Economia
Tracciabilità per il grano: dal 1 luglio attivo Granaio Italia

Dopo il crollo delle quotazioni, grazie alle importazioni da Turchia e Russia, anche il grano in Italia avrà la sua tracciabilità obbligatoria. La misura fortemente voluta dalla Cia che tra petizione e mobilitazioni, sollecitava trasparenza sui mercati. Ma la tracciabilità non basta
15 marzo 2024 | C. S.
Il calo dei prezzi del grano continua con forti importazioni da Turchia e Russia che hanno e stanno sensibilmente influenzando i mercati. Un trend che fa invocare da più parti il blocco delle importazioni in particolare dalla Russia per tenere sotto controllo il calo delle quotazioni, ormai arrivate a cifre record.
Seminando grano, tenero o duro poco importa, l'agricoltore ci rimette. E' anche questa la ragione della progressiva diminuzione delle semine e dei tentativi per trovare altre colture con le quali ricavare un giusto reddito.
Cia-Agricoltori Italiani rivendica il “giusto prezzo” ai produttori di grano e per protesta ha deciso di non far partecipare tutti i suoi rappresentanti alle prossime riunioni nelle Borse Merci. Il listino dei cereali è, infatti, ancora in calo e Cia chiede maggior trasparenza sulle giacenze, riconoscimento dei costi di produzione ai cerealicoltori e maggiori fondi per i contratti di filiera. “I cereali sono un asset strategico per la filiera di eccellenza dell’agroalimentare italiano -dalla pasta alle grandi Dop- e gli agricoltori non vanno mortificati con quotazioni al limite della decenza”, dichiara il presidente Cia, Cristiano Fini. Il calo delle quotazioni dei cereali nazionali si registra in tutte le maggiori borse merci italiane. Da Milano a Foggia passando per Bologna e Bari, i prezzi sono di gran lunga sotto i costi di produzione sostenuti dagli agricoltori. Il grano duro è quotato, ormai, poco più di trenta euro al quintale; mentre per il grano tenero i prezzi non superano, da tempo, i 20 euro.
L’Italia importa il 40% del fabbisogno di grano duro, il 65% di tenero e il 55% del mais. Eppure, nonostante la carenza di prodotto nazionale e la continua richiesta da parte dei consumatori di prodotti 100% italiani, le quotazioni dei maggiori cereali sono sempre più mortificanti per gli agricoltori. Oggi, considerando le ultime quotazioni sul grano duro pari a circa 34 euro al quintale e le rese degli agricoltori di circa 30 quintali a ettaro, si arriva di fatto a una produzione lorda vendibile di 1.100 euro a ettaro, ma con costi di produzione di gran lunga superiori ai 1.400 euro a ettaro. I dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari. Anche a causa dei cambiamenti climatici, si prospetta per il Paese un raccolto tra i più bassi di sempre
Granaio Italia parte il 1 luglio
L’attivazione, dal primo luglio, del Registro telematico sulle giacenze dei cereali è quanto di più urgente. Bene, quindi, che il governo abbia stretto i tempi per iniziare a riportare trasparenza sui mercati. Così Cia-Agricoltori Italiani al termini del tavolo dedicato e riunito al Masaf.
La tracciabilità dei grani italiani -torna a dire Cia- è da tempo tra le priorità della Confederazione, a partire dalla petizione nazionale “salva-grano”, arrivata a oltre 75 mila firme, messe nero su bianco sul documento consegnato alle istituzioni, anche in occasione della mobilitazione del 26 ottobre, per porre un freno concreto alla crisi del comparto, tra costi di produzione alle stelle e caro-prezzi.
Granaio Italia rappresenta il riconoscimento del valore del settore, a salvaguardia dei cerealicoltori, a promozione del vero Made in Italy, a tutela della qualità per i consumatori. Ora è fondamentale che la tracciabilità non sia solo una responsabilità degli agricoltori, ma dell’intera filiera.
Prossimo passo -ricorda Cia- l’introduzione di uno strumento di certificazione dei costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione. In gioco il nostro patrimonio cerealicolo, materia prima d’eccellenza per la pasta, simbolo del Made in Italy nel mondo con quasi 4 milioni di tonnellate di produzione nazionale annua e un fatturato sui 7 miliardi di euro.
“Le quotazioni in forte diminuzione e l’aumento dei costi di produzione potrebbero portare a un drastico calo delle semine di grano duro. Gli imprenditori chiedono trasparenza ed efficienza per continuare a garantire qualità e affrontare la difficile situazione con fiducia”.
Lo ha affermato Filippo Schiavone, componente di Giunta Confagricoltura, che ha partecipato alla riunione del tavolo “Granaio Italia”, convocata stamani dal Sottosegretario La Pietra. La misura intende risolvere il problema relativo alla diminuzione del prezzo dei cereali attraverso un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole presenti sul territorio nazionale, con la comunicazione, nell’apposito registro telematico istituito nell’ambito dei servizi del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), delle operazioni di carico e scarico dei quantitativi di cereali e di farine di cereali.
“Rispetto alla prima stesura del decreto – spiega Schiavone – diamo atto al Sottosegretario di aver modificato la formula di monitoraggio che dovrà entrare in vigore a partire dal 2025 e apprezziamo il lavoro del tavolo che ha istituito. Le proposte che abbiamo portato oggi alla riunione vanno ulteriormente nella direzione di non aggravare il peso burocratico sulle aziende”.
Confagricoltura ha chiesto, in particolare, che venga alzata la soglia minima da sottoporre alla registrazione sul SIAN, attualmente fissata a 30 tonnellate annue; che si garantisca il buon funzionamento del portale dove andranno effettuate le comunicazioni da parte delle aziende cerealicole, e che si valuti una deroga al regime sanzionatorio fino a quando il registro telematico non sarà a pieno regime.
“La situazione attuale dei mercati, - conclude Schiavone - e le difficoltà che le imprese stanno incontrando in termini di produttività, redditività e competitività, ci spingono ad essere cauti nell’aggravio di procedure amministrative. Accogliamo pertanto con favore ogni iniziativa volta a superare le criticità attuali, con l’obiettivo di garantire trasparenza e tracciabilità del prodotto italiano”.
Potrebbero interessarti
Economia
Il prezzo dell’olio d’oliva al 20 giugno: boom dell’extravergine spagnolo, mercato stabile in Italia

