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PER CAPIRE QUANDO E COME POTARE, QUEST’ANNO, OCCORRONO ANCHE BUONE BASI DI FISIOLOGIA VITICOLA. E’ NECESSARIO FAR COINCIDERE L’EPOCA DI GERMOGLIAMENTO CON L’INSTAURARSI DI UN CLIMA FAVOREVOLE

Prima il caldo, quindi il freddo e la neve. Dai sopralluoghi in campo si possono notare fenomeni fuori comune, gemme ingrossate o tralci non significati. Frutto di una stagione pazza da cui guardarsi, per prevenire apoplessie da freddo con irreversibili danni alle viti. Ecco una serie di utili consigli e un suggerimento nel caso di gelate tardive

27 gennaio 2007 | Lorenzo Brugali

Durante il periodo invernale, nei vigneti, si effettuano le operazioni di potatura secca che coincidono con l’inizio della nuova annata produttiva.
Fino a qualche anno fa non si dava molta importanza alle condizioni climatiche che coincidevano con questa operazione colturale, anzi si preferivano giornate miti senza freddo nè vento, anche per avere buone condizioni ambientali nelle attività in campo e avere minori disagi e una migliore operatività.
Già da un po’ di anni, purtroppo, siamo alle prese con condizioni climatiche instabili, non più certe e immutabili come qualche anno fa.
Mai come questo dicembre e gennaio stiamo vivendo condizioni climatiche tanto miti da essere fuori dal comune, tali comunque da far perdere ogni riferimento. Risulta quindi molto più complesso capire quali reazioni risultano più appropriate ed efficaci.
Occorre comunque prendere delle precauzioni.

La potatura è l’operazione colturale che può avere le maggiori ripercussioni sulla fisiologia della pianta e in quanto tali richiede una buona programmazione, evitando, specialmente con queste condizioni climatiche, una calenderizzazione ancorata a vecchi schemi, non più attuali e certamente non adatti a queste “pazze” condizioni meteo.
Occorre quindi saper valutare la risposta varietà per varietà a seconda dell’epoca di germogliamento. Da un sopralluogo nei vigneti emergeranno, anche ad occhi poco allenati, delle anomalie: gemme ingrossate, nel caso del Merlot, o germogli non perfettamente lignificati, nel caso dell’Alicante.
Le temperature al di fuori delle medie stagionali sono inoltre foriere di cattivi auspici, sono infatti prevedibili nella prossima primavera gelate tardive o temperature rigide magari nel bel mezzo del germogliamento con il conseguente rischio di apoplessie da freddo con irreversibili danni alla pianta.
Per cercare di preparare le piante occorre far coincidere l’epoca di germogliamento con il ritorno delle condizioni climatiche adatte a questa fase vegetativa..
Si poteranno per prime le varietà che schiudono più tardi come Cabernet Sauvignon, Vermentino, Trebbiano e Malvasia lasciando invece per ultime varietà precoci come Merlot e Syrah. Questa calendarizzazione può essere adottata sicuramente nelle grandi realtà viticole che non possono ritardare in toto le operazioni di potatura. Nelle piccole e medi aziende (3,5 ha vitati) si può invece anche pensare di ritardare al massimo la potatura (metà Febbraio) inducendo la chiusura delle gemme in periodi più sicuri dal punto di vista climatico (fine Marzo).
Nei vigneti giovani di età compresa tra due e tre anni laddove occorre impostare una forma di allevamento a controspalliera, si cercherà di ritardare le operazioni di piegatura del tralcio.

Un'altra pratica applicata oggi, specialmente nelle grandi aziende, è quella della prepotatura effettuata tramite macchine cimatrici che riducono il tralcio oramai esausto dell’anno precedente a pochi centimetri (circa 20-25) per poi rifinire il taglio manualmente eliminando però le operazioni di stralciatura.

Sono tutte pratiche che permettono di difendersi da possibili giornate particolarmente rigide e dal gelate tardive in quanto viene posticipata l’epoca di chiusura dei germogli.

Proverò ora a giustificare con delle spiegazioni su basi fisiologiche i miei suggerimenti colturali, in particolare basandomi sui concetti di dominanza apicale e di concentrazioni ormonali.
Sappiamo infatti che in un tralcio di vite le gemme basali sono inibite nella loro schiusura dalle basse temperature (dormienza esogena) ma anche dalla concentrazione ormonale (dormienza endogena) indotta da una bassa concentrazione di auxine prodotte dalle gemme apicali. Con la potatura, in condizioni di clima mite, quindi senza che vi siano le condizioni per l’instaurarsi della dormienza esogena, dovremo stimolare la dormienza endogena. Riducendo il numero di gemme apicali otterremo indirettamente questo effetto, impedendo quindi alle gemme basali di germogliare.
Lo stesso ragionamento è applicabile alle operazioni di piegatura che riportano le gemme tutte allo stesso gradiente vegetativo inducendo una schiusura per eliminazione della dominanza apicale.

L’ultima, disperata?, operazione che possiamo adottare ad inizio germogliamento, nel caso di clima è più rigido del normale (alto rischio di gelate tardive) è quella di effettuare dei trattamenti a base di rame in basse concentrazioni per creare una pellicola protettiva intorno ai nuovi tessuti vegetativi.

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