Economia

RECESSIONE O STAGNAZIONE CHE SIA, E’ COMUNQUE CRISI. COME POSSONO USCIRNE INDENNI LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE DELL’AGROALIMENTARE?

La situazione è difficile, ma non per questo negativa. Secondo l’esperto Eugenio Caruso resisteranno le aziende pronte a puntare sulla carta vincente della specializzazione, ma anche quelle capaci di rafforzarsi al loro interno sul piano gestionale. Occorre una svolta per dire basta ai piccoli espedienti. La crisi sarà senz’altro utile alla nostra economia

21 maggio 2005 | Luigi Caricato

Viviamo tempi difficili e lo sappiamo bene. Tuttavia non è certo il caso di arenarci. Occorre prestare molta attenzione al contesto in cui ci si muove per evitare di compiere errori. L’economia va a rilento, si sa, anzi sembra procedere all’indietro. E’ un arretramento continuo. In settori come quello agricolo, prima ancora che in quello più vasto e composito dell'agroalimentare, le problematiche restano però quelle di sempre, al solito irrisolte.

Ebbene, come si avverte allora la crisi dal punto di vista delle piccole e medie imprese. Lo abbiamo chiesto a Eugenio Caruso, autore di molte pubblicazioni utili su questioni legate al mercato e alle strategie aziendali, tra le quali citiamo L’impresa in un mercato che cambia (2003), Come vincere le sfide della concorrenza (2003), Il circolo virtuoso impresa-mercato (2004) e Apologia del venditore (2004), opere tutte edite da Tecniche Nuove (link esterno).


Lei ha scritto libri destinati alla piccola e media impresa e possiede una esperienza maturata sul campo sia nelle vesti di cattedratico sia in quelle di dirigente e consulente aziendale. Cosa ne pensa dell’attuale situazione economica. Recessione o stagnazione che sia, è comunque crisi...
Ecco, come possono uscirne indenni le piccole e medie imprese?

Accentuando la specializzazione, solo così è possibile uscirne indenni. Noi stiamo attraversando un periodo in cui varranno le leggi del darwinismo economico. Chi ce la fa, bene; chi non ce la fa è destinato a morire. Molte aziende, specialmente nel Nord-Est, sono nate un po’ improvvisando. E’ una crisi però che coinvolge soprattutto le aree cosiddette di nuova industrializzazione, dove non c’è una cultura imprenditoriale-manageriale.


I nostri lettori orbitano in gran parte nel vasto mondo dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente. In quest’area economica la situazione non è mai stata allegra, anche in periodi felici. C’è sempre stato il problema di una scarsa e mai adeguata remunerazione, soprattutto per chi produce materia prima rispetto a chi la commercializza. C’è purtroppo un sistema che non è mai riuscito a imporsi per davvero sul mercato...
Sì, però anche in questo caso il discorso della specializzazione è centrale. A Vinitaly c’è stato un emergere di aziende piccole e medie, forse più piccole che medie, di produttori del Mezzogiorno, di aree per esempio come la Puglia che una volta dedicavano la propria produzione alla vendita per il taglio. Il Salento ha aziende nuove che stanno avendo dei grossissimi riconoscimenti. Quindi anche nel settore agro-alimentare la specializzazione alla fine vince. Lo vediamo anche noi stessi che siamo i fruitori. Preferiamo spendere un po’ di più ma essere più tranquilli sotto l’aspetto del prodotto. Non sono così pessimista. Ritengo che all’Italia faccia bene questa crisi perché finora abbiamo vissuto di piccoli espedienti, dalla svalutazione della lira agli incentivi statali, dai piccoli imbrogli all’evasione fiscale. Ora invece è venuto il momento in cui c’è da rimboccarsi le maniche e che vinca il migliore.

Bisogna insomma fare i conti con la realtà...
Bisogna fare i conti con un sistema che non può più accettare certe debolezze del nostro sistema economico. Dobbiamo dunque rafforzarci, la nostra forza è la specializzazione. Questa forza sta tutta nelle piccole aziende. Ci sono realtà che sono effettivamente affascinanti e riescono perché puntano sulla specializzazione.

Come è possibile vincere le sfide della concorrenza è il titolo di un suo libro. Ecco, in breve sintesi quali sono oggi i punti chiave per superare sfide che sembrano impossibili. Come nel caso del colosso cinese, per esempio...
Le sfide della concorrenza si possono vincere con il miglioramento della gestione. C’è molto lavoro ancora da fare in tal senso. Gli imprenditori devono iniziare a imparare a conoscere la catena del valore e articolare e disarticolare le varie attività dell’azienda per migliorare i singoli passi. E poi, ripeto, il momento fondamentale per vincere le sfide della concorrenza resta sempre quello della specializzazione. Sono ottimista perché i nostri imprenditori hanno un livello di creatività, e anche un certo “amore” per il rischio, che per esempio in Germania non si trova. Da noi ci sono imprenditori che prendono una decisione e partono con un’idea convinti di farcela. Esiste questa nostra capacità, anche se va pure riconosciuto che molti imprenditori si sono adagiati sugli allori. Le medie e grandi aziende sugli incentivi statali, le piccole sulla evasione fiscale. A un certo punto io credo che una scrematura non possa che fare bene. Conosco infatti aziende che stanno chiudendo, ma anche altre aziende che al contrario stanno marciando in modo spettacolare.

Non c’è tuttavia una grande tutela. Nel settore agro-alimentare la pirateria è un problema che sta venendo alla luce in modo netto... Ci sono un po’ ovunque abusi e intromissioni...
Mancano i controlli, purtroppo. Invece il settore agro-alimentare dovrebbe essere quello più controllato di tutti, perché ne va di mezzo oltretutto la stessa salute dei consumatori. E’ un aspetto preoccupante e ancora irrisolto, è vero. Ci deve essere più controllo.


E’ vero, secondo lei, che molte imprese trascurano ancora oggi le leve del marketing, o comunque se le prendono in considerazione sbagliano in ogni caso strategia?
Sì, quando parlo di marketing con gli imprenditori noto che, a parte le eccezioni, non lo concepiscono come una scienza. Da noi gli imprenditori ancora non comprendono l’efficacia e il senso stesso del marketing. Saranno pur bravi con la produzione, e magari anche con la vendita disponendo di una propria rete, ma non certo con il marketing, perché è tutt’altra cosa. Si tratta di una scienza complessa, perché riguarda fondamentalmente la comunicazione e come sviluppare tale comunicazione.

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