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Il vino toscano merita più alti prezzi di vendita, come quelli dei francesi

La Toscana del vino si riunisce sotto la siglia Avito. L'associazione che riunisce le principali Doc e Docg della Regione cerca nuove strategie di promozione e commerciali, nonostante l'export già sfiori il miliardo di euro all'anno

31 marzo 2016 | T N

La vitivinicoltura toscana, almeno all'apparenza, gode di buona salute. A testimoniarlo i dati macroeconomici. Gli ultimi dati sull’export indicano una crescita di quasi il 22% sull’anno precedente, mentre la media italiana è del 5,4%. Secondo le ultime elaborazioni di Toscana Promozione il 2015 vede l’export vinicolo della Toscana a quota 923,4 milioni di euro, il 16,7% sul totale nazionale. Un dato che potrebbe portare la Toscana al secondo posto in Italia per valore di esportazioni nel settore, dopo il Veneto e prima del Piemonte, che appare invece in calo. Dal 2003 di fatto il commercio estero dei vini toscani è praticamente raddoppiato, nonostante la crisi e flessione del 2008 e 2009. Negli ultimi sei anni la crescita è stata dell’81% e se l’attenzione si sofferma sui soli vini rossi a denominazione di origine protetta la Toscana appare come regina incontrastata dell’export italiano.

I consorzi dei vini toscani hanno preso però atto che andando singolarmente sui mercati i risultati, pur apprezzabili in termini di volumi, lo sono assai meno sul fronte dei prezzi.

Anche questa è la ragione della nascita di Avito, ovvero la siglia che riunisce i principali Consorzi Doc e Docg. Dentro ci sono i consorzi Vino Chianti e Vino Chianti Classico, che rappresentano il 66% delle Doc toscane, Vino Brunello di Montalcino (4.6%) e Morellino di Scansano (4,7%), Vino Nobile di Montepulciano (3,8%) e poi il Consorzio per la tutela Vini Bolgheri, San Gimignano, Vini Maremma Toscana, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, Montecucco, Vini Cortona, Chianti Colli Fiorentini, Vini Valdichiana Toscana, Vino Orcia e Valdarno di Sopra.

Perchè i Consorzi hanno superato le storiche divisioni e i campanilismi?

“La prossima mossa come produttori è quella di aumentare i prezzi di vendita dei nostri vini. Questo è uno degli argomenti che affronteremo nei prossimi Cda di Avito. Spesso, a differenza di altre realtà, come la Francia, non siamo bravi a vendere al giusto prezzo i nostri prodotti. Dobbiamo intraprendere questa strada e aumentare i prezzi perché questo chiedono i produttori”. Lo ha detto il presidente di Avito, l’associazione che riunisce i consorzi vinicoli della Toscana, e presidente di quello del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, al termine del primo Cda della nuova realtà che si è riunito stamani nella sede della presidenza della Regione Toscana. “E’ giusto che i produttori abbiano una fonte di reddito importante – ha aggiunto – a fronte del grande impegno e del duro lavoro svolto. In questo momento è più importante lavorare sull’aumento del prezzo, che non sull’aumento del numero di bottiglie prodotte”. Bindocci ha ricordato che “un consorzio non può influire sulla politica dei prezzi delle singole aziende e non può, per legge, suggerire un prezzo minimo ai propri soci. Possiamo però essere di stimolo visto anche la presenza di prodotti qualità e di una domanda estera che tira. Occorre che il produttore abbia la giusta remunerazione”, ha concluso.

Al termine del Cda di Avito è stata presentata anche un’anteprima di una ricerca dell’opinionista Klaus Davi sulla percezione del vino e brand toscano sui quotidiani all’estero. L’Italia emerge più della stessa Francia e Chianti, Brunello e supertuscan sono i più citati. La visibilità in ascesa è superiore alla crescita delle stesse esportazioni, grazie anche a testimonial spontanei amanti dei vini toscani, come gli attori George Clooney e Brad Pit, il cantante Sting, Michelle Obama, Keanu Reaves, Angelina Jolie e Tony Blair. Nel complesso emerge che la Toscana è un vero e proprio Brand, un ‘marchio’ immediatamente riconoscibile che nessun’altra regione italiana può vantare, e gran parte di questo successo è dovuto al vino, che è riconosciuto come uno dei prodotti che rappresentano maggiormente la tradizione e l’unicità della regione, consolidando nel tempo la propria posizione di locomotiva di tutto il settore agroalimentare italiano.

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