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Quanta fatica per esportare il nostro nettare di Bacco

Flessioni dell'export in Cina, Canada, Brasile e Giappone. Segno positivo negli Stati Uniti ma solo per l'1%. Dopo anni di crescita ininterrotta, in valore e spesso anche in volume, compaiono nel 2013 i primi segni meno

11 febbraio 2014 | T N

Cominciamo con le buone notizie.

Nel 2013 l'Italia è riuscita a incrementare i propri flussi di export di vino sia per quanto riguarda i fermi imbottigliati sia per quanto concerne gli spumanti. In particolare, rispetto a quest'ultima tipologia, si è registrato un aumento del 3% in valore e del 9% nelle quantità.

Compaiono però segnali di arretramento in alcuni importanti mercati come Cina, Canada, Brasile e Giappone.

Per quanto riguarda la Cina, dopo una crescita esponenziale degli acquisti di vini stranieri da parte dei consumatori cinesi passati nell’arco di un ventennio da 1,7 milioni a 1.170 milioni di euro, il 2013 mostra un calo rispetto all’anno precedente di quasi il 5%. Sul fronte dei volumi, la percentuale di riduzione è più o meno simile: 4,4% a fronte di 3,77 milioni di ettolitri contro i 3,94 milioni, sempre riferiti al 2012.

Nel caso del Giappone, a fronte di una diminuzione nei valori dell’import totale di vino (-4%) si è registrato all’opposto una crescita nei volumi (+2%). In particolare, sono diminuite le importazioni in valore di vini fermi imbottigliati e spumanti, rispettivamente, del 3% e 9%. A farne principalmente le spese in entrambi i segmenti è stata la Francia mentre l’Italia ha tenuto negli imbottigliati (+1%) ma è arretrata negli spumanti (-4%).

In Canada si è manifestato un leggero arretramento dell’1% sia nei valori che nei volumi complessivi di import di vino; in tale scenario, l’Italia è riuscita ad incrementare i propri flussi di export sia per quanto riguarda i fermi imbottigliati che gli spumanti. In particolare, rispetto a quest’ultima tipologia, si è registrato un aumento del 3% in valore e del 9% nelle quantità.

Negli Stati Uniti le importazioni sono diminuite sul fronte dei volumi (-6% misurato in euro), ma il calo ha riguardato solamente gli sfusi, tant'è vero che sia sul versante dei fermi imbottigliati che degli spumanti/frizzanti si è registrata una crescita (rispettivamente del 3% e 9%) che si è riflessa anche sui valori (+3% e +2%). La perdita a livello complessivo è dipesa dal fatto che gli sfusi pesano sui volumi totali di vino importato per quasi un terzo.

Infine la Russia è l'unico mercato tra quelli considerati dove l'import di vino ha messo a segno una crescita non indifferente: più 12% a valore, a fronte di un più 2 % nei volumi. Anche in questo mercato i vini italiani hanno conquistato ulteriori posizioni, a seguito di un incremento nei flussi di vino esportato superiore al 20%, sia nei valori che nelle quantità.

In Brasile, rivela l'osservatorio di Nomisma, il calo ha interessato tutte le tipologie: dai fermi imbottigliati (-6% in valore rispetto al 2012), agli spumanti/frizzanti (-11%) e agli sfusi (-34%).

In generale, circa i motivi dell'arretramento "a ben guardare spiega Denis Pantini, direttore dell'area agroalimentare di Nomisma e project leader di Wine Monitor - non esiste una causa comune, ma diversi fattori che hanno inciso in maniera differente nei singoli mercati. A parte la forte svalutazione nei confronti dell'euro che ha interessato molte valute, come il real brasiliano o lo yen giapponese, l'unico elemento che sembra accomunare quasi tutti i paesi considerati e' l'elevato calo nei quantitativi di vino sfuso importato - ha concluso - derivante anche da una minor disponibilita' di prodotto che, come si ricordera', ha visto nel 2012 toccare i livelli piu' bassi degli ultimi dieci anni".

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