Mondo Enoico

LA PROPOSTA OCM VINO E’ ANCORA PERICOLOSA PER LE DENOMINAZIONI D’ORIGINE

Federdoc è critica e ritiene che la proposta finale della Commissione europea contenga ancora troppi aspetti negativi e che manchi di ambizione, specie in tema di promozione. Il budget fissato per le campagne di promozione e comunicazione sul mercato Ue sarebbe infatti risibile

15 dicembre 2007 | T N

Federdoc critica la Commissione e la definizione molto vaga delle Indicazioni Geografiche. Per la Commissione, le regole di inquadramento, produzione e presentazione dei vini Dop/Igp sono molto simili , diversificate soltanto da quelle dei vini da tavola, poco importa il sistema piramidale italiano esistente (Docg, Doc, Igt, vini da tavola).

“Questa proposta non è accettabile perché rimette in discussione i nostri tanti anni di storia e tradizioni: dobbiamo evitare il livellamento verso il basso delle produzioni, tanto più che l’indicazione dell’annata e del vitigno sui vini da tavola, più che probabile, accorcerebbe ancora di più la scala delle distinzioni. Il grande patrimonio di immagine e di identità dei vini a Igt, che è soprattutto italiano, sarebbe destinato a scomparire” dichiara preoccupato Ricci Curbastro.

Federdoc si oppone alla proposta di liberalizzazione degli impianti a partire dal 2014.

“La libertà degli impianti rischia di destabilizzare il mercato dei vini a denominazione d’origine, che non sarebbero al riparo da sovrapproduzioni, crollo dei prezzi, e a lungo termine il sistema proposto potrebbe minare gli sforzi qualitativi compiuti” continua Ricci Curbastro.

Sostenitori di una politica di riconquista dei mercati, di comunicazione e di informazione sul corretto consumo dei vini, i produttori italiani di vini a denominazione d’origine denunciano la mancanza di ambizione della Commissione. Sono sorpresi della proposta in materia di promozione: un budget limitato di 120 milioni di euro per la promozione nei Paesi terzi e un budget ridicolo di 3 milioni di euro per la promozione sul mercato Ue.

“Siamo molto delusi per la scarsità dei mezzi che la Commissione attribuisce alla filiera per porsi in maniera offensiva sui mercati. Abbiamo l’impressione che la Commissione non misuri la portata della posta in gioco. A titolo esemplificativo, il mercato interno rappresenta da solo il 67% del mercato mondiale” afferma il Presidente.

Pur riconoscendo che la Commissione ha migliorato il testo legislativo, i produttori ricordano che la proposta in materia di protezione e difesa delle denominazioni d’origine deve essere rafforzata.

“Non capiamo perché la Commissione – conclude Ricci Curbastro - autorizzi la registrazione nella Comunità dei vini con indicazione geografica dei Paesi terzi (es. Napa Valley della California) e non persegua, e pretenda, una similare politica di difesa delle Denominazioni di Origine europee di prestigio nei Paesi terzi. I nostri produttori sono così costretti a registrare le loro indicazioni geografiche come marchi sui mercati terzi, con notevole dispendio di energie, tempi, costi”

Fonte: Federdoc

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