Mondo Enoico
COPPA O FLUTE? DODICI DONNE POSANO PER UN CALENDARIO. NUDE. O QUASI
Gioire di un vino significa anche apprezzarlo nel giusto contenitore. Per giudicare i pregi organolettici e aromatici di un grande spumante non bisogna comprimerlo nel flute. Si costringerebbe a inaudite acrobazie il degustatore
20 marzo 2004 | Piero Pittaro
Si racconta che la coppa dello Champagne, moda della corte francese, lascerebbe scappare il gas.
Alcuni attribuiscono la sua forma al seno di Madame de Maintenon, favorita del Re Luigi XIV; per altri il calco per la coppa lâavrebbe fornito la Marchesa di Pompadour, favorita di Re Luigi XV.
La sua forma non era perfetta, né si avvaleva di alcuni accorgimenti tecnici necessari, per essere più obiettivi si trattava di una semplice calotta capoversa e sorretta da un gambo; in realtà pare sia stata solo unâinvenzione letteraria, ciononostante il suo fascino ha tenuto fino agli anni â60 del secolo appena trascorso.
La fortuna di questo tipo di bicchiere sta proprio nel fatto che una coppa di vetro molto sottile può facilitare la degustazione di un grande spumante.
Viceversa nella conformazione di certi bicchieri non si è tenuto affatto conto di mettere a proprio agio chi deve sorseggiare il vino. Purtroppo vanno di moda i bicchieri che assomigliamo ad attrezzi di laboratorio, come il flute.
Con la sua forma stretta e slanciata avvolge le bollicine e mantiene a lungo le loro fontanelle. La stessa postura, collo allungato, per sollevare il bicchiere e buttare indietro la testa per permettere di far defluire il vino sul palato, mina la concentrazione necessaria a degustare tutta lâincredibile complessità di uno spumante.
Assaporare un vino significa coinvolgere tutti i sensi, ed essere nella migliore disponibilità dâanimo, senza sentirsi imbarazzati per il tentativo di mascherare il rumore dellâaspirazione e gli scopietii dei sorsi a vuoto.
A cosa servono tanto amore e tanta cura nel coltivare le uve di Chardonnay Mousqué e di Pinot bianco negli assolati terreni sassosi delle Grave del Friuli, coltivarle con sapienza e passione per ottenere il nettare che anno dopo anno viene affinato nelle nostre cantine fino al degorgement e al dernier touce de la liquer? A cosa serve se tutto ciò deve finire nel baratro di un flute, assieme allâapprezzamento dei degustatori, impegnati in dolorose manovre di aspirazione?
Da tutte queste considerazioni è nato il progetto della coppa Pittarobrut. Con la collaborazione di Gianfranco Angelico Benvenuto si è dato il via alla selezione di dodici donne italiane protagoniste del Calendario dei Vigneti Pittaro, tra cui è stata scelta la modella per il calco della coppa, che è stata realizzata da mastri vetrai di Murano.
Un bicchiere la cui pura bellezza è la medesima della vincitrice del sondaggio, oltre 200.000 votanti, e della selezione.
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