Mondo Enoico
Vendere bottiglie di vino è il passato, largo al futuro
Cosa potremmo aspettarci dall’agricoltura 3.0? Il passaggio da una cultura dell'accoglienza a quella dell'ospitalità. La differenza? Basta mettere da una parte coloro che vogliono solo vendere bottiglie di vino e dall’altra quelli che hanno a cuore la qualità, nella produzione, dell’ambiente, nell’ospitalità ed in tutto ciò che la cultura personale fa ruotare attorno ad essa
26 maggio 2017 | Maurizio Pescari
Nell’evoluzione complessiva che il mondo del vino ha vissuto nell’ultimo quarto di secolo, è giusto analizzare l’aspetto legato all’accoglienza in cantina, elemento che nel suo valore culturale, soprattutto oggi continua a fare la differenza tra commercio e vita in campagna. E’ innegabile che oggi il concetto di ‘campagna’ ha assunto un valore diverso da quello, insostenibile, che aveva mezzo secolo fa; tempi di versi, per carità, ma anche protagonisti diversi, anche nel concetto di vignaiolo e di turista del vino che conosciamo oggi.

Abbiamo assistito all’evoluzione di un modo di essere: se prima la vita in campagna era codificata dalla mezzadria e quindi dalla miseria e ad un’ampia sottovalutazione di quei valori culturali in essa presenti, oggi la vita in campagna è sinonimo di benessere e di qualità della vita, ma non solo per il mangiare o il bere, quanto per il vivere bene complessivo, e sta andando verso la rivalutazione di quei valori, che guidano ancora chi li ha ricevuti in eredità e che si fondano sul concetto di ospitalità. In campagna, anche all’ora, l’Ospite è sempre stato sacro ed a lui era riservato il meglio di quel poco che c’era.
Affrontiamo questo argomento nel cuore di Cantine Aperte, la festa che il Movimento Turismo del Vino ha creato nel 1993, che confronta oggi l’atteggiamento dei veri appassionati e dei presunti, delle cantine che aprono le loro porte comunque perché oggi sono aperte tutte e sempre, dimenticando, ma a volte anche disconoscendo il lavoro fatto negli ultimi 25 anni nel mondo del vino, non solo da MTV, raggiungere certi risultati.
In cantina
“Sono un privilegiato – spiega Carlo Pietrasanta, vignaiolo a San Colombano - ed approfitto del duplice punto di osservazione: vignaiolo nella campagna milanese e presidente del Movimento Turismo del Vino. Oggi l’offerta è in costante evoluzione, sia per la consapevolezza raggiunta dai vignaioli, che per le crescenti attese di gran parte della platea degli enoturisti. Un’evoluzione questa, che ha fatto sì che il concetto di enoturismo si segmentasse in una serie di proposte tali da dare un valore crescente all’Ospitalità. La cantina che anche il giorno di Cantine Aperte accoglie i visitatori e vede in essi solo clienti cui vendere una bottiglia di vino fa un altro mestiere, non è protagonista del concetto di enoturismo fatto proprio dalle cantine che aderiscono al Movimento Turismo del Vino”.
Nell’offerta turistica
Un atteggiamento che ci aiuta a fare la differenza tra i frequentatori delle cantine, tra gli enoturisti e gli ‘avventurieri del bicchiere’, che sono sempre presenti, e come.
“Un bel vigneto, una bottaia suggestiva, una sala degustazione impeccabile, un punto vendita ricco di ‘territorio’, possono bastare ad accogliere un enoturista? Beh, penso proprio di no, – afferma Vittoria Cisonno, Direttore di MTV Puglia – i nostri ospiti si spostano dalla loro casa e immaginano di trovarne un'altra. Ospitalità è calore, non solo professionalità, è capacità di trasmettere la passione e tutto quanto il vignaiolo ha messo al centro della sua ‘rinnovata’ professione. Il valore economico? Certo, ma anche il piacere di raccontare la storia dell’azienda, quella dei suoi vini, dando qualcosa di più, di proprio, di unico, ad uno sconosciuto entrato in cantina, ma pronto a diventare amico. Poi il vino, come sempre arriva ad unire ed a completare l'opera. Per noi la differenza è tutta qui, certe passioni non sono in vendita, si sentono o non si hanno”.
Nella ristorazione
Allargare il cerchio è un attimo, così come pensare di inserire il valore dell’Ospitalità tra i parametri utili a determinare la Qualità di un Ristorante. Eccoci quindi sulla porta di un ristorante. E che ristorante: “Vissani”.
“Dopo anni di strada in salita, la ‘sala’ sta riacquistando valore”. A dirlo è Gianluca Vissani, figlio di Gianfranco e Maitre del celebre ristorante di Civitella del Lago, in Umbria – “L’ospitalità e l’accoglienza hanno un ruolo centrale nel nostro lavoro e rappresentano sempre più le solide basi su cui poggiare il futuro. La cucina ognuno ha la sua, lo Chef prepara i piatti, ma è il Maitre a dargli i tempi, percependo lo stato d’animo e le vibrazioni dell’ospite. Lo Chef, cerca di stare a contatto, il saluto è apprezzato, ma tolto questo la sala e del Maitre. Il cliente deve sentirsi a casa. Via questi impaludamenti, via queste figure fisse accanto al tavolo, ma andate via, lasciateli soli. Ospitalità non vuol dire sentirsi l’osservato speciale. Il cliente sceglie per la cucina, ma è chiaro che varcata la soglia d’ingresso, il gioco si divide 50 a 50: grande ospitalità, ma se mangi male vai nella lista nera. Non a caso e proprio per questo, è nata ‘Casa Vissani’, a generare l’aria che aspettavo da tempo, il piacere di guardare al futuro senza perdere la tua identità, la tua anima, il tuo calore, offrire una chance per entrare nel mio mondo, goditi la mia casa. Anche in cantina, hanno capito tutti quanti che bisognava trasmettere in maniere diretta, familiare ciò che si fa in vigna, magari anche sbagliando”.
Notare la differenza non è difficile, basta mettere da una parte coloro che vogliono solo vendere bottiglie di vino e dall’altra quelli che hanno a cuore la qualità, nella produzione, dell’ambiente, nell’Ospitalità ed in tutto ciò che la cultura personale fa ruotare attorno ad essa. Ma vuoi vedere che alla fine è tutto questione di ‘cultura’? E se questa evoluzione, oggi facilmente riscontrabile nel prodotto, cominciasse a toccare anche il modo di vivere, cosa potremmo aspettarci dall’agricoltura 3.0?
E’ un futuro molto più vicino di quanto potete immaginare, ma come al solito è anche un frutto a disposizione solo di chi ha testa per coglierlo.
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