Mondo Enoico

LA QUALITA’ DEI VINI FIRMATA GAVI COMPIE TRENT’ANNI

Sono trascorsi ben tre decenni da quando la certificazione di origine ha ribadito - soprattutto attraverso la forza propulsiva di Doc e Docg - un percorso di valorizzazione che non ha incontrato incertezze. Ecco una breve storia di una realtà che si nutre di tanta passione

31 luglio 2004 | C. S.

Il 26 giugno 1974 viene riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica la denominazione di origine controllata “Gavi” o “Cortese di Gavi”, riservata ai vini bianchi che rispondono ai requisiti prescritti nel disciplinare di produzione. Si tratta del primo passo di un percorso lungo trent’anni di impegno, passione e ricerca volti al miglioramento qualitativo del Gavi.
A tal scopo vengono severamente stabiliti alcuni parametri e delimitazioni alla produzione che costituiscono l’ossatura dell’attuale disciplina in materia.

Sono tre le tipologie: Gavi, Gavi frizzante (entrambi vini tranquilli) e Gavi spumante, ottenuti da uve 100% Cortese. Altrettanto rigida è la demarcazione della zona di produzione che comprende undici comuni (l’intero territorio di Gavi, Carrosio, Bosio, San Cristoforo, Parodi e parte dei comuni di Novi, Serravalle, Capriata, Francavilla Bisio, Pasturana e Tasssarolo).
La natura dei terreni rientra nella varietà calcarea, argillosa, marnosa e la resa massima di uva non deve superare i 10 tonnellate per ettaro. Questo paragrafo dell’articolo 4 del Disciplinare del 1974 verrà poi modificato e abbassato a 9,5 tonnellate per ettaro (8,5 per i cru) nel 1998 in fase di ottenimento della Docg.
Nell’ambito della resa massima fissata in tale articolo, la Regione Piemonte su proposta del Consorzio di Tutela può fissare i limiti massimi di uva per ettaro inferiori a quelli previsti dal presente disciplinare in rapporto alla necessità di conseguire un miglior equilibrio di mercato.

La resa delle uve in vino non deve eccedere il 70%; qualora tale resa superi la percentuale sopra indicata, ma non oltre il 75%, in quanto l’eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine; oltre detto limite di percentuale decade infatti il diritto alla denominazione di origine per tutto il prodotto.
Per tutelare la produzione il Disciplinare prevede che le operazioni di vinificazione del Gavi debbano essere effettuate all’interno dell’area della Doc; l’articolo 5 della Docg integrerà tali norme prevedendo che l’imbottigliamento debba essere effettuato all’interno della regione Piemonte. In deroga la Regione Piemonte, sentito il parere del Comitato vitivinicolo regionale, può consentire l’imbottigliamento del vino suddetto anche al di fuori della zona sopra indicata, ove si tratti di attività consolidata e/o esista un impegno pluriennale di ritiro del prodotto. Tale deroga deve essere comunicata agli enti competenti per territorio.

Nella vinificazione è consentito l’arricchimento della gradazione zuccherina, secondo i metodi riconosciuti dalla legge e, dal 2001 (Decreto Ministeriale 12 marzo 2001, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 aprile 2001) è consentita la pratica della fermentazione e dell'affinamento in botti di legno. La gradazione alcolica complessiva minima naturale deve essere di 9,5 gradi.
L’articolo 6 sancisce le caratteristiche del Gavi al consumo e, oltre a indicarne il colore paglierino e il sapore asciutto, gradevole di gusto fresco e armonico, ne stabilisce il grado minimo di acidità (5‰) e l’estratto secco netto (minimo 15‰). Per il vino a docg “Gavi” o “Cortese di Gavi” spumante, ottenuto con il metodo classico, deve essere indicata in etichetta l’annata di sboccatura, mentre resta facoltativa l’indicazione del millesimo riferito alla vendemmia.

Le norme per l’etichettatura si sono fatte via via più stringenti, inserendo l’obbligatorietà dell’indicazione dell’annata e, dal conseguimento della Docg, è possibile indicare le sottozone di produzione (es. Gavi del Comune di Gavi ecc.).
I disciplinari delle denominazioni di origine sono stati sottoposti a revisione in seguito alla legge 164/92 e sue modifiche che mira alla rintracciabilità dei prodotti agricoli, per una sempre più attenta difesa dei consumatori. Forse non tutti sanno che la fascetta presente sul collo delle bottiglie del Gavi Docg consente al consumatore di informarsi sul vino che ha degustato: il numero di serie consente di sapere il periodo di imbottigliamento e l’origine del vino ( che può essere stato acquistato e non prodotto dall’azienda che lo ha imbottigliato).

La denominazione Gavi, inoltre, è la prima in Italia ad avere revisionato l’Albo vigneti sia sotto il profilo catastale, quindi della esatta superficie – pari a 1.035,7 ettari (951,7 ettari dato consolidato al 2002 oggetto della revisione + 84 ettari relative alle nuove iscrizioni per gli anni 2003-2004) – sia sotto quello ampelografico: infattin va riconosciuto che nelle vigne ci sono solo viti di Cortese, per la produzione di Gavi in purezza, come richiede il disciplinare. Tale impegno del Consorzio è stato reso possibile grazie al sostegno dell’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Ugo Cavallera e con la collaborazione dei Comuni della denominazione coordinati dal Comune di Gavi.

I festeggiamenti per il Trentennale coronano il costante lavoro del Consorzio, delle istituzioni e di tutti i produttori che vedono premiate la volontà di costruire le basi di un solido futuro per la denominazione in un mercato sempre più competitivo e la tenacia di perseguire un obiettivo di qualità e pregio.

Fonte: Simonetta Borasi


Ricordiamo ai lettori che sabato 31 luglio, alle ore 17, si terrà presso il Teatro Comunale di Gavi il Convegno su "Ieri e Oggi del Gavi". Tra i relatori: il presidente del Distretto dei vini Langhe Roero e Monferrato Flavio Accorsero, il direttore di “Barolo & Co.” Elio Archimede, l’enofilo Gianluigi Bera, il cancelliere dell’Ordine del Gavi Carletto Bergaglio
e il presidente della Commissione agricoltura della Regione Piemonte Nicoletta Albano.

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