Mondo Enoico
DIFENDERSI DA PERONOSPORA E OIDIO SI PUÒ. I METODI DI LOTTA E I PRINCIPI ATTIVI VANNO PERÒ SCELTI TENENDO CONTO DELLA LORO EFFICACIA IN RAPPORTO AI COSTI
La tarda primavera e l’inizio dell’estate coincidono con il periodo in cui i due patogeni per eccellenza della vite si sviluppano e creano il danno. È allora necessario conoscerne biologia e ciclo di sviluppo, ma è più importante saperli contrastare. Non necessariamente i fitofarmaci più costosi sono anche quelli più efficienti
28 maggio 2005 | Lorenzo Brugali
Peronospora della vite (Plasmopara Viticola)
Definita da molti la più grave malattia fungina della vite, la peronospora arreca danni molto ingenti alla pianta. Colpisce tutte le parti verdi della vite con problemi maggiori sul grappolo. La sintomatologia si manifesta con le tipiche macchie di olio sulla pagine superiore della foglia mentre sulla pagine inferiore compare una “muffa” biancastra sinonimo dell’avanzare della malattia.
Quello che desta maggiore preoccupazione sono i grappoli che dopo essere stati attaccati con identica sintomatologia delle foglie, si ripiegano ad “S” specialmente nelle prime fasi di accrescimento.
Il ciclo biologico del fungo si conclude nel terreno. Dopo avere svernato, il microrganismo si riattiva quando le condizioni di temperatura e umidità sono consone allo sviluppo. Questo si può concretizzare con la regola dei “tre dieci” ovvero quando il germoglio è circa 10 cm di lunghezza, sono almeno 10 mm di pioggia nell’arco delle 24/48 ore e quando la temperatura non scende al di sotto di 10 gradi.
Oidio della vite (Uncinula Necator)
Detto anche mal bianco della vite, l’oidio si può facilmente riconoscere con la manifestazione di una tenue muffetta biancastra che nei casi più gravi si traduce in una vera e propria cuticola bianco sporco.
L’attacco avviene sulle foglie e sui tralci ma il danno più elevato si ha sui grappoli e quindi sugli acini. Quest’ultimi dopo l’attacco, si possono spaccare provocando marcescenza indotta da un altro parassita che è la muffa grigia della vite. Questa sfruttando le vie di accesso create dall’oidio, si insedia nell’acino e poi via via in tutto il grappolo, è quindi un parassita secondario.
Il microrganismo passa l’inverno nei tralci e nelle gemme per poi ricomparire in primavera in corrispondenza dei rialzi termici e dei venti caldi.
La difesa
La lotta di questi due funghi patogeni, di solito, viene fatta in un unico passaggio adottando principi attivi completamente miscibili tra di loro.
Per stilare un efficiente piano di difesa del vigneto da questi due microrganismi si devono tenere presenti alcune punti fondamentali: il tempo necessario ai trattamenti, il loro costo, gli ettari vitati da trattare e il tipo di atomizzatore con il quale si intendono distribuire i prodotti.
Per antonomasia i fungicidi utilizzati sono a base di rame per la peronospora e zolfo per l’oidio. Ci sono poi tutta una serie di prodotti “evoluti” a base di altri principi attivi con proprietà endoterapiche e sistemiche che l’agricoltore può fare affidamento in periodi particolari seguendo il proprio calendario di lotta o le fasi fenologiche della pianta.
I metodi di lotta contro questi due patogeni fungini sono molti, ogni agricoltore ha le sue esperienze, ogni territorio le sue specificità. Anche il tipo di agricoltura (tradizionale, biologica, integrata, biodinamica) influenza considerevolmente le scelte del viticoltore.
Dovendo schematizzare, presenterò brevemente due distinte tipologie di lotte, adatte, come vedremo, a due diversi archetipi di agricoltori.
Il primo è un metodo tradizionale (utilizzato anche in viticoltura biologica) a cadenza settimanale. Il secondo è un metodo innovativo che considera le fasi fenologiche della pianta, la piovosità media del periodo e quindi le condizioni climatiche.
Il metodo tradizionale
Quando siamo alla ripresa vegetativa (fine Aprile – inizio Maggio) viene di solita effettuata una prima zolfatura con zolfo ramato in polvere in dose di 15/20 kg ettaro in modo da evitare la prima infezione dell’oidio svernante nella corteccia della pianta.
A cadenza ora quindicinale possiamo fare ramature con pasta caffaro liquida nella misura di 350 gr/hl unita a zolfo bagnabile in dose di 700 gr/hl. In pratica si prende per buono che ogni 100 grammi di zolfo bagnabile corrispondono a un giorno di copertura. Ripetendo questa combinazione per tutto il mese di Maggio e Giugno si può arrivare a inizio Luglio, periodo in cui abbiamo minore pressione patologica, coperti dai parassiti fungini. Nelle giornate di calura estiva, in varietà più vigorose e più sensibili come la malvasia, si consigliano anche trattamenti polverulenti di zolfo puro da fare sempre e comunque quando la temperatura non supera trenta gradi.Si sfrutta cosi la sublimazione del principio attivo e non si provocano ustioni alla pianta.
Il metodo innovativo
Sempre alla ripresa vegetativa (fine Aprile – inizio Maggio) si effettua un trattamento di zolfo bagnabile micronizzato in dose di 700 gr/hl con 350 gr/hl di pasta caffaro inibendo subito sia l’oidio che la peronospora.
Questa combinazione di principi attivi si può ripetere tranquillamente fino alla fioritura della vite, fase fenologica molto delicata per la pianta. In questo momento si consigliano due trattamenti sistemici ripetuti con i principia attivi che possono essere Dimetomorf puro al 6% con rame metallo al 40% in dose di 350 gr/hl o 3.5 kg ettaro (Acrobat R e Acrobat R blu come prodotti commerciali) per la peronospora e Tetraconazolo puro al 4.42% abbinato con lo zolfo in dose di 60 ml/hl (Concorde 4 EC come prodotto commerciali).
Il calendario di lotta continua per tutto il mese di Giugno dove il pericolo maggiore risulta essere l’oidio; si fanno infatti trattamenti a cadenza settimanale con pasta caffaro e zolfo bagnabile micronizzato in dose di 900 gr/hl o 7 kg/ettaro.
Arrivati a Luglio lo sviluppo dei patogeni è ridotto e possiamo intervenire una volta ogni 10-12 giorni.
Facendo un paragone tra i due sistemi proposti possiamo affermare che tra i due metodi di lotta, il primo è adatto alle piccole superfici facilmente controllate dall’agricoltore con un po’ di tempo a disposizione da spendere per questi interventi mentre il secondo si adatta meglio ad aziende con maggiori estensioni vitate dove la tempestività dei trattamenti risulta determinante.
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