Mondo Enoico
DUE GRUPPI DI RICERCATORI, L’UNO IN ITALIA E L’ALTRO IN AMERICA, CI SVELANO I SEGRETI DELLA MATURAZIONE DI PINOT NERO E CABERNET SAUVIGNON. SONO MIGLIAIA I GENI COINVOLTI
Si tratta dei primi studi che vanno ad indagare il profilo genetico coinvolto nei processi fisiologici di maturazione delle uve e ne tracciano un quadro. Saranno necessari molti ulteriori approfondimenti ma i risultati sono già sorprendenti e molto interessanti. “Questi studi – ci ha dichiarato Claudio Moser - ampliano le nostre conoscenze sul processo della maturazione e gettano le basi per applicazioni future”
24 novembre 2007 | Alberto Grimelli
Due studi, un medesimo campo dâindagine: conoscere il profilo genetico coinvolto nei processi fisiologici di maturazione delle uve.
LâIstituto Agrario di San Michele all'Adige, finanziato dalla Provincia autonoma di Trento, ha condotto unâindagine sul Pinot Nero.
LâUniversità del Nevada, con lâequipe diretta da Grant Cramer, ha invece rivolto la sua attenzione sul Cabernet Sauvignon.
Entrambe le ricerche sono state recentemente pubblicate sulla prestigiosa rivista internazionale BMC Genomics.
Lo studio condotto dallâIstituto di San Michele allâAdige, coordinato dal ricercatore Claudio Moser, è una ricerca di base per capire cosa accade, a livello genetico, nella delicata fase di maturazione delle uve.
Lâindagine è durata tre anni, un tempo sufficiente per essere significativa, anche in virtù delle diverse condizioni meteorologiche e climatiche delle tre campagne.
I ricercatori hanno individuato tre momenti topici, durante i quali eseguire i campionamenti e rilevare lâattività genetica. Il picco di acidità , poco prima dellâinvaiatura, è stato individuato come punto intermedio, a questo si sono aggiunti la fase di acino attivo e fotosintetizzante (due settimane prima del picco di acidità ) e quella di inizio della sovramaturazione (3 settimane dopo il picco di acidità ) quando lâacino diventa âmolleâ e si accumulano antociani.
Lâarray genetico considerato, ovvero quello soggetto a indagine, è stato di 15.000 geni, circa la metà dellâintero patrimonio genetico della vite.
In ogni annata sono risultati coinvolti nella maturazione delle uve dai 3.000 ai 5.000 geni, un profilo assolutamente ragguardevole e anche imponente.
Incrociando i dati delle tre campagne i ricercatori hanno però effettuato unâaltra interessante scoperta, ovvero che 1.400 geni risultano coinvolti nel processo di maturazione in ognuna delle tre annate.
Questi geni sarebbero probabilmente responsabili, nella fase pre invaiatura, della traduzione del segnale, ovvero una sorta di preparazione per i successivi processi metabolici, come lâaccumulo di zuccheri e di polifenoli, nel successivo step di post invaiatura.
âAbbiamo anche rilevato â ci ha spiegato Claudio Moser â un accumulo di acqua ossigenata al momento dellâinvaiatura. Non è insolito, accade anche per il pomodoro e altri frutti. Ancora non ne capiamo il significato fisiologico, anche se abbiamo alcune ipotesi di lavoro che stiamo vagliando.â
Eâ infatti possibile che lâaccumulo di acqua ossigenata sia un processo intermedio che segnala alla cellula il passaggio dalla fase attiva e fotosintetizzante a quella più âpassivaâ.
A simili risultati sono giunti anche i ricercatori americani, sebbene la loro ricerca sia limitata a un solo anno e abbiamo considerato ben sette punti di campionamento.
âQuesti studi â ha concluso Caludio Moser - ampliano le nostre conoscenze sul processo della maturazione e gettano le basi per applicazioni future. Auspico un maggior coordinamento tra i due team di ricerca. Ulteriori approfondimenti aiuteranno a comprendere meglio cosa accade a livello molecolare e magari anche ad aiutare agronomi ed enologi a far esprimere al meglio caratteri chimici e organolettici di interesse commerciale agendo su geni specifici.â
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