Mondo Enoico 31/01/2004

MATERIALI E METODI PER L'IMPIANTO DEL VIGNETO

Dopo aver compiuto le scelte su varietà, clone e portainnesto resta solo da mettere a dimora le barbatelle. Ma anche qui ci troviamo di fronte a più opzioni. Non si devono considerare unicamente gli aspetti di natura agronomica. Anche quelli economici giocano un ruolo di primo piano. Ecco una dettagliata analisi dell'agronomo Lorenzo Brugali


La fase di impianto del vigneto e qualsiasi scelta a monte della messa a dimora delle barbatelle sono determinanti per un risultato sicuro dell’imprenditore.
Le decisioni prese in questa fase, sono difficilmente revocabili in seguito e quindi occorre fare ben attenzione a non incorrere in possibili problemi di ordine gestionale o in difficoltà di ordine pratico quindi è sempre consigliabile uno studio premeditato a tavolino prima di effettuare qualsiasi mossa.
Una regola da seguire sempre prima della messa a dimora del nostro vigneto è quella di chiamare in causa i tecnici che ruotano intorno all’azienda ovvero l’agronomo prima e l’enologo dopo si perché i problemi da discutere sono di ordine tecnico, legislativo, economico ed enologico.

Operazioni preliminari: scasso e concimazione di fondo
Un vigneto viene creato partendo da una serie di condizioni preliminari che non possono essere trascurate ovvero sia l’analisi del terreno sia fisica che chimica e un eventuale concimazione di fondo a base di sostanza organica, fosforo e potassio anche se quest’ultimo è quasi sempre presente negli areali vitivinicoli.
L’operazione di concimazione di fondo dovrebbe essere seguita da uno scasso a 80-100 cm o da un di scissura sempre alla stessa profondità. In questo caso specifico è bene incrociare il passaggio del ripper ovvero effettuare passaggi sia in larghezza che in lunghezza nel nostro appezzamento.
Dopo le operazioni di scasso, è bene controllare il livello del terreno in maniera tale da non lasciare avvallamenti che potrebbero creare problemi di ristagni idrici.
Se il nostro appezzamento non è particolarmente in pendenza, poco prima della messa a dimora delle barbatelle, è buona regola rifinire il terreno mediante un passaggio di un erpice rotante per creare un buon substrato intorno alle piantine.
Pensando di andare a impiantare un vigneto in primavera, le operazioni di scasso vanno fatte nei mesi estivi dell’anno precedente in maniera tale che eventi biotici e abiotici possono portare la struttura del terreno in condizioni perfette per la messa a dimora delle barbatelle.

Qualche mese prima il viticoltore deve sciegliere varietà ed eventualmente clone delle piante che intende impiantare ed è qui che entrano in azione l’agronomo e l’enologo: tipo di terreno, densità di impianto, scelta del portainnesto, tipo di vino che si intende commercializzare sono tutte considerazioni che devono essere attentamente valutate con largo anticipo. Sono tutti punti focus sui quali l’agricoltore deve riflettere attentamente coadiuvato dai propri tecnici di fiducia..

Facciamo un ulteriore passo in avanti. Dando per scontato che il nostro viticoltore abbia formulato obiettivi e scelte colturali, deve quindi procedere alla messa a dimora.
Creare un vigneto significa operare in più fasi, tutte ugualmente importanti:
•messa a dimora delle barbatelle
•messa a dimora dei pali di sostegno dei filari
•stesura dei fili
•messa a dimora dei sostegni minori per ogni singola barbatella
•manutenzione dell’impianto vigneto
Analizzeremo uno ad uno i vari stadi partendo dalla fase più importante che riguarda la messa a dimora delle barbatelle.

