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VITIGNI AUTOCTONI TUTELATI DA UNA NORMA AD HOC

La proposta di legge degli onorevoli Diliberto, Rizzo e Pistone è stata presentata agli inizi di maggio in parlamento e già si è acceso il confronto e il dibattito. Reazioni positive e costruttive da parte di tutti gli operatori della filiera vitivinicola, interessati a valorizzare il patrimonio ampelografico nazionale

03 luglio 2004 | Graziano Alderighi

La proposta di legge rappresenta la risposta che il legislatore italiano tenta di dare alla mancanza di competitività italiana nel settore degli alloctoni, o vitigni internazionali, e persegue due obiettivi: il primo è quello della valorizzazione dei vitigni autoctoni, come espressione del territorio, attraverso la riscoperta, tramite la sperimentazione, anche di quelli le cui uve non vengono vinificate da decenni, ed il secondo è quello di contenere i costi di produzione per quei produttori che aderiscono al “Progetto Nazionale di tutela e valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani del patrimonio culturale dello Stato”.
Occorre dunque puntare ad un settore sul quale nessuno può fare concorrenza alle produzioni italiane. In Italia abbiamo potenzialmente circa mille varietà autoctone da utilizzare, diciamo potenzialmente in quanto fra queste solo 250 sono immediatamente coltivabili, e che non sono esportabili in quanto profondamente legate al territorio, il solo di grande vocazione per quell’uva per dare risultati positivi.
Si tratta però di vitigni difficili, che a differenza di quelli internazionali, hanno un potenziale enologico di complicata espressione: vanno studiati, capiti, così come va identificato e conosciuto a fondo il loro terroir ideale. Inoltre, data la loro scarsa diffusione, c’è mancanza di dati analitici: da qui la necessità di una legge che punti soprattutto sulla ricerca.

La proposta prevede l’istituzione di una Commissione nazionale per la catalogazione dei vitigni autoctoni italiani e l’ideazione di un progetto nazionale di tutela e valorizzazione dei vitigni autoctoni considerati come patrimonio culturale da tutelare, attraverso la realizzazione di campi sperimentali con il coinvolgimento dei viticoltori e dei produttori locali considerati come custodi dei vitigni antichi.
I campi sperimentali, per un periodo di cinque anni, saranno destinati all’effettuazione di ricerche approfondite di selezione massale e clonale per il recupero della varietà e per riportare il vitigno autoctono italiano in esame allo stato di coltivazione ideale, risanandolo da malattie e virosi. Il rinnovo della sperimentazione per un periodo di altri cinque anni per i medesimi campi di cui al punto,sarà approvata previa verifica da parte della Commissione dei risultati ottenuti dalla vinificazione in purezza e a bassa produzione del vitigno autoctono italiano dopo i primi cinque anni, e previa domanda alla medesima Commissione, al fine di proseguire le ricerche e reimpostare la produzione e le tecniche di gestione del vigneto.
La proposta è un passo importante che coglie l’interesse che i vitigni autoctoni e antichi italiani stanno suscitando nel mondo del vino e tra gli appassionati. Lo dimostrano le tante attività intraprese da enti ed istituzioni in loro favore, nonché le numerose iniziative promozionali realizzate sia dalle stesse aziende vitivinicole, sia dai Consorzi.

L’Associazione nazionale Città del Vino ha appreso con piacere della proposta di legge d’iniziativa presentata dai Deputati Diliberto, Rizzo e Pistone riguardante “disposizioni per la tutela e la valorizzazione dei vitigni autoctoni italiani”.
“Penso, in particolare, al Comitato Vinum Loci – afferma Paolo Benvenuti, direttore del’Associazione nazionale Città del Vino – istituito lo scorso anno assieme alla Fiera di Gorizia e alla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, che ha tra i suoi obiettivi, oltre che alla catalogazione e censimento dei vitigni antichi, anche la loro valorizzazione attraverso un progetto di ricerca sottoposto anche all’attenzione del Ministero per le politiche agricole, con il conseguente affidamento ai produttori dei vitigni antichi, con l’obiettivo di giungere alla produzioni fi vini che rappresentino sempre di più il legame tra prodotto e territorio. Va inoltre sottolineato anche l’aspetto relativo alla tutela legale dei vitigni antichi e del loro rapporto con il territorio di origine, condizione primaria per programmare una qualsiasi attività di valorizzazione e promozione, affinché sia ribadito che quel vitigno è patrimonio esclusivo di quel territorio; condizione che nella proposta di legge appare un po’ sfumata e che dovrebbe essere meglio precisata."

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