La revisione delle prime indicazioni sulla produzione spagnola porta a un impennamento della quotazione dell’extravergine iberico mentre oscillano lampante e vergine. In Italia unica flessione per l’olio Garda Dop, stabili i prezzi nelle altre aree olivicole
20 giugno 2025 | 12:00
Economia
Olio di oliva toscano e italiano da record: fatturato a 442 milioni di euro per Certified Origins

Circa 300 milioni di euro provengono da attività produttive sviluppate in Italia e destinate ai mercati internazionali. Negli Stati Uniti, Certified Origins ha da poco inaugurato un nuovo impianto di imbottigliamento a Newport News, in Virginia
19 giugno 2025 | 13:00
Economia
Con i dazi cala l'export di vino italiano negli Stati Uniti

La caduta di aprile fa contestualmente scendere il consuntivo delle spedizioni nel quadrimestre verso gli Usa alla parità dopo l’exploit dell’ultimo semestre caratterizzato da una corsa alle scorte pre-dazi
18 giugno 2025 | 10:00
Economia
Il mercato dell’olio di oliva in Italia e Spagna a gonfie vele: record di volumi venduti

A maggio l’Italia ha venduto 10 mila tonnellate di olio extravergine di oliva mentre la Spagna ne ha commercializzate 120 mila di oli di oliva. Scorte quasi a zero a fine campagna olearia per l’Italia a 300 mila tonnellate per la Spagna
13 giugno 2025 | 17:00
Economia
Il prezzo dell’olio di oliva al 13 giugno: rimbalzano le quotazioni degli oli spagnoli, stabile l’extravergine italiano

Il mercato dell’olio extravergine di oliva italiano rimane stabile, con pochi scambi ma costantemente sopra i 9,5 euro/kg. Le nuove previsioni di produzione spagnole fanno rimbalzare le quotazioni degli oli iberici, con il boom del lampante
13 giugno 2025 | 14:30
Economia
L'agroalimentare vale il 20% del Prodotto Interno Lordo italiano

Il food genera un valore aggiunto che vale 2,5 volte la moda Made in Italy e oltre 5 volte l’industria chimica. Oltre 8 aziende su 10 sono micro-imprese, responsabili del 9,9% del valore aggiunto complessivo
10 giugno 2025 | 16:00