia, con citazioni in più del 7 per cento degli articoli, la cui cucina è esaltata in un articolo del “New York Times” con aggettivi quali “squisita”, “eccezionale”, “incomparabile”, Ciccio Sultano de Il Duomo di Ragusa (presente nel 5 per cento degli articoli). Numerosi gli articoli che parlano di Heinz Beck, de La Pergola di Roma, italiano non d’origine, ma sicuramente di adozione, di Nadia Santini de Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio e Norbert Niederkofler del St. Hubertus di San Cassiano in Alto Adige. Presenti in media nel 4 per cento degli articoli dedicati all’alta gastronomia, così come Carlo Cracco.
Per quanto riguarda invece il mondo del vino, emergono i nomi di sommelier e di produttori del Bel Paese, sempre più apprezzati, oltre che in Usa e in Inghilterra, anche in Francia. Da Marchesi de’ Frescobaldi, citati come produttori nel 10 per cento degli articoli dove si parla di vini italiani, ad Angelo Gaja con i suoi vini, che colleziona ben il 9 per cento degli articoli. Ad emergere con sempre maggiore frequenza nei contesti internazionali sono però i nomi di grandi sommelier italiani: da Giuseppe Vaccarini, il guru dei sommelier italiani a Enrico Bernardo, il giovane italiano vincitore del titolo di miglior sommelier del mondo, che da solo, tra citazioni e interviste, si conquista ben il 16 per cento degli articoli dove si parla di vini o di enologia. Lo stesso “Le Figaro” parla di lui, che attualmente è capo sommelier al prestigioso Le Cinq di Parigi, come dell’Italiano che insegna ai francesi a bere. E se tanto si parla di prodotti tipici, soprattutto nelle querelle tra prodotti veramente italiani e quelli “copiati”, è raro che venga citato anche il nome del produttore. Un’eccezione è quella di Fausto Guadagni (titolare della Ladreria Colonnata) citato nel 8 per ceno degli articoli sui prodotti tipici, come vero custode del sapore unico del lardo di Colonnata.
Fonte: Prisca Peroni, Angela Genco