Mondo Enoico

ANTICIPARE O POSTICIPARE? L’ETERNO DILEMMA DEL VITICOLTORE ALLE PRESE CON LA POTATURA

Scarsità della manodopera e impianti difficilmente meccanizzabili inducono a un progressivo anticipo delle operazioni. Attenzione però a non eccedere! Ricordate che, secondo la tradizione, è quando inizia il pianto che il vigneto deve essere già potato

17 dicembre 2005 | Lorenzo Brugali

Nei mesi invernali in tutta Italia si svolgono le operazioni di potatura dei vigneti.
Il viticoltore ha, in media, cinque mesi per poter eseguire quest’operazione, ricordando che essa è essenziale e fondamentale per una buona ripresa vegetativa e quindi riproduttiva delle piante.

Programmare la potatura significa identificare al meglio il momento ottimale per iniziare che deve
essere relazionato soprattutto all’andamento climatico della zona.
A cavallo di questi due anni (2005/2006) in alcune zone d’Italia si sono susseguiti inverni piuttosto freddi. Considerando l’andamento mite e piovoso dello scorso autunno e le previsioni meteorologiche di medio-lungo periodo e è bene pensare di posticipare l’inizio della potatura delle piante. E’ infatti noto che potature precoci si traducono in un inizio di germogliamento anticipato con possibili danni per eventuali gelate.

Nell’Italia settentrionale l’epoca di potatura è di solito ancor più ritardata per scampare ad eventuali gelate tardive mantre è uso anticiparla, sempre più precocemente, nell’Italia meridionale..
Sebbene, come ho avuto già modo di sottolineare, i rischi di gelate possano compromettere le piante, negli ultimi anni stiamo assistendo a un progressivo anticipo delle operazioni di potatura. Impianti difficilmente meccanizzabili e scarsità della manodopera costringono spesso i viticoltori ad accollarsi i pericoli dovute a gelate tardive.
Se poi, come accade, si inizia a procedere con i primi tagli con le foglie non ancora cadute, è anche possibile che la migrazione di sostanze organiche e elementi minerali non sia terminata, con possibili negative ripercussioni alla ripresa vegetativa, quando la pianta si avvantaggi proprio delle riserve.

L’epoca di potatura dipende naturalmente anche dal vitigno.
Il Merlot, ad esempio, è una delle cultivar per cui è più difficile stimare il momento più opportuno per iniziare la potatura. Sicuramente visto che il germogliamento è anticipato si consiglia di potare questa variètà più tardi possibile ma senza arrivare all’inizio della ripresa vegetativa. Un altro fattore da tenere ben presente è l’età delle piante; il Merlot è sensibile all’acinellatura verde e piante molto vigorose manifestano maggiormente questo problema se potate in anticipo.
Vitigni sensibili al freddo sono il Pinot nero, il Sangiovese, l’Albana, mentre ben si acclimatano a basse temperature il Riesling, il Cabernet Souvignon, il Traminer e il Sylvaner.

Dovendo programmare gli interventi, considero prioritario l’andamento stagionale per stabilire il momento di inizio delle operazioni.
Il secondo parametro è la varietà. I vitigni a bacca bianca, generalmente, germogliano più tardi di quelle a bacca rossa e quindi vanno potate prima. La sensibilità al freddo, ma anche a patologie va infine attentamente valutata prima di procedere.
Terzo, ma non ultimo fattore, l’età del vigneto. Più è giovane, più andrebbero ritardati gli interventi, poiché più sensibili sono i tessuti a eventuali elevate escursioni termiche o minime rigide. Analoga considerazione può valere per quelle piante sofferenti a causa di danni da grandine o attacchi parassitari.
Ultima, ma spesso trascurata, regola è l’esposizione dell’impianto e le condizioni microclimatiche a cui è soggetto. Vigneti a nord, colpiti da venti forti di grecale o tramontana, nei fondo valle andrebbero potati più tardi per consentire l’instaurarsi di condizioni meteo più favorevoli.