Messa a dimora delle barbatelle
È un operazione che offre varie possibilità di intervento. Dopo aver effettuato lo squadro dell’appezzamento (identificazione dei filari), si può iniziare la messa a dimora o manuale o meccanica.
La messa a dimora manuale, viene effettuata facendo un foro nel terreno con una palina ad una profondità di circa 30 cm ed inserendo la barbatella o a radice intera o a radice leggermente scorciata per stimolare la ripresa vegetativa riattivata anche da un immersione 12 ore prima delle barbatelle in acqua.
Un altro metodo manuale, ma oramai in disuso, è l’apertura di una trincea nel terreno dove vengono posizionate le piantine, successivamente ricoperta con badile.
Da qualche anno i viticoltori fanno uso di macchine piantatrici trainate da trattrici per recuperare tempo e risparmiare manodopera altrimenti necessaria in questa fase molto importante.
Le macchine a disposizione in questo monumento sono due con due modi diversi di messa a dimora.
La macchina Wagner prevede l’apertura di un piccolo solco nel terreno, la messa a dimora della barbatella a radice integra e la chiusura del solco con due dischi che hanno la funzione di costipare il terreno vicino alla barbatella.
La macchina Clemens invece prevede la messa a dimora delle barbatelle con un pistone che effettua un foro nel terreno dove verrà inserita la piantina e due ruote posteriori a costipamento del terreno.
Questa macchina prevede anche la distribuzione di acqua per ogni singola piantina di circa 2 lt.
Analizzando vantaggi e svantaggi, avendo provato e visto utilizzare tutti i metodi descritti, la messa a dimora manuale è sicuramente economicamente conveniente laddove sia presente sufficiente forza lavoro mentre la messa a dimora meccanica è redditizia in termini di tempo, in un giorno si riesce ad eseguire un ettaro di impianto vigneto, ma sicuramente più onerosa in termini economici (circa 1750,00 €/ettaro). Tra le due macchine, la Wagner offre risultai migliori in generale perché le radici della pianta rimangono integre e opportunamente reidratate, ma non è efficiente nei terreni sassosi o eccessivamente argillosi dove la Clemens lavora con maggiore efficacia, in quanto non esegue un solco ma solo un foro.

Palificazione
Di solito l’anno successivo alla messa a dimora, vengono posizionati i pali di sostegno opportunamente scelti dal viticoltore. In questo caso la scelta è notevole in quanto abbiamo tutori di cemento precompresso, pali di legno e pali di acciaio.
Concentrando l’attenzione su questi ultimi due tipi, possiamo dire che quando si parla di legno si parla di materiale autoclavato e garantito all’usura dalla ditta fornitrice mentre quando si parla di acciaio siamo di fronte a profilati più o meno variabili a seconda della ditta fornitrice e garantiti nel tempo ( circa 30 anni). Entrambi, oggi girono, sono posizionati con piantatali attaccate ai tre punti della trattrice anche se i pali di legno è possibile metterli con a mano con trivelle.
Il numero di pali per ettaro varia in funzione delle densità di piantagione anche se di solito i tutori si posizionano uno ogni 5-6 metri. I tutori in legno sono certamente esteticamente più gradevoli di una distesa di pali di acciaio anche se quest’ultimi hanno un numero di accessori, come traversine o altri dispositivi necessari per sostenere i fili (ganci laterali), decisamente superiori. Inoltre i tutori in acciaio, data la buona flessibilità sono indicati per la raccolta meccanica delle uve.
Il costo è relativo anche se indicativamente per un tutore di acciaio di altezza 250 cm andiamo a spendere circa 3,70 €/palo.

Fili di sostegno
La stesura dei fili di sostegno fatta generalmente a mano, prevede l’inserimento di un filo basale sul quale verrà a fissato il cordone e tre coppie successive in altezza per l’ancoraggio del verde supponendo di fare un allevamento a cordone speronato. Il primo filo ha di solito un diametro di 2.80 e gli altri di 2.20.
I fili di solito sono di acciaio o di una fusione zinco-alluminio che offre maggiore duttilità e resistenza.
I fili sono fissati ai capo fila (pali di testata più grandi) a sua volta ancorati al terreno mediante tiranti di solito fatti da piastre di cemento fissate nel terreno.
Una volta steso i fili, possiamo posizionare un tutore cosiddetto minore per ogni singola barbatelle in maniera da facilitare la crescita in altezza di questa necessaria ed importante nei primi anni di vita del vigneto.

I tutori delle barbatelle sono o di ferro o di bambù del diametro 18/20 e di altezza di 120 cm. Vengono fissati al filo principale mediante gancetti di acciaio, è preferibile evitare spaghi o più in generale fili di altra natura.

Il nostro vigneto è pronto per iniziare un ciclo di manutenzione annuale e costante che si ripeterà nel tempo per circa 30 anni età in cui qualche cosa … dovrà essere rivista.
Improvvisando un conto grossolano per l’impianto vigneto di un ettaro occorrono circa 15.000,00 €, escluso diritto di reimpianto, distribuiti su due annate agrarie.
Come si dice in questi casi “Impiantare un vigneto è una gran spesa”.

di Lorenzo Brugali