Economia
Le vendite di cibo biologico nella Grande Distribuzione italiana
          Più della metà delle vendite di cibo biologico avvengono in Grande Distribuzione, secondo BioBank, con un peso sempre più rilevante delle private label
20 luglio 2024 | C. S.
A trainare le vendite di cibo bio è sempre di più la grande distribuzione.
In dieci anni la quota della GDO sulle vendite bio è cresciuta quasi della metà (dal 40 al 58%), mentre quella dei negozi bio si è ridotta di oltre un terzo (dal 36 al 23%), analogamente a quanto accade in Germania e Francia. Ormai consolidata l’offerta di prodotti bio a marchio del distributore (Mdd) nelle 24 catene censite da Bio Bank nel 2023.
Tra supermercati e discount, più una catena di drugstore, queste referenze ruotano intorno alle 6mila (come nel 2022), pari al 29% delle circa 21mila totali stimate tra private label e altri marchi.
Salgono a 12 le catene con prodotti equosolidali nelle proprie marche, con oltre 130 referenze, e a 15 quelle con cosmesi naturale o bio certificata, con più di 1.000 referenze.
Bastano quattro dati chiave, tra quelli presentati da Circana e The European House - Ambrosetti a Marca, per inquadrare il peso del bio nella Gdo e il ruolo trainante delle Mdd per il bio in Italia:
• l’80% delle vendite alimentari è in GDO, mentre per il bio la quota della GDO è al 58%,
• il 31,5% delle vendite nella GDO è costituito da prodotti Mdd, mentre per il bio la quota di vendite con le private label è del 46,7%.

Negozi bio: l’identità e i valori del bio
La nuova mappa dei negozi bio in Italia è ormai ridefinita, dopo sei anni di calo consecutivo del numero di attività e la progressiva riduzione del numero di catene specializzate. Dal 2017 si sono persi oltre 400 negozi (-28,8%).
Secondo il censimento Bio Bank nel 2023 i negozi sono infatti scesi a 1.022 (-7,8% sul 2022), tornando ai livelli del 2003. Quasi invariata invece al 41% la quota di punti vendita in rete. La pressione sul canale specializzato resta altissima per la concorrenza dei discount in primis, ma anche di supermercati e commercio online. Quale ruolo allora per i negozi bio? Restano imbattibili nell’assortimento, inarrivabili nel fresco, insostituibili nel rappresentare l’identità e i valori del bio.

Il ruolo centrale dell’alimentazione bio
Tutto sta cambiando e per il bio la grande sfida è entrare nel cambiamento mantenendo la spinta valoriale e il posizionamento identitario. E anche la capacità di innovazione, fonte di ispirazione per tutto l’agroalimentare. La grande distribuzione raccoglie frutti di un albero che non ha piantato. Compito del movimento bio è mantenere vivo quell’albero e continuare a vivere dei suoi frutti. Lunga vita allora agli specializzati, canale elettivo ma non esclusivo, perché il bio gira ormai su tutti i canali, viaggiando per il mondo. Sempre più aziende producono per la marca del distributore: non solo quelle che hanno diversificato nel bio, ma anche pionieri e realtà storiche.
L’approccio al bio però non può essere che strategico, mai ideologico. Le scelte tattiche o opportunistiche non hanno respiro, visione, futuro. E questo vale sia per la Gdo sia per le aziende. Serve una progettualità comune verso la transizione ecologica, dove l’alimentazione bio ha un ruolo centrale
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