Mondo Enoico

Ocm vino, basta critiche. Un pasticcio si può trasformare in opportunità

Guardare indietro non serve. Tempi stretti, fino a marzo 2009, per le istanze di modifica e/o di approvazione dei disciplinari. Giampietro Comolli apre una riflessione intorno a un tema caldo, partendo dalla possibile Dop Gutturnio

14 febbraio 2009 | Giampietro Comolli

Giampietro Comolli con il ministro alle politiche agricole Luca Zaia

Basta criticare, cerchiamo di capire.
E’ vero che la nuova Ocm vino, ovvero le regole che l’Europa ha deciso di mettere in atto nei prossimi 5-6 anni, sia un grande pasticcio e che probabilmente l’Italia non è stata in grado di chiedere con forza politica e con proposte alternative inattaccabili soluzioni diverse e in linea con le strategie nazionali, ma non serve recriminare, ci serva semmai di lezione per la prossima Ocm del 2013.

Il primo agosto 2009 (ovvero: domani!) segna l’inglobamento nelle Dop e Igp delle attuali Docg e Doc, cioè il sistema di riconoscimento, di tutela, di controllo e di vigilanza dei vini è assimilato a quello dei prodotti alimentari. Diventano così anche i vini Docg-Doc-Igt ampiamente e automaticamente protetti ai sensi del Reg. Ce. 479/2000, con l’iscrizione nel registro ufficiale Ue.

E’ una iscrizione di continuità e in fiducia che però comporta entro il 2011 la trasmissione da parte del Ministero delle Politiche Agricole di tutti i fascicoli e della storia di ogni disciplinare e denominazione di origine.
La Commissione Europea si riserva fino al 2014 di decidere la conferma o la cancellazione delle denominazioni e indicazioni in base al regolamento, compreso il rispetto delle regole produttive, l’ambito territoriale, la rivendicazione, il valore commerciale.

Il Ministero accetta fino al primo aprile le richieste e le istanze di modifica e/o di approvazione dei disciplinari e solo queste rientreranno fra quelle iscritte automaticamente nel registro di protezione Ue. Successivamente, quindi con un iter più complesso, la approvazione di ogni disciplinare dipenderà prima da una procedura nazionale e poi da una valutazione finale e definitiva a Bruxelles.

In questa nuova impostazione cambiano anche i soggetti deputati a presentare ufficialmente le istanze di riconoscimento e di modifica di una Dop o una Igp, dalle regioni e organizzazioni di categoria si passa alle associazioni di produttori (anche nuove) e in casi eccezionali anche a singoli produttori.

Massima deregulation e massima responsabilità della volontà del mondo produttivo. Credo che per i Colli Piacentini si possa aprire una fase molto interessante, potremmo dire una “terza fase da prendere al volo” di ulteriore sviluppo del progetto avviato nel 1983 con un programma di supporti commerciali, di incentivi promozionali e comunicazione della tutela,simile a quello avviato in questi giorni dalla Champagne con sostegni pubblici.Il regolamento obbliga la delimitazione della zona di vinificazione anche per i vini Igt i quali devono sottostare agli stessi controlli analitici oggi previsti solo per Docg e Doc e consente di scrivere in etichetta annata e nome di vitigno per i vini da tavola senza indicazione.

A cura di ogni Stato membro verranno approvate le liste dei vitigni che si possono utilizzare purchè non siano in contrasto con Dop e Igt riconosciute, sparirà completamente la categoria “vini da tavola”. Quindi nasce un sistema di controllo globale di tutti i vini prodotti per essere commercializzati.
Per Piacenza c’è anche la possibilità di far fare al Gutturnio (termine tradizionale esclusivo), un salto di classifica, di protezione e di valore con una riconoscibilità autonoma, una Dop indipendente, un simbolo dei colli insieme alla Malvasia di Candia. Ma in una sola tipologia, un solo metodo produttivo, un solo spettro degustativo e sensoriale, quello più riconosciuto, più apprezzato dal consumatore. Infine sarebbe opportuno anche instaurare sinergie con i territori confinanti, sia ad est che ad ovest, almeno per alcuni vini Igt con nome di vitigno già molto simili, con la nascita di un grande Consorzio Interregionale di Tutela dei Vini Padani.

Per questo Piacenza non può e non deve stare con le mani in mano. Guardare indietro non serve, non voler scoprire cosa ci può essere dietro l’angolo è peggio ancora. Ottimo il lavoro individuale che alcune aziende, piccole e grandi, hanno portato avanti negli ultimi cinque anni, ma è fondamentale creare una strategia unica, collettiva, forte e unitaria, non unilaterale.

I premi acquisiti sulle guide e ai concorsi (come al Forum Spumanti&Bollicine d’Italia: link esterno) sono la prova che la qualità c’è, cresce ed è cercata e migliorata con continuità, ora bisogna avere un progetto e un obiettivo, bisogna creare il metadistretto eno-gastronomico turistico-culturale attorno a due massimo quattro marchi-prodotto leaders. Perché non individuare un unico marchio DD.OO.PP per vini, salumi, fiume Po, dimore-castelli che caratterizzano il Piacentino.